Il gioco dei Tre Gaz.
La
civiltà e il gaudio dell’oggetto “a”
Mini-Lebenswelt
con
Fletcher Flora[i]t
“Caro,” disse Aurélia al poeta, “sono
così contenta che tu ti comporti come un essere civile.”
“Oh, io ho sempre sostenuto l’importanza
degli esseri civili, purché non siano ombroni
o di altre minoranze che rivendicano radici medioevali e quindi del
tutto prescritte” le fece osservare il poeta. “A mio modo di vedere, sono
essenziali alla civiltà, a meno che con la storia della lingua doppia, mai
scritta tra l’altro, non tengano in conto il rapporto con il governo centrale
per le quote fatalistiche, professionali, impiegatizie, sportive, militari,
trascendentali e previdenziali”.
“In ogni modo, è assolutamente
eccezionale per te suggerire che ci riuniamo tutti e quattro e discutiamo
della cosa con tranquillità e cortesia, senza badare ai postulati della
Costituzione. Non che in definitiva possa cambiar nulla.”
“Cosa vuol dire, che non cambierà
nulla?” chiese il poeta allarmato.
“Vuol dire che sono decisissima a
lasciarti, naturalmente. Sono sicura che questo lo capisci.”
“Capisco che è la tua intenzione- disse
il poeta a Aurélia - ma spero di farti cambiare idea, quant’è vero che ho la
connessione Marte/Urano peggio di Bonaparte!”
“Beh, è semplicemente impossibile. Sono
innamorata di un mio connazionale, abbiamo la stessa Herkunft e lo sposerò, e
non c’è altro da dire. Mi spiace, caro Vuesse, ma è assolutamente necessario al
mio gaudio.”
“Ciò significa, per come lo capisco io,
che non sei più dentro l’orbita del mio gaudio. E’ vero?”
“Ma non essere scemo. Come potrei non
essere più nell’orbita del gaudio, è che vorrei amarti come oggetto “a” e ti
amo pazzamente, lo sai, ogni volta che passerai al mio meridiano, ti amerò
follemente, un giorno e una notte interi, ogni volta che lo fai salire lassù il
mio oggetto “a”!”
“E allora a che cazzo ti serve sposare
quel mezzo albanese come te?” disse incazzato il poeta.
“Oh, Vuesse, amore mio, di amare ti amo,
ma adesso ti amo come ti ho detto: voglio che tu sia il mio oggetto “a”. E’
triste, in apparenza, ma sarai ancor di più il mio gaudio.”
“Aurélia, hai qualcosa della troia di
Durrës che è più troia di quella grande troia di Sibari, e negli ultimi tempi
sei diventata ancora più troia, una troia immensa”, e la guardò con un gran
male al cuore, perché se il suo modo di amarlo era disgraziatamente e
tristemente cambiato, il suo modo di amare Aurélia non era cambiato in nulla.
Era così bionda, con quel bagliore ainico, così incredibilmente zoccola, anzi
una vera e propria kurvë. Indossava, notò, quell’abitino “Marella” che più che
le linee del corpo rivelava, ogni volta che l’indossava, l’immensa voglia di
farsi trombare come una troia, e sempre come se fosse l’ Attrazione di Durazzo, la sua versione della numero 40 del Foutre du Clergé de France, in cui è denominata come l’Attrazione di Milano. Che non è la
Giostra Stanziale di Segrate.
Aurelia Steiner de Durrës così come è resa immagine in "Lunarionuovo" qualche anno fa: potrebbe essere lei la giumenta di Parrotë |
“Ne prenderemo uno tutti insieme quando
arriverà il mio amore. Ci farà sentire
rilassati e a nostro agio, non pensi? I martini sono l’ideale, da questo punto
di vista.” rispose Aurélia.
“Dal punto di vista del martini, non hai
smesso mai di farmi lo spot di Charlize, con quelle mutande di seta La Perla, e
da quel punto di vista non hai mai smesso di farti inculare subito. Se poi,
quando arriva quel mezzo analfabeta vorrai farti inculare ancora vorrà dire che
prenderai un altro martini. Il vermouth, lo sai, di questo si tratta, lubrifica
l’anima, la minchia e il canale del gaudio, sempre se si sia almeno in due ad
averne voglia”.
“D’accordo, ma sento il campanello. Lui
deve essere arrivato.”
“E facciamolo entrare dunque, questo
gran coglione, vediamo quale meraviglia di fenotipo si presenta al nostro
cospetto…E’ meglio che vai tu ad aprire, una grande zoccola fa sempre entrare
lei un gran coglione!”
Aurélia andò ad aprire la porta
d’ingresso, e fuori c’era il suo compatriota, che entrò nell’anticamera e
Aurélia gli mise le braccia intorno al collo, e quello le accarezzò il culo.
