Il mare degli Scalzacani│Uh-file di Narrativa





Nel delta del saraceno c’è ancora questo pioppo
photo © blue amorosi
La costa degli Scalzacani

 

(…)

Quattro settimane dopo avevamo quasi raggiunto lo sbocco del fiume. Da allora potevamo incontrare in qualsiasi momento gli arbëresh d’Alisandra, che andavano a guardare le donne che lavavano i panni sulla riva del fiume. E-Kallam non se ne tornò a Castroregio con la sua tribù, puntò a est verso la costa degli scalzacani, anche se non sapeva come si sarebbero comportati i suoi guerrieri con quegli indiani, ma avevano le donne e con la maestria rïulesa e castracane avrebbero ottenuto sportule e commende per loro e le future generazioni: “Dicono di noi che siamo metà uomini e metà cani. Quanto agli scalzacani, bevono sangue crudo e mangiano pesci crudi, ma amano ngul[i].”
Si accordarono con Faluccio de Gaudio, che andasse con loro; se la spedizione fosse fallita e non fosse riuscita a raggiungere le terre dei Pa-Rrotë, avrebbe rifornito il forte della Sella dell’imbroglio di provviste e munizioni.
Saverio volle sapere dove avrebbe soggiornato la tribù nella primavera seguente. Con espressione imperturbabile, E-Kallam gli comunicò che sarebbero stati nel territorio  a sud. Il padre di Calza Rossa gli porse la mano e disse: “Save’, quando avrete fame dovete bere molto, e fate meno schizzi, altrimenti morirete!”

Eccolo di nuovo, il mare, con la sua cara pelle rugosa da elefante: il mare degli scalzacani delle Tre Bisacce! Presto avrebbero sfilato davanti a noi flotte di mercantili diretti a Taranto e le navi per Crotone. Ma in fondo, che cosa mi importava delle imbarcazioni! Mi misi a ridere. Ero di buon umore. C’era quiete sulla collina. Dall’altura ricoperta di erba gli uomini guardavano il mare oltre lo sbocco del Saraceno, il fiume degli arbëresh d’Alisandra.
Davanti ai miei occhi si stendeva una terra ignota, silenziosa e non tanto immensa, solo il doppio di tre bisacce, l’antica misura agraria della terra di Faluccio de Gaudio, ma immensa quanto il giardino dei miei avi, gli scalzacani della famiglia Pa-Rrotë.
E il mare era indistruttibile: mutava aspetto ogni giorno e restava uguale a se stesso in eterno. Finché esisteva il mare, il mondo, pur pieno di gliaroni, non era misero.

[da: La mia storia naturale  quand’ero un indiano dei Pa-Rrotë, © 2011]
daèV.S. Gaudio La stagione della Sella dell’imbroglio 2
 La Lebenswelt con Sten Nadolny sulla spedizione degli Scalzacani per il passaggio a nordovest del Delta del Saraceno


[i]Ngul” significa “infilare” ,”ficcare”, “introdurre”, “fissare”.