Clara Lukács at Loon Lake 4│In memoria di E.L.Doctorow


Clara Lukács at Loon Lake 4 In memoria di E.L.Doctorow
E’ dunque il Lago delle Strolaghe un’illusione che denuncia tutto il resto del mondo come un’illusione,
come una casa chiusa, una eterotopia
in cui si ha l’impressione di accedere a quanto c’è
di più semplice, di più offerto, e in effetti
si è al centro del mistero, e della sottrazione,
si va, si entra nell’Eremo delle Strolaghe di Bennett  ma in realtà una volta entrati ci si accorge che è un’illusione e che non si è entrati da nessuna parte, l’eterotopia, disse Foucault, “è un luogo aperto, ma che ha la proprietà di farvi restare fuori”
a me sembra che il Lago delle Strolaghe sia aperto ma in verità ci entrano  dentro solo gli iniziati, o chi in questo altrove
deve essere iniziato

 
Clara Lukács è un po’ come il Feminae Semipondus
di Gombrowicz, questa giovinetta che in relazione
all’adulto è sempre in una diade asimmetrica
che mette il suo corpo, altrove rispetto al mondo,
punto zero del mondo, laddove le vie e le ferrovie
i voli e gli spazi si incrociano, il corpo
alle Strolaghe non è da nessuna parte: è al centro
del mondo questo piccolo nucleo utopico
che non ha luogo, ma è da esso che nascono
e si irradiano tutti i luoghi possibili,
dal meridiano 74 dei Monti Adirondacks
dove passa nell’estate frivola del 36, nei primi
giorni di agosto, quando l’altezza del sole
alla Latitudine 44° Nord è 29°, che forse, tra
illusione dello specchio e mimica della morte,
è la stessa altezza del volo della Strolaga,
o del colpo immediato di Clara Lukács,
o dello Shrapnel-drop di Maria Sharapova
o semplicemente è la stessa altezza del sole
nel luglio del poeta che rende, nel Delta del Saraceno,
tutte le nostre esigenze reciproche irripetibili
o semplicemente analemmi esponenziali
implacabilmente sibariti, forse così riappariamo tutti,
come ebbe a scrivere Warren Penfield
a Joe dal Lago delle Strolaghe
il 24 ottobre 1937

 
Clara Lukács non ha luogo al Lago delle Strolaghe
ma è da lì che nascono e si irradiano
tutti i luoghi possibili, reali o utopici
è al meridiano 74° e alla latitudine 44° N
che il suo corpo si fa punto zero del mondo,
a destra, a sinistra, avanti, indietro, vicino,
lontano, è sempre altrove; legato com’è
a tutti gli altrove del mondo alta sull’orizzonte
a 29° risollevandosi aerodinamica alla luna *
librata in quell’attimo dal fuoco acceso
sembra che si impenni nell’acqua
come il cavallo di Buck Jones e uno
degli uomini che tra le labbra teneva
una sigaretta spenta se la sentì frustare
via dal vento, si voltò vedendola volare
sopra la scia dove come Maria Sharapova
comparse dal nulla e la colse prima
che toccasse l’acqua rilanciando la palla
al cielo sopra la montagna
elegante è nell’abito da tennis
guardava il poeta tenendosi
la racchetta sulla spalla
e quel poeta ora le batté la palla e immemore
di tutti i suoi consigli lei la colpì con grande forza
proiettandola ben oltre la retta fin sul punto,
prese il poeta un’altra palla e la batté delicatamente
e di nuovo lei ci si lanciò furiosamente contro
e la palla volò sopra il reticolato, ancora lui le spedì
una palla e lei vi si avventò mancandola completamente,
il poeta disse qualcosa, lei lo fissò, lasciò andare
la racchetta e uscì dal campo, a grandi passi attraverso
l’erba gettò il berrettino con la visiera, non badando a
lui che se ne stava nel campo chiamandola  con tono
metà di rimprovero metà di scusa: “Clara!Clara!”

 
Oh, Dio, era Clara, ecco chi era, Clara
la ragazza del treno, nessun dubbio in proposito.
Due volte ormai il vederla m’aveva fermato il cuore,
così conosco il segreto dell’altro ma non lo dico,
e l’altra sa che io so, ma non sollevo il velo:
l’intensità tra me e Clara e tra me e Maria Sharapova
non è altro che questo segreto del segreto
una complicità che non ha niente a che fare
con una infatuazione tenuta nascosta, è la
complicità esoterica nell’assorbimento dei segni
nel lento e lontano estenuarsi del senso
che non è un significato nascosto
non è la chiave di qualcosa
ma circola e passa attraverso tutto
ciò che può essere detto
come la seduzione opera solo per il fatto
di non essere mai detta e mai voluta
così risplendentemente bella e incazzata
con quel cazzo di rovescio alla Shrapnel-drop
meravigliosamente maldestra così definitivamente
propensa a farsi l’oggetto “a” del poeta
con quel suo Sole a 29° Strolaga
che con questo angolo colpisce
con forza nel segreto e nella gioia del segreto,
Gesù, m’ero premuto a ragazze come lei
negli androni e sui tram, le avevo piegato
all’indietro contro le ringhiere e fatte
inginocchiare sui sedili dei treni,
avevo alzato le sottane e abbassato i jeans
le avevo toccato con l’Enzuvë sinché
non erano pronte per lo Shummulo
o la beccata nell’acqua della Strolaga,
perché è questo il segno della strolaga
ciò che non dà su niente, si hanno tutte
le ragioni per aprirlo, come la precessione
del moto c’è la vertigine dell’obbligo
svuotato di senso, la sua efficacia simbolica
è perché vola nel vuoto e quando è priva
di contrasto e di riferimento,
e prende allora la forza di un drop
così intensa perché ha la tensione deliziosa
dell’altezza di 29° sull’orizzonte
e della longitudine del sole di chi colpisce
con tutto l’impatto di qualcosa di fortuito
e di riassorbimento sempre in ciò
che basta a se stesso


*“Il cielo era bassissimo e le cime dei ponti intorno al lago velate di nubi.Scivolavano attraverso gli alberi,le nubi, lei era sorpresa da quell’intimità.Pensava che dovessero restare su nel cielo cui appartenevano”(Doctorom,Loon Lake):  il Sole alto 28°10’ nel ritiro delle Adirondacks a 1628 metri te lo trovi dinanzi agli occhi?

La declinazione del Sole al 2 agosto 1936 è 17°50’ N;  alla Latitudine 44° N, essendo la distanza azimutale z=90° - 28°10’= 61°50’, l’altezza del Sole all’alba del 2 agosto 1936 è 28°10’; come log= 1.44870 = Ts 0h51m che alla Lat 44°N corrisponde a: Medio Cielo 14, che corrisponde mezzopunto MC/Giove del poeta e trittico Mercurio/Giove/Nodo Lunare di Maria Sharapova; Ascendente 120.9= Sole/Asc Poeta.

(…)


da à v.s.gaudio LOON DROP.La Stimmung con E.L.Doctorow sul gioco eterotopico di Clara Lukács│© 18-20 luglio 2009