Luigi Fontanella ■ EFEMERIDOS


LUIGI FONTANELLA
Efemeridos  


Efemeridos  (racconto di una giornata)
                                               per A.D.P.  

In treno
nel respiro di giorni
straniti…  Mi riscrivo
(non è forse sempre così?),  Leibowitz
stamattina discetta di possibili
reincarnazioni dopo il fatale congedo
e anche – da scaltro leguleio – di
mediazioni e di auspicabili
faustiane negoziazioni
nei suoi occhi di antico ebreo
l’inestinguibile fiducia
per il gruzzolo d’anni
che ancora ci rimangono, a noi
condannati a morte fin dalla nascita.


A un certo punto l’Heritage
mi è sembrato un barcone alla deriva
e noi due gli unici sopravvissuti:
novelli Vladimiro ed Estragone
scampati al disastro
con la sola parola rimastaci
come lascito estremo
in attesa che Qualcuno o Qualcosa
venisse a salvarci, indicandoci
una via d’uscita, una scelta, uno spiraglio,
una risoluzione, uno scampo.


Poi ci siamo scambiati
consigli e ammonimenti
propositi e medicamenti
come fanno vecchi amici
frattanto divenuti amici vecchi…
“A maggio potremo rigiocare
un po’ a tennis… sì, ma, però,
forse, magari in quattro, chissà, o anche a tre.”


Più tardi accompagno Irene ad Islip
il MacArthur dieci del mattino
quasi deserto, come a dirci
inutile partire o ritornare
perché non restate dove siete?

Le effemeridi di giugno e, a lato, luglio 2011
(dalle effemeridi dell' U.S.Naval Observatory):
periodo di eclissi: due parziali di sole e una totale di luna






















Sylvia che al solito vive soprattutto
per riflessi e riporti era
ansiosa di sapere ogni particolare
del Gala americo-italiota dell’altra sera
dove si è parlato soltanto di quattrini
di genitori di nonni o bisnonni emigrati
fratelli cognati nipoti cugini
esuli trapiantati in questa
terra di tutti e di nessuno, l’unica
secondo loro che Dio ha benedetto
e bontà sua continua a benedire, e anche
di misfatti e di glorie
di sacrifici e di guadagni
di successi folgoranti per sé e per  altri
amici e parenti più o meno benestanti.


Uno dei due festeggiati
ha raccontato della sua fortuna
di ricco palazzinaro, oggi
più che ottantenne, fiero
della sua collezione di 32 Ferrari
(dico trentadue), mentre
con affettata indolenza (o senile demenza)
ha annunciato d’aver già ordinato
la trentatreesima del 2012
e quella del 2013 e del 2014, sicuro
sicurissimo, senza alcuna paura
della sua sopravvivenza.  Tutto qua
il discorsetto della sua cultura.


Arrivo infine alla Penn, gente-matassa
s’addensa a fiotti sulle scale, tanta
ch’i’ non avrei mai creduto
che morte tanta n’avesse disfatta
culi diversi e deformi davanti a me
ascendono in fila, striscianti
semoventi silenziosi sudoranti
come animali da carneficina.
Mi sono improvvisamente rivisto
34 anni prima quando
da Princeton arrivavo in questa
Caina mezzo imbambolato
tra migliaia di volti muti e stravolti
e mi avviavo verso la Columbia.  Primavera
millenavocentosettantasette.


