Aurélia Steiner la gabelliera dei pomodori│










Aurélia Steiner la gabelliera 
a scuola del mio oggetto “a”

Presi a un certo punto quanto avevo di bisogno.
Poco, tra una cosa e l’altra, non la pipa che non
ho mai fumato, la sera, quel libro sì che di tanto
in tanto leggevo ancora, e pane e pomodori che
non si può viver senza.Guardar la valle, quale valle? 
Che cosa dovrei dimenticare di questo luogo orrendo 
se ho già dimenticato tutto e in groppa al bue 
presi la via per il destino.
Quando ti incontrai e non era al mercato della
Crocetta a Torino, o forse sì, non avevo più
il bue e tu eri a metà strada tra una gabelliera
e una che era appena uscita di scuola, difatti
a vederti camminare non facevo che darti
questa didascalia: ecco chi ha qualcosa di
prezioso da dichiarare, e quando ti vidi salir
le scale di quella scuola a fianco della biblioteca
civica, ecco tutto dichiarato: insegna.
E che cosa insegna mi chiesi più volte con
quel passo che cede all’acqua docile, a lungo,
il podice, la pietra,  tenace, e quel che è duro che cosa perde?
Per andare in giro ancora un po’ anche senza
bue per via Garibaldi, finché c’era, di quel giorno,
ancora  luce , pensavo alla groppa di Aurélia
su per le scale e lungo via Siccardi prima,
così che passarono tre settimane e poi mi sei
riapparsa sotto i portici di via Cernaia: “Ferma, ehi!"
"Che storia è questa dell’acqua, poeta che mi hai
toccato il culo alla Crocetta?”
Ti interessa? “Io sono solo un’insegnante, ma a chi
mi tocca il culo è giusto far pagare la gabella. Dilla,
se tu lo sai!”
Non avevo un ragazzo a cui dettarlo, né penne o
registratori, non si può portare via certe cose con sé,
io amo pane e pomodori, e tu cosa chiedesti al mercato
ti ricordi? Pomodori, non carta e inchiostro, penna e
quaderno, semplicemente pomodori molli al tocco
della mia mano, è una gabella, no? Una proposta?
Dio, cos’eri quel giorno Aurélia quando il mio sguardo
scese su di te , sulle tue gambe, sulle tue scarpe,
su quel culo morbido e teso sotto il vestito estivo
col cinturino, e mormorai: “Anche tu ami i pomodori
sul pane?”
Per dir di no a una cortese preghiera non basta il sale 
e l’origano, o l’olio, e così tu mi rispondesti forte: 
“Chi mi accarezza con tale maestria e ama
i pomodori che sto chiedendo merita risposta”.
Fu allora che scesi dal mio bue e cominciai a scrivere 
in Biblioteca a fianco della tua scuola, scrissi 
per sette giorni e tu nutrivi, dalla scuola lì a fianco,
il mio oggetto “a” e anzi di più da gabelliera che eri 
ne pretendevi la gabella per quante volte il lavoro si compì.
E una mattina ti feci venire giù dalle scale di quella scuola
con quel solito vestitino da gabelliera che fa la scuola e
alla mia gabelliera del (-φ) detti 64 sentenze1, più di così
chi può essere cortese, il poeta gabellato o la gabelliera
col vestito a quadretti?
Non solo al poeta e al suo godimento si dia lode
che sul libro col suo nome ha impresso il (-φ) ma anche
alla gabelliera che ha saputo strapparglielo il (-φ) 64 volte
il godimento, così sia grazie dunque a te Aurélia sabauda
gabelliera che il gaudio sapesti volere.


by v.s.gaudio da una Stimmung con Bertolt Brecht [“Leggenda sull’origine del libro Taoteking”]

1Vedi: L’I King della Gabelliera e del Poeta.│→ diprossima pubblicazione a ottobre