Poiché stiamo parlando dell’amore,
questo fu in quel freddissimo inverno a Torino, quando, scendendo non so da che tram davanti alla stazione di Porta
Nuova mi autodenunciai per la campagna per legalizzare l’aborto firmando il
modulo dei Radicali, è opportuno fare una considerazione. Dostoevskij faceva
notare che la parola biblica “Ama il prossimo tuo come te stesso” va intesa
all’inverso, ovvero nel senso che si può amare il prossimo solo se si ama prima
se stessi. In maniera meno raffinata, ma assai più pregnante anch’io espressi
la stessa idea parecchi secoli dopo: “Non mi passerebbe neanche per la testa di
iscrivermi a un partito che sia disposto ad accettare tra i suoi iscritti uno
come me.” Okay: è una battuta di Groucho Marx, e la riporta Paul Watzlawick con
qualche leggera variante in “Chi mi ama ha qualcosa che non va”[i]. Essere amati, scriveva
Watzlawick, è sempre qualcosa di misterioso, e non è consigliabile voler sapere
troppo. Difatti, chiedendo in giro mi si rispondeva quasi sempre che
l’interessata non riusciva a capire cos’era, e una piccola percentuale mi dava
come motivo un punctum che io non
avevo mai considerato come la mia più affascinante qualità; per esempio per il
fatto che, quand’ero in quell’età negli anni Settanta, ero capace di
affascinare chiunque con la mia capacità mnemonica: arrivavo ad abbinare mille
oggetti a mille numeri secondo l’abbinamento che mi veniva predisposto, e poi
alla volontaria che mi chiedeva quale era l’oggetto abbinato al numero 75 io
rispondevo ch’era il gallo; e lei chiedeva: al 752? La gallina; continuava: al
950? Il pollaio. All’8? L’uovo. E quindi mi guardava con un’espressione
indicibile: “E allora viene prima l’uovo e dopo la gallina…”
L’aborto dei Radicali , l’autodenuncia del poeta a Torino, la Procura di Castrovillari ▌
In memoria di Marco Pannella
by V.S. Gaudio
Quella che invece era il mio grande
amore mi diceva che si era innamorata di me perché, da grande, avrei avuto una
voglia sulla spalla sinistra; cosa che, poi, avvenne. La voglia è come la Lust freudiana, che è un po’ attigua
alla Lust gaudiana. Fu per questa
voglia che avevamo l’uno dell’altra che non considerai la regola di Watzalawick:
che è quella di non accettare con riconoscenza tutto quello che la vita vi
offre attraverso il vostro partner, fate lavorare il cervello; chiedete a voi
stessi, non al vostro partner, perché vi ama; avrà sicuramente un secondo fine
qualsiasi, e certamente non ve lo
rivelerà, men che meno a voi che glielo chiedete.
Marisa Aino & V.S. Gaudio |
Proprio per questo, si finisce secondo
la regola di Watzlawick, nessuno dei due merita di essere amato: se lei mi ama
così tanto non merita amore perché per amarmi così tanto deve avere qualcosa
che non gli funziona nella libido, e allora viene smascherata la miseria della
persona amata, o meglio la sua assoluta insignificanza, così di norma avviene
tutto quando si comincia a vedere che appena c’è una gonnella che passa, fosse
pure quella scimmia con la bandiera che veniva a scuola con noi, la fisiologia innalza tutto l’oggetto
“a” al meridiano, ma nessuno se ne accorge, anche se la scimmia sventola la
bandiera, l’importante è che solo una
persona disprezzabile può rispettare qualcuno o qualcuna così disprezzabile
come me , o meglio: non posso amare nessuno che io disprezzi; tanto ebbe a
scrivere nei suoi Nodi Laing[ii].