Il taxi-driver guida incurante
di niente e di nessuno
infilando a memoria
uno dopo l’altro versetti del Corano:
un sordo brontolio senz’altro segno
che mi accompagna
fino alla settantaduesima.  L’appuntamento
per l’intervista al Cafè Aroma
è con un tale mezzo giornalista mezzo professore
un po’ saccente un po’ seccante un po’ deficiente.
Dopo qualche melenso convenevole
comincia  non richiesto
a sciorinarmi notizie indizi indirizzi
e perfino familiari ascendenze
del mio borgo natio Carifi:
località del tutto inesistente
in qualsivoglia carta stradale
della nostra italica peninsula
“Vi nacque Ovidio Serino
uno dei Mille, che da prete
si fece rivoluzionario garibaldino.”
Questa, in effetti, l’unica
gloria della mia angusta contrada,
fatta di un’unica stradetta
che tutta la taglia a metà
ove mio padre nel settembre del 43
trovò rifugio insieme con la sua
sposa bambina, una diciottenne
fresca e aulente cresciuta
nel Cilento ma di origine vaporina
sùbito incinta del suo
Luigi Augusto e molto poco Guerriero…
(Ora che sono andato negli anni
rimpiango non averli mai
interrogati - né lui Tenente della nostra
regia armata né lei bellissima e nullatenente -
su quella rocambolesca fuga dal porto di Salerno
tra i continui bombardamenti
dei neo-alleati, sul come
di quello sfollamento, sul perché
di quello spostamento
proprio a San Severino
e in quella borgata Carifi…).


Soprappensiero intanto la mia controfigura
risponde con sufficiente convinzione
alla prevedibili domande
del questuante, mentre lui – faccia da mastino –
mi guarda con occhi bolsi e sospetti
fingendo di prendere qualche inutile appunto.

Arrivano due sfigati
si siedono alla mia sinistra, sgombrando
bruschi e sgraziati il mio cappotto
e le mie carte, accelerando di fatto
la fine di questa stolida intervista.


Un’ora più tardi sono da Alfredo
incartato nel suo bugigattolo.
Ed eccoci qualche minuto dopo
sulla Sesta all’incrocio con Bleeker
e poi in Cornelia Street.
Presso l’omonimo Cafè  ci aspetta
Luigi con il suo fido Gil
che ama ritrovare l’odore del Chianti
e del sigaro del nonno nel suo Connecticut.
Lu Celania Sierra
in una foto di Cristina Ghergo
 per Wa-Tho-Chu di V.S.Gaudio
in "La Corte" Rivista di scrittura
teoria e industria
edita da Alessandro Gennari
e diretta da Ruggero Guarini:
n.12 Estate 1991:
NEW YORK CITY
Il mio amico si ostina da anni e io con lui
a tradurre e catalogare
non so con che ragione
autori espatriati, per poi ritrovarci
periodicamente in questa oscura
cantinetta buio budello del Village
ove ci leggiamo addosso i nostri versi.  Una sfida
che sfiora un’eroica incoscienza
o la più gratuita demenza
della nostra tribù.  Ma forse
solo un pretesto per ritrovarci
insieme a cena nella chiassosa Lupa Romana
o al Pitti sulla Sesta, immaginando
d’essere in qualche trattoria
di Trastevere o San Frediano.


La serata tra una sbevazzata e una risata
volge presto al termine.  Alfredo
alla mia sinistra fruga invano nel piatto
alla ricerca dei suoi ricci di mare, Beppe
ora diventato Joseph alla mia destra
è un gemello rovesciato
eterno ragazzo strapaesano, proprio con lui
cominciai trent’anni fa la mia recitazione.  Ora
mi sembra impossibile che
tra un boccone e l’altro parliamo ancora di poesia
cinema donne sesso viaggi un improbabile congresso e…
della prossima pensione. Seguo non seguo
l’incessante chiacchiericcio e già
penso al dopo, all’ansia di non perdere il treno…


“Alla prossima”
mi dice l’amico presso la Penn
quasi parlando a se stesso 
… sì alla prossima… fra un mese
o fra un anno, che importa?  Sono già
seduto nel treno, spalle rivolte
alla mia destinazione, mentre
davanti ai miei occhi socchiusi
tutto vertiginosamente regredisce, sfuma
e si fa sogno
oblìo
ombra
aria
illusione.


(Mount Sinai, Long Island, marzo  – luglio 2011)



LUIGI FONTANELLA vive tra Firenze e Long Island, New York. 
Ha pubblicato libri di poesia, saggistica e narrativa. 
Fra i più recenti: Bertgang (Moretti & Vitali, 2012), Paolo Volponi. L’inedito di New York (Aragno, 2012). 
Dirige la rivista internazionale “Gradiva” e presiede la IPA (Italian Poetry in America).