Non c’era niente di nuovo nel fatto che Aurélia si facesse accarezzare il culo
da un uomo – glielo avevano accarezzato in tanti! – ma questa carezza era
diversa dalle altre e tutta speciale. Ardente era l’aggettivo più blando con
cui la si potesse definire , e durò molto a lungo. Dalla posizione del poeta
nel soggiorno vedeva tutto chiaramente, non c’era bisogno del martini, un altro
po’, ci fosse stata una sedia, Aurélia si sarebbe fatta inculare. Ma il poeta
smise di guardare e preparò i martini.
“Beh, voi due,” disse la troia, “eccoci
qui.”
“Esatto,” fece il poeta. “Eccoci qui: la
zoccola, il cornuto e l’insignificante.”
“Questo è Ngagaz, Gaz,” presentò
Aurélia. “Ngagaz, questo è Gaz.”
“Piacere di conoscerla, Gaz,” disse
Ngagaz.
Non era alto come il poeta, e neanche
così eretto, ma dovette ammettere il poeta che aveva un bell’aspetto e una
volta portato il (-φ) al meridiano la passata alla zoccola sarebbe stata
oltremodo lieta.
“Si chiama Gaz, lo sai,” spiegò Aurélia,
“ma io lo chiamo spesso Caz.”
“Abbiamo avuto momenti di innalzamenti
al meridiano veramente spettacolari.” Disse il poeta senza che Ngagaz capisse
un cazzo.
“Lei si sta comportando in modo molto
cavalleresco,” disse Ngagaz.
“Civile” lo corresse il poeta. “Mi
comporto da essere civile e non da retribuito dallo stato in quanto
appartenente a una quota di minoranza, ancorché la minoranza sia non solo
virtuale ma anche…”
“Prendiamo i martini?”lo interruppe
Aurélia.
“Grazie, volentieri”, disse
quell’autentica mezza sega.
Il poeta versò i martini, e quei due
sedettero sul sofà una sopra all’altro.
Quando servì i martini, quello che teneva
sulle ginocchia la moglie del poeta prese il bicchiere con la sinistra,
e la moglie lo prese con la destra, mentre quello con la destra spostava le mutande della signora e quella
con la sinistra se lo piazzava dio solo sa se la cosa fosse da fare ancor prima
di aver bevuto il martini.
“Mi pare”, cominciò il poeta “che sarà
meglio cercar di risolvere questa situazione.”
“Mi spiace, Gaz” disse Ngagaz, “ma direi
che lo abbiamo già fatto,”e guardò il poeta negli occhi, con un’espressione da
uomo a uomo.
“Beh,”osservò il poeta, “per come la
vedo io, lei vuole possedere una cosa che è mia, e io naturalmente me la voglio
tenere, e questo crea un problema di appropriazione.”
“Ma quale problema? Non mi pare che ci
sia nessun particolare problema.”
“Non pare neanche a me, “interloquì la
zocc…Aurélia.”Assolutamente nessun problema. Noi due divorzieremo, Gaz, e noi
due ci sposeremo, Ngagaz, e questo è tutto.”
“Per come la vedo io, “ le fece eco
Ngagaz, “questo è tutto.”
“Per come la vedo io,”obiettò il poeta,
“se questo è tutto, pensate che le possa bastare? Ho tutte le intenzioni di
essere civile e simpatico, il che è una cosa, conosco a menadito tutta la
problematica dell’oggetto “a” di Lacan, ma non sono affatto disposto ad
arrendermi supinamente, il che è una cosa completamente diversa. Devo insistere
perché mi sia concessa una giusta possibilità di risolvere la faccenda a modo
mio, ma nello stesso tempo non voglio rendermi antipatico, il che è evidente, e
così ho pensato a un modo di sistemare le cose all’amichevole.”
“E quale sarebbe questo modo
all’amichevole?” chiese ansiosa la zoccola. Mentre Ngagaz era un po’ sulle sue,
perplesso o forse anche preoccupato.
Il poeta traversò la stanza, prese un
foglio di carta sulla scrivania e due dadi e tornò al posto di prima.
“Che cosa c’è scritto?” chiesero
all’unisono Ngagaz e la moglie del poeta Gaz.
“Non c’è scritto niente. Adesso la troia
prende i dadi e fa il lancio: i due risultati sono moltiplicabili,
addizionabili e sottraibili. Facciamo una prova: ecco, lancia i dadi, Aurélia!”
e porse i dadi alla donna. Che lanciò e fece: 6 e 5. “Ma che cazzo, Vuesse,
vuoi giocarmi ai dadi? Ti ha dato di volta il cervello?”