Invece io, così dentro il miracolo e la
bolla del grande amore, essendo chi ama, sono naturalmente destinato ad essere
nobile, soccorrevole e buono. E voi sapete che la persona soccorrevole che non
si preoccupa di scoprire i “veri” moventi del suo comportamento può fare
dell’aiuto a qualcuno una specie d’inferno, specie se è nel mirino di quella
che era la mitica Procura della Repubblica di Castrovillari: è grazie a
Pannella che io e il mio grande amore abbiamo scoperto subito cosa fosse questa
mitica e, per molti versi mitologica, struttura
della ruota giudiziaria, insomma noi eravamo quelli denominati “senza Ruota” , e, firmando per fare in modo che fosse legalizzato l’aborto,
eravamo negli anni di piombo, vi rendete conto? , nella città della ruota, fui
forse l’unico[iii]
ad essere perseguito per l’autodenuncia , tanto che, con l’assistenza dello
studio legale Magnani-Noya, che
sosteneva la campagna dei Radicali, una mattina andai a deporre davanti al
giudice istruttore lì alla Procura di Torino, che era ancora in pieno centro,
in via Milano, se ricordo bene; capite? S’era mossa solo la mitica Procura di
Castrovillari contro V.S.Gaudio[iv], il poetino spedito nella
città del torinese, e poi da lì venne
fuori la Legge 194 del 1978, senza che io ostentassi la cosa misteriosa e ne
menassi vanto per il sacrificio e l’aver dovuto subire l’apertura di una
istruttoria per una campagna politica che avrebbe dovuto smantellare tutto il
perverso, criminale, ammašcato mondo dell’aborto clandestino, certo chi poteva
pensare poi che sempre dalla terra da dove fui spedito a Torino sarebbe venuta
la grande avanzata in tutta Italia, ma in maggior misura nella Lombardia così
industrialmente avanzata e urbanizzata, dei ginecologi obiettori di coscienza
tra “Comunione e Liberazione” e la massoneria più inquietante?
Adesso che se n’è andato Marco Pannella,
ho ripensato a tutta la cosa misteriosa che c’era tra la ruota giudiziaria di
Castrovillari e la ruota di Torino, e m’è venuto un po’ di gaudio per aver potuto
puntualizzare il fatto, quel fatto di 40 anni fa, con il mio grande amore di più di 50 anni fa:
non è come essere stati, ma ci siamo ancora, in una pièce di Genet: in cui poi
tutto termina con Madame Irma che si rivolge al pubblico, alla fine della sua
dura giornata o della sua dura notte di lavoro: “Bisogna tornare a casa, dove
tutto, non dubitate, sarà ancora più falso che qui”[v]. E fu così, anche per noi,
perché era proprio dalla casa di origine che la ruota girava, e , prima che
Marco Pannella uscisse di scena, ci fu l’ulteriore messa in scena,
nell’infinito allestimento del “Truman Show” in cui il nostro grande amore è intrappolato, della
recita sul tema dell’aborto, tra Castrovillari, che rimane sempre come presidio
più o meno pretorile, e la Sibaritide infinita, come presidio sanitario
infinitamente indefinibile. Mi ricordo ancora la scena del mio incontro con
l’assistente della Magnani Noya, che era Giammaria, e la ragazza che era lì
forse come segretaria, e le ragazze o le giovani donne che ho visto lavorare
come assistenti o segretarie a Torino,
in specie alla Fiat ai piani alti, di per sé, sono sempre tra la Lust e il
Gaudio, nella meccanica della sospensione pneumatica; e ricordo, poi, che per
più sere frequentai la sede del Partito Radicale in quell’inverno torinese in
via Cernaia; e ricordo che non solo pensai : “Non mi passerebbe neanche per la
testa di iscrivermi a un partito che sia disposto ad accettare tra i suoi
iscritti uno come me”, ma che declinai immediatamente l’invito a mettermi in
lista per le Elezioni che di lì a poco si sarebbero fatte. E la mattina in cui
andai in Procura, dove mi aspettava l’avvocato Giammaria, e la verbalizzazione
d’uopo per chiudere l’istruttoria[vi]. E poi ci fu la Legge
194. E pensai alla ruota di Castrovillari, che aveva giocato a un gioco a somma
zero, e l’avevo bloccata. E noi che giocavamo un gioco a somma diversa da zero,
nel nostro grande amore, continuammo, pur senza ruota e continuamente bloccati
in questo distretto pretorile, a darci alla nostra Lust, al nostro Gaudio. Il principio fondamentale del grande amore
è che i due che ci sono dentro sanno che la vita è un gioco a somma diversa da
zero e che si vince insieme perché nessuno dei due vuole battere il partner per
non esserne battuto; la regola, suggerisce Watzlawick, è fatta di lealtà,
fiducia, