Marco Pannella, l’autodenuncia del poeta a Torino, i toscanelli e la 194 del 22 maggio 1978 ░



Poiché stiamo parlando dell’amore, questo fu in quel freddissimo inverno a Torino, quando, scendendo non so  da che tram davanti alla stazione di Porta Nuova mi autodenunciai per la campagna per legalizzare l’aborto firmando il modulo dei Radicali, è opportuno fare una considerazione. Dostoevskij faceva notare che la parola biblica “Ama il prossimo tuo come te stesso” va intesa all’inverso, ovvero nel senso che si può amare il prossimo solo se si ama prima se stessi. In maniera meno raffinata, ma assai più pregnante anch’io espressi la stessa idea parecchi secoli dopo: “Non mi passerebbe neanche per la testa di iscrivermi a un partito che sia disposto ad accettare tra i suoi iscritti uno come me.” Okay: è una battuta di Groucho Marx, e la riporta Paul Watzlawick con qualche leggera variante in “Chi mi ama ha qualcosa che non va”[i]. Essere amati, scriveva Watzlawick, è sempre qualcosa di misterioso, e non è consigliabile voler sapere troppo. Difatti, chiedendo in giro mi si rispondeva quasi sempre che l’interessata non riusciva a capire cos’era, e una piccola percentuale mi dava come motivo un punctum che io non avevo mai considerato come la mia più affascinante qualità; per esempio per il fatto che, quand’ero in quell’età negli anni Settanta, ero capace di affascinare chiunque con la mia capacità mnemonica: arrivavo ad abbinare mille oggetti a mille numeri secondo l’abbinamento che mi veniva predisposto, e poi alla volontaria che mi chiedeva quale era l’oggetto abbinato al numero 75 io rispondevo ch’era il gallo; e lei chiedeva: al 752? La gallina; continuava: al 950? Il pollaio. All’8? L’uovo. E quindi mi guardava con un’espressione indicibile: “E allora viene prima l’uovo e dopo la gallina…”
L’aborto dei Radicali , l’autodenuncia del poeta a Torino, la Procura di Castrovillari  
In memoria di Marco Pannella
by V.S. Gaudio
Quella che invece era il mio grande amore mi diceva che si era innamorata di me perché, da grande, avrei avuto una voglia sulla spalla sinistra; cosa che, poi, avvenne. La voglia è come la Lust freudiana, che è un po’ attigua alla Lust gaudiana. Fu per questa voglia che avevamo l’uno dell’altra che non considerai la regola di Watzalawick: che è quella di non accettare con riconoscenza tutto quello che la vita vi offre attraverso il vostro partner, fate lavorare il cervello; chiedete a voi stessi, non al vostro partner, perché vi ama; avrà sicuramente un secondo fine qualsiasi, e certamente non ve  lo rivelerà, men che meno a voi che glielo chiedete.
Marisa Aino & V.S. Gaudio
Invece, io glielo chiesi e lei mi disse che ne aveva voglia e quella voglia poi mi sarebbe apparsa sulla spalla sinistra: Lust und Lust, disse, l’amore umano poi, se vai a vedere, perché è così misterioso?  Per via del gaudio, no? Mi disse il mio grande amore.
Proprio per questo, si finisce secondo la regola di Watzlawick, nessuno dei due merita di essere amato: se lei mi ama così tanto non merita amore perché per amarmi così tanto deve avere qualcosa che non gli funziona nella libido, e allora viene smascherata la miseria della persona amata, o meglio la sua assoluta insignificanza, così di norma avviene tutto quando si comincia a vedere che appena c’è una gonnella che passa, fosse pure quella scimmia con la bandiera che veniva a scuola  con noi, la fisiologia innalza tutto l’oggetto “a” al meridiano, ma nessuno se ne accorge, anche se la scimmia sventola la bandiera,  l’importante è che solo una persona disprezzabile può rispettare qualcuno o qualcuna così disprezzabile come me , o meglio: non posso amare nessuno che io disprezzi; tanto ebbe a scrivere nei suoi Nodi Laing[ii].