“Aspetta. Stai calma: non hai un cazzo
da perdere. Anzi ne hai uno in più. 6 x 5 fa 30 e chi vuole ti fa fare la
Carriola; l’altro fa l’addizione: 6+5 che fa 11 e ti scopa nella dolcissima
impalata; infine si fa la sottrazione:6-5 che fa 1 anche a Durazzo, da dove
cazzo siete venuti a rompermi i coglioni e a farmi cornuto: ed è il modo del
buon modo antico, che, quando esce davvero, si chiama un altro fottitore che fa
il missionario che fotte questa pastorella.”
Per la prima volta da quando si era
seduta sulle ginocchia di Ngagaz, Aurélia appoggiò il mento alla mano, e
appoggiò il gomito sul ginocchio. Che, ogni volta che il poeta lo guardava,
pensava che era straordinario come il ginocchio di Aurélia assomigliasse al
ginocchio di sua nonna, quand’era naturalmente giovane, che, si era sempre
detto, in confronto, il genou di Claire era davvero poca cosa, e la nonna del
poeta non era del Capricorno, invece il nonno era proprio del Capricorno. Anche
se aveva un gran fallo ma in quanto a ginocchio si capiva che a Genova c’era
stato solo per imbarcarsi per Buenos Aires. Aurélia, quando si metteva così,
era per il semplice fatto che la pulsione sado-anale le stava furguwunando il passaggio a
sudovest: era nel gaudio totale,
evidentemente allietata dalla prospettiva di due uomini che amichevolmente giocavano a dadi per vedere in che modo
possederla, per non parlare del terzo.
“Ma, “obiettò Ngagaz, “qui escono tre
soluzioni e tre modi e tre…”
“Tre cazzi,”dissero all’unisono il poeta
e la moglie del poeta.
“Pretende sul serio che Aurélia prenda
parte a questo immondo giochetto?”
“E’ necessario,”disse il poeta,”se
vogliamo che tutte e tre le alternative possano verificarsi sempre. E’ come la
faccenda del “tertium non datur”, non so se lei capisce a cosa mi riferisco.
Sono sicuro che Aurélia sarà d’accordo.”
“Certo che sono d’accordo” assicurò
Aurélia. “E’ semplicemente giusto e
necessario che io partecipi.”
“Te lo proibisco assolutamente,” disse
Ngagaz, come se fosse già suo marito, che stronzo!
“Non essere presuntuoso,
tesoro,”protestò la moglie del poeta. “Per il momento non puoi proibire un
cazzo.”
“Deve
ammetterlo, Ngagaz, “ rincalzò il poeta Gaz, “al momento nessuno di noi
può ordinare o proibire niente a nessun altro. Il massimo che lei possa fare è
rifiutare la sua personale partecipazione.”
Aurélia girò la testa e guardò con occhi
sgranati Ngagaz. Era evidente che la possibilità di una tale riluttanza da
parte dell’amico non si era mai affacciata prima alla sua mente.
“Ma certo, Ngagaz,”gli disse, “se non te
la senti di giocarmi a dadi, nessuno ti costringe.”
“Non si tratta solo del gioco dei dadi”
protestò Ngagaz.”Pensate alle complicazioni. Supponiamo che alla sottrazione
esca un 4 e…allora Aurélia …Oh, Dio, che fa? Si mette sulla sponda del letto,
con il culo il più possibile vicino alla sponda del letto, e le gambe le deve
avvinghiare al di sopra dei garretti dell’uomo che non conosciamo e che la deve
infilzare e poi picchierà duro…e lei non deve dimenticare di imprimere alle
chiappe un movimento continuo, o intermittente, come cazzo le aggrada… Insomma,
non è piacevole. E poi questo tertium non datur chi sarebbe? Sarà preso di
volta in volta, e quante volte in una settimana, in un mese, e se il soggetto
non è quello giusto?” Ngagaz guardò accigliato sia il poeta che la moglie.
“Quindi aderisce alla proposta o no?”
“Direi di sì. Vedo che Aurélia è tutta
presa dall’idea.” “Lo sono,” disse Aurélia, “certo che lo sono, Gaz,
quest’ultima trovata è assolutamente geniale. Benché un tempo fossi incline a
esagerare le tue virtù, adesso capisco che per certi versi non ho riconosciuto
i tuoi meriti e la potenza fallica che c’è nella tua libido. In questa
faccenda, hai trascurato solo un particolare, e devo ammettere che ne sono un
po’ delusa.”
“Si? Quale?”
“Avresti dovuto anteporre al gioco dei
dadi nell’ambito dell’esibizione preliminare per portare l’oggetto “a” dei
fottitori al meridiano non il martini ma
la gazzosa.”
