Mi si consentirà una
divagazione inutile, nel senso che si può dare alla inutilità del pensiero,
della poesia, dell’arte, etc. Per questa volta si tratta di un riferimento al nome
delle cose, ai nomi in genere e in particolare. Nomi, per dirla con Avalon, in
quanto suoni prodotti dall’azione delle forze mobili che li costituiscono, o
ancora con riferimento al potere creatore e costrittivo della parola. E fino al
volgarizzatissimo sui “nomi conseguenza delle cose”. Per non allungare il brodo
della premessa, riveliamo subito la nostra convinzione di poter azzardare
intenzioni semiludiche delle maggioranze politico-parlamentari italiane
dell’ultimo mezzo e passa secolo, nei momenti di legiferare in materia
elettorale . La chiave di lettura di questa nostra tesi che si appiglia al
linguaggio potrebbe essere accostata alla formula per ottenere l’acqua calda.
Il che ci procura il solido alibi di non pretendere alcun brevetto. Si potrebbe
partire con un elogio sperticato verso la nostra lingua, che spesso troviamo
definita “di Dante”, altre volte un composto di regionalismi, luccicanti di
idiotismi, persino voci gergali e, non sporadicamente gemmati da radici
greche, latine, arabe. Ma un elogio contenuto, prudentemente non sperticato,
appunto, come spesso capita. Infatti ogni linguaggio possiede il suo fascino e
proprio gli italiani consapevoli dell’orgoglio dei cugini francesi quando
definiscono lingua degli angeli quella loro o della protervia nazionale nostra
nel dare una mano servil-pecoreccia alla inarrestabile predominanza della
lingua d’Albione in oltraggio alle nobili discendenze, ricchezza e grazia del
nostro vocabolario della comunicazione nazionale. E senza dire delle occasioni
ludiche, appunto, che la nostra lingua agevola, consente e ispira, a partire
del divertimento che ciascuno potrà procurarsi a titolo di divagazione inutile
(Oh l’inutilità!) accoppiando, nei momenti d’insonnia la parola al maschile con
quella stessa coniugata al femminile tipo Sole-Sola; Torta-Torto; Tappa-Tappo; Tetta-Tetto; Tassa-Tasso;
Mostra-Mostro; Cappella- Cappello; Baro-Bara; Calco-Calca; Arco-Arca …
a disponibilità innumerabili e non solo come alternanza all’istituzionale
soliloquio del contar le pecore in attesa del sonno, ma in utile (per questa
volta) palestra per alunni delle elementari, neo scrittori e poeti,
intrattenitori di salotti bene, et similia.
2 – Ci tenta molto il
fascino di una divagazione sulle voci-chiave, altrettante protesi linguistiche
al nonsense ma d’osservanza ligia alla moda, parole o
locuzioni proprie della comunicazione e in auge per interi decenni, del tipo: al limite; cioè; attimino; mi consenta;
diciamo; in pratica; queste cose qua; e fino agli attualissimi e imperversanti:
in qualche modo; in qualche maniera, che si posso prevedere pronti a
passare il testimone a novità, oggi imprevedibili. Occasioni care agli
psicanalisti del linguaggio che, tanto per citare un esempio, hanno ritenuto di
poter riconoscere nel non del tutto pregresso imperversare di attimino il tentativo di accorciare l’attimo dopo
l’esperienza dei tempi reali di internet. Mah! Noi, curiosi di potere dare un
significato al continuo nonsense di “In
qualche modo” non ci peritiamo d’inalberare l’arbitrio di interpretare in
quest’ultimo intercalare lo sfogo del subliminale collettivo per una
contingenza epocale che ci rende impaniati, e dalla quale cerchiamo
disperatamente ” in qualche modo” di uscire indenni. Un moto d’innocente
impazienza che, infond’infondo, allude più all’avventura che a un programma.
3 – Perché definire Mattarellum una legge elettorale? Absit iniuria verso il cognome dell’irreprensibilità
riferibile all’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, a suo
tempo propose la legge, resta il retrogusto che induce a pensare a ben altro
che a un patronimico. Mattarello o Matterello altro non è – per il vocabolario
della comunicazione nazionale – che un oggetto lungo e cilindrico di
legno per spianare la pasta sfoglia e per rimestare la polenta. Uno degli
strumenti caratteristici della cucina e/o delle diatribe familiari
umoristico-teatrali, che, a loro volta, ci rimandano ai fumetti americani del
primo Novecento col personaggio di Petronilla(*). Ma, come avrebbe detto (in
latino) Cicerone, la questione non finisce qui. Infatti al Mattarellum è
seguito l’ ineffabile Porcellum, che al semplice e onesto affidarne il
significato altro non offre che quello del maiale giovane e florido. Salvo a
distinguere con ineccepibile acribia scientifica la presenza in zoologia del
porcello acquatico, che è un mammifero erbivoro roditore provvisto di
arti adatti al nuoto, simile anatomicamente, al porcellino d’india. Sfumatura
improbabile nelle intenzioni onomastiche dei parlamentari, sicuramente
consapevoli del detto latino nolite prospicere margheritas
ante porcos. Frase che farebbe malignare fino a poter far pensare
che il gregge di porci (quello stesso nel quale individuava se stesso il poeta
latino Orazio in vena di epicureismo) possa essere stato allusivo degli
elettori, ai quali non bisogna offrire gioielli, bensì mangimi dosati, ghiande,
carote, pastoni di crusca, restumi e altre specialità da trogolo. Infine, con
l’avvento del rottamatore Renzi si è giunti all’Italicum, come a dire di
qualcosa di nostrano e nostrale, di fatto in casa (infatti tutto era stato
concepito in sede Nazareno dal duo Berlusconi Renzi). Salva la
sottigliezza di intercettare la chicca onomastica dello stesso nome tradotto
fedelmente, in Italo, e assegnato a un treno. L’Italo, appunto. Sintomi e segnali che non si può che
benevolmente classificare ludici. Un parlamento di oculati buontemponi che ha
la grazia di non prendersi sul serio e di elargire agli italiani elettori
occasioni goliardiche pronube di buonumore. Il che non è poco, né da poco in
momenti di tristezza per molti, per i più.
(*)Che è il personaggio di George McManus, irlandese di origini, nato a St.Louis nel 1882: Petronilla è tirannica, aggressiva, dispotica, avida, ossessiva, dominatrice, prepotente, ridicola. Aspirante snob, arrampicatrice sociale, esponente del più radicale matriarcato americano: chi vi ricorda? Arcibaldo, invece: un carattere molto più sano, che non si è fatto travolgere dalla nuova e insperata situazione economica. Della moglie non pensa, in ultima analisi, molto male: si limita a commentare: « Dicono che le donne sono il sesso debole ma Petronilla deve essere fuori categoria! ».[NdB]
(*)Che è il personaggio di George McManus, irlandese di origini, nato a St.Louis nel 1882: Petronilla è tirannica, aggressiva, dispotica, avida, ossessiva, dominatrice, prepotente, ridicola. Aspirante snob, arrampicatrice sociale, esponente del più radicale matriarcato americano: chi vi ricorda? Arcibaldo, invece: un carattere molto più sano, che non si è fatto travolgere dalla nuova e insperata situazione economica. Della moglie non pensa, in ultima analisi, molto male: si limita a commentare: « Dicono che le donne sono il sesso debole ma Petronilla deve essere fuori categoria! ».[NdB]