Invece io, così dentro il miracolo e la bolla del grande amore, essendo chi ama, sono naturalmente destinato ad essere nobile, soccorrevole e buono. E voi sapete che la persona soccorrevole che non si preoccupa di scoprire i “veri” moventi del suo comportamento può fare dell’aiuto a qualcuno una specie d’inferno, specie se è nel mirino di quella che era la mitica Procura della Repubblica di Castrovillari: è grazie a Pannella che io e il mio grande amore abbiamo scoperto subito cosa fosse questa mitica e, per molti versi mitologica, struttura  della ruota giudiziaria, insomma noi eravamo quelli denominati  “senza Ruota” , e, firmando per  fare in modo che fosse legalizzato l’aborto, eravamo negli anni di piombo, vi rendete conto? , nella città della ruota, fui forse l’unico[iii] ad essere perseguito per l’autodenuncia , tanto che, con l’assistenza dello studio legale  Magnani-Noya, che sosteneva la campagna dei Radicali, una mattina andai a deporre davanti al giudice istruttore lì alla Procura di Torino, che era ancora in pieno centro, in via Milano, se ricordo bene; capite? S’era mossa solo la mitica Procura di Castrovillari contro V.S.Gaudio[iv], il poetino spedito nella città del torinese, e poi  da lì venne fuori la Legge 194 del 1978, senza che io ostentassi la cosa misteriosa e ne menassi vanto per il sacrificio e l’aver dovuto subire l’apertura di una istruttoria per una campagna politica che avrebbe dovuto smantellare tutto il perverso, criminale, ammašcato mondo dell’aborto clandestino, certo chi poteva pensare poi che sempre dalla terra da dove fui spedito a Torino sarebbe venuta la grande avanzata in tutta Italia, ma in maggior misura nella Lombardia così industrialmente avanzata e urbanizzata, dei ginecologi obiettori di coscienza tra “Comunione e Liberazione” e la massoneria più inquietante?

Adesso che se n’è andato Marco Pannella, ho ripensato a tutta la cosa misteriosa che c’era tra la ruota giudiziaria di Castrovillari e la ruota di Torino, e m’è venuto un po’ di gaudio per aver potuto puntualizzare il fatto, quel fatto di 40 anni fa,  con il mio grande amore di più di 50 anni fa: non è come essere stati, ma ci siamo ancora, in una pièce di Genet: in cui poi tutto termina con Madame Irma che si rivolge al pubblico, alla fine della sua dura giornata o della sua dura notte di lavoro: “Bisogna tornare a casa, dove tutto, non dubitate, sarà ancora più falso che qui”[v]. E fu così, anche per noi, perché era proprio dalla casa di origine che la ruota girava, e , prima che Marco Pannella uscisse di scena, ci fu l’ulteriore messa in scena, nell’infinito allestimento del “Truman Show” in cui  il nostro grande amore è intrappolato, della recita sul tema dell’aborto, tra Castrovillari, che rimane sempre come presidio più o meno pretorile, e la Sibaritide infinita, come presidio sanitario infinitamente indefinibile. Mi ricordo ancora la scena del mio incontro con l’assistente della Magnani Noya, che era Giammaria, e la ragazza che era lì forse come segretaria, e le ragazze o le giovani donne che ho visto lavorare come assistenti o  segretarie a Torino, in specie alla Fiat ai piani alti, di per sé, sono sempre tra la Lust e il Gaudio, nella meccanica della sospensione pneumatica; e ricordo, poi, che per più sere frequentai la sede del Partito Radicale in quell’inverno torinese in via Cernaia; e ricordo che non solo pensai : “Non mi passerebbe neanche per la testa di iscrivermi a un partito che sia disposto ad accettare tra i suoi iscritti uno come me”, ma che declinai immediatamente l’invito a mettermi in lista per le Elezioni che di lì a poco si sarebbero fatte. E la mattina in cui andai in Procura, dove mi aspettava l’avvocato Giammaria, e la verbalizzazione d’uopo per chiudere l’istruttoria[vi]. E poi ci fu la Legge 194. E pensai alla ruota di Castrovillari, che aveva giocato a un gioco a somma zero, e l’avevo bloccata. E noi che giocavamo un gioco a somma diversa da zero, nel nostro grande amore, continuammo, pur senza ruota e continuamente bloccati in questo distretto pretorile, a darci alla nostra Lust, al nostro Gaudio. Il principio fondamentale del grande amore è che i due che ci sono dentro sanno che la vita è un gioco a somma diversa da zero e che si vince insieme perché nessuno dei due vuole battere il partner per non esserne battuto; la regola, suggerisce Watzlawick, è fatta di lealtà, fiducia, tolleranza, ma bisogna crederlo per poterlo fare, sono pochi i fortunati che riescono a crederlo davvero fino in fondo[vii], è questo il gaudio: riuscendoci siamo i creatori non solo della nostra infelicità, ma anche nella stessa misura, più o meno, della nostra felicità.

Marco Pannella, ti risparmio, per ora, di darti un resoconto di come ce la godevamo quando, voi tiravate fuori questo e quel referendum, e noi andavamo in Comune a far tirare fuori, dal segretario comunale, i moduli da firmare, che c’erano, sì, ma erano sempre nel cassetto sbagliato fin quando non arrivavamo noi.

Grazie per avermi permesso di essere con te per quella battaglia e per avermi permesso così di far uscire allo scoperto quella Procura. Io l’ho fatto per amore, sono stato sempre dentro il mio grande amore. E grazie anche per Enzo Tortora, anche se non è servito a fermare gli effetti del massacro o del passaggio di quell’altra terribile ruota , che, però, è sempre la stessa di quella che arrota qui in Calabria: la follia, disse Nietzsche, è rara negli individui, mentre è la regola nei gruppi, nelle nazioni e nelle epoche; e poi i politici(e i radicali non sono politici, come genotipi, ma…poi i fenotipi vanno anche loro a vitalizio),  i patrioti, gli ideologi, i corrotti, i mafiosi, et similia, son tutti giocatori a somma zero. La soluzione non è come l’ipersoluzione, è disperatamente semplice, ma forse per trovarla bisognerà che a un certo punto sulla spalla sinistra ci sia quella voglia, Lust o Gaudio che sia, e quella mitica Procura che come lo spirito, nella manciata di fagioli[viii], ritorna ogni notte a perseguitare il deponente del gaudio senza dargli pace, finché non lo fa sparire, non chiedendogli quanti fagioli ho in mano( a questo avrebbe risposto esattamente l’affiliato a quel distretto pretorile che faceva contemporaneamente il giudice conciliatore e il venditore di fagioli all’ingrosso) ma, semplicemente, disperatamente semplice, mettendo la propria firma  sull’autodenuncia per far uscire la 194 nello stesso anno dell’equo canone[ix] .

Adelaide Aglietta e Enzo Tortora
1985

L’essere soccorrevoli è oltremodo nobile e buono quando non esiste alcun particolare legame affettivo; l’aiuto disinteressato è un eccellente ideale e, secondo quel che si dice(d’altronde che si può dire?), trova in se stesso la propria ricompensa. Detto questo, a meno che ci si sia scoraggiati, nella fase dello stomaco pieno, e la disponibilità a porgere aiuto soccomba al dubbio, il vero movente dell’essermi autodenunciato(c’era un modulo lì, che dovevo fare?) come Adele Faccio, Emma Bonino e, poi, Adelaide Aglietta, vai a vedere, senza che ci fosse lo zampino del diavolo, può essere connesso al fatto che io sia l’autore(ventiduenne) di questa poesia, che, tratta da La 22^ Rivoluzione Solare, dedico  a te, incallito fumatore di toscanelli, come colui che fu il mio padre affidatario, fumatore accanito qui sul marciapiede fuori casa nell’ambito del civico numero del mio domicilio coniugale[x] , come appare indicato anche sulla busta dall’editore del mio primo libro di poesia.

Non ci credere-
le sagome di stupri senza tariffa
il gatto che Balthus perse
lo buttai dal balcone
non oltre il 56
non leccava latte da noi
languore di pasta – spine di pesci
girava nell’immondizia
Quando sale su è nero
                                   è grigio striato in verde
                                   non è bianco
                                   è arrugginito
onanisticamente si guardi a sinistra
scendendo, la scatola messa su
per digerire
non oltraggia la scarpa rotta
l’obiettivo
la gamba occulta l’atmosfera inedita
la stanza-distanza in ordine
non so che raptus edipico
appeso alla trave
vocifera sulla montagna
l’eco nel tramonto allarga
la reclusione

con tante allusioni illustrate
sugli orli, la mutandina bianca
appare
il caminetto, il lume, le fascine
l’ultima caldaia degli anni 20
bolliva cenere
con tante allusioni
topi di campagna mangiavano
arance.
(19 agosto ’73)[xi]

 a  Marco Pannella
in memoria
V.S.Gaudio
La 22^ Rivoluzione Solare
Laboratorio delle Arti
Milano 1974




[i] Cfr. Paul Watzlawick, Chi mi ama ha qualcosa che non va, in: Idem, Istruzioni per rendersi infelici, trad.it. Feltrinelli, Milano 1984.
[ii] Cfr. Ronald Laing, Nodi, trad.it. Einaudi,Torino 1975.
[iii] Il poeta afferma il vero: lui non era affiliato ai radicali e, come svela nel testo,uscirà di scena, dopo aver visto qualche riunione affollatissima in via Cernaia da cui, poi, sarebbero usciti i deputati del Partito Radicale nel 1976: Oltre a Pannella, Mauro Mellini, Emma Bonino, Adele Faccio, queste due nel 1975 vengono addirittura incarcerate per procurato aborto e istigazione all’aborto. La presidente del partito Radicale Adele Faccio fu la prima a fare un'autodenuncia pubblica per aborto durante una manifestazione dei Radicali, al teatro Adriano di Roma nel gennaio del 1975. Il suo processo fece epoca, divenne un palcoscenico per la denuncia degli aborti clandestini e dei "cucchiai d'oro".
Domicilio coniugale del poeta
spedito a Torino
[iv]Mentre mi avevano spedito a Torino, avranno portato al mio domicilio coniugale[Corso Vittorio Emanuele III, n.98- 87075 Trebisacce(Cs)] la carta dell’accusa in merito ai “delitti contro l’integrità e la sanità della stirpe”[ Titolo X. Artt.545-555 C.P. del Regio Decreto 19 ottobre 1930 n.1398], che, poi dal 1978, saranno cancellati dal codice penale:  erano quelle norme del codice del regno,  e io col mio grande amore, che era incinta al momento, abitavo lì in una delle tante case avite nel corso principale dedicato al re che la Repubblica aveva mandato in esilio in Egitto: terrorizzando mia moglie incinta di 8 mesi con quell’accusa terribile [derivata dal decreto promulgato dal Re di cui al corso in cui era il nostro domicilio coniugale (la pena prevista era grave: da due a cinque anni per la donna che volontariamente acconsentiva all’aborto, e valla a trovare la donna, se la cosa era avvenuta chissà quanti anni prima, ma quella che se la sarebbe vista brutta sarebbe stato chi l’aborto lo procurava, tipo il medico, lo facevano tutti anche in quei paesi così cattolici e in quella temperie di arretratezza culturale, morale e sociale, che tutti sapevano che pillolina dava all’abortista ammašcata)] di quella temibile Procura che rischiava, però, di mandare in galera anche chi l’aborto l’aveva fatto (cfr. l’art. 555 C.P. abrogato dalla legge 22 maggio 1978 n.194), che poteva essere della stessa Confraternita visti i nomi che si intersecavano tra quella che rischiava l’interdizione dalla professione sanitaria perpetua e tra qualche sala titolata di quel locus che amministrava la giustizia terrena.
[v]Cfr. Paul Watzlawick, L’uomo sia nobile, soccorrevole e buono, in: Idem, Istruzioni per rendersi infelici, trad.it.cit. 