“Oh, già : gazzosa tra Gaz e Ngagaz e il
terzo Gaz, Tretë-Gaz. Mi sono proprio lasciato scappare un’occasione di essere
galante, mi spiace molto. Ma temo che sia troppo tardi per cambiare. Son sempre
tre Gaz, e non abbiamo un esempio fantasmatico come quello di Charlize per il
martini.”
“Aspettate un momento”, esclamò Ngagaz.
“Non è che i dadi siano truccati?”
“No. Non sono truccati. Ma se vuole,
usiamo le carte. In ogni modo, i dadi potete sceglierli voi due, e io sceglierò
il terzo inaspettato. Va bene così?”
“E se quello non viene?” disse perplesso
Ngagaz.
“Sarà uno di noi a fare anche la
sottrazione.”
“Va benissimo,” dichiarò Aurélia, “e non
trovo che sia molto simpatico da parte tua, Ngagaz, insinuare che Gaz possa
tirare a imbrogliare, in una questione d’onore come questa. Adesso suggerirei
di bere un altro martini e di comportarci come buoni amici.”
Da buoni amici bevemmo il martini,
dopodiché Aurélia in mutande ci fece vedere cosa se ne faceva di una come
Charlize: Oh, Gaudio, pensò il poeta, la mia Aurélia di Durrës è
indiscutibilmente la signora Gaz e anche Ngagaz. Dev’esserci nella sua Herkunft
la linea genetica delle gazzusare.t Alain
Bonheur
[i] Cfr.Fletcher Flora, Most Agreeably Poisoned, © 1957 by H.S.D. Publications, Inc. Trad.it:
Un simpatico avvelenamento, in
Galateo del delitto, Feltrinelli, Milano 1965.
Tavola delle combinazioni dei dadi al Gioco dei Tre
Gaz ⁞
Lancio di Aurélia per Gaz
|
Lancio di Aurélia per Ngagaz
|
Lancio per Tretë-Gaz
|
1-1= 1x1=1 Del buon modo antico
|
1+1= 2 E kali
|
1-1=0 ovvero 41=I Gjashtëdhjetë e nëntë
|
2-1=2x1=2 La cavalcata
|
2+1=3 E
kineze
|
2-1=1=E mirë mënyrë antike
|
3-1=3x1=3 La cinese
|
3+1=4 Mbi të anë i shtrati
|
3-1=2
|
4-1=4x1=4 Sulla sponda del letto
|
4+1=5 E
katalane
|
4-1=3
|
5-1=5x1=5 La catalana
|
5+1=6 E
sulltane
|
5-1=4
|
6-1=6x1=6 La sultana
|
6+1=7 Gambe
incrociate/ Këmba takohen
|
6-1=5
|
2-2=2x2= 4
|
2+2=4
|
2-2=0 ovvero 40=E tërheqje i Durrësi
|
2-3=2x3=6
|
2+3=5
|
3-2=1
|
2-4=2x4=8 Il mulino a vento
|
2+4=6
|
4-2=2
|
2-5=2x5=10 Il mondo aperto e rovesciato
|
2+5=7
|
5-2=3
|
2-6=2x6=12 La giumenta di Parrotë
|
2+6=8 Il mulino a vento/I Mulli ere
|
6-2=4
|
3-3=3x3=9 Il mondo rovesciato
|
3+3=6
|
3-3=0 ovvero 39=E tajë
|
3-4=3x4=12
|
3+4=7
|
4-3=1
|
3-5=3x5=15 Il rovescio della cavalcata
|
3+5=8
|
5-3=2
|
3-6=3x6=18 La carezza del tenero amico
|
3+6=9 Il mondo rovesciato/ E Botë në anë e prapme
|
6-3=3
|
4-4=4x4=16 Il rovescio della cinese
|
4+4=8
|
4-4=0 ovvero 38=I kundërt e shtaze me dy koka
|
4-5=4x5=20 L’imbronciata
|
4+5=9
|
5-4=1
|
4-6=4x6=24 L’intreccio tra i due generi
|
4+6=10 Ιl mondo aperto e rovesciato/ E Botë e hapur
e në anë e prapme
|
6-4=2
|
4+6=10 Ιl mondo aperto e rovesciato
|
5+5=10
|
5-5=0 ovvero 35=E rojë oppure 33= E Misterioze
|
5-6=5x6=30 La carriola
|
5+6=11 La dolce impalata/ E butë shtangur
|
6-5=1
|
6-6=6x6=36 L’altalena
|
6+6=12 La giumenta di Parrotë /E pelë i Parrotë
|
6-6=0 ovvero
33=E gazmore oppure 31=E klizmë çudìtëse
|