[vi]Chissà chi era il giudice istruttore che archiviò l’istruttoria avviata dalla Procura calabrese che fin nel ventunesimo secolo faceva affiggere avvisi, alla porta del poeta, che si autodenunciò per l’aborto[ procurato evidentemente nell’ambito territoriale pertinente ai codici catastali dei comuni dell’alto ionio, forse finanche a quelli del contiguo entroterra della Basilicata afferente al petrolio, cosa non improbabile visto che la madre affidataria del poeta è dalla Val d’Agri che proviene, non dimenticando che nel suo ceppo c’è un cognome di cui un portatore discendente finisce nelle grazie amministrative del padrone della ruota!], rigorosamente stampati dalla tipografia “Baudano” di Torino, anche quando non esisteva più.
[vii] Cfr. Paul Watzlawick: ibidem.
[viii]Cfr. Paul Watzlawick, La manciata di fagioli, in: Idem, Istruzioni…,trad.it.cit.:pagg.37-39.
[ix] Che quel giudice dei fagioli conosceva bene così tanto che falsificherà la firma del poeta per poter continuare a navigare all’infinito nell’ipersoluzione pretorile afferente a quella procura famosa per i moduli “stampati” dalla fantasmatica tipografia Baudano di Torino, che come quello spirito, nella “manciata di fagioli”(ma anche nella “manciata del granone per le galline”, che anche quel giudice onorario vendeva fin quando poi chiuse bottega e nello stesso luogo del commercio all’ingrosso fece subentrare la sezione locale di quella che diventerà “Equitalia”), ha continuato a perseguitare il poeta che si autodenunciò nel 1975 per aborto a Torino per amore della causa portata avanti dai Radicali di Marco Pannella. Sul dispositivo di alleanza tra questo venditore di fagioli, che, quando usciva dal gabbiotto che s’era fatto nel magazzino da dove conteggiava i ricavi del suo commercio all’ingrosso andava ad amministrare la giustizia che onorariamente la mitica Pretura Circondariale gli aveva affidato, e quel Mirabile pretore, in funzione durante la stagione dell’89-90-91-92-93(…), in cui ebbe modo di strabiliarci con la sua mirabolante tecnica dell’equo canone a partire dalla somma prefissata,dal suo collega, nel contratto con la firma falsificata al momentaneo conduttore ( è il Mirabile pretore, che contemporaneamente, sta mostrando la sua tecnica procedurale anche nella faccenda terribilmente Heimlich del giocatore di calcio Bergamini, “suicidato” a Roseto Capo Spulico il 18 novembre 1989), riferirò in un altro testo, sempre che non tirino fuori (che so? Dal galoppatoio che è stato istituito dalla mattina alla sera nell’aranceto che io dico di Mia Nonna dello Zen e loro sanno che afferisce al (-φ) formalizzatole per la discendenza) un equus ancor più, come dire?, più “vincente” di quello che correva prima…
[x]  Se ancora ve lo ricordate, dopo 8 lustri, per via di chi si innamorò del poeta e della sua memoria, forse anche quella che di giorno lavorava alla Biblioteca Nazionale e di notte pensò di innamorarsi del poeta venendo all’”Uovo”, l’uovo, appunto, era 8 e la gallina, che non sa giocare a tennis, è ovvio, faceva 752, se non aveva l’erre moscia, ve lo ricordate? Fu così che per via della legge del 22 maggio e anche per la precedente 22^ Rivoluzione Solare venne una tizia un giorno a fare la finta tonta: e allora te lo ricordi ancora,Vuesse caro, cosa c’è al 22? Cosa vuoi che ci sia: Noon, no? Tra il “mezzogiorno” del sole e il “mezzogiorno” della Terra, non è la poesia la sterminazione dei nomi di Dio, come la intende Baudrillard? Ricordi, le dissi alla tipa,che non poteva essere più presa come un demone meridiano,  c’era anche none al 22: tra “niente” e “nessuno”: quasi come il mio Medio Cielo. Assolutamente impossibile allora che poteva esserci Nun, “suora” o “monaca”, né-né. Per il 98 era evidente, nessuna perplessità:inequivocabilmente il 98 è il pube, a meno che non fosse il pub,per via dell’”Uovo”, che era quel circolo femminista dove la bibliotecaria venne a mostrare al poeta quant’era brava a giocare a tennis., e che, comunque,è sempre 8 anche a mezzogiorno.
[xi] V.S.Gaudio, La 22^ Rivoluzione Solare, Milano 1974: pagg.76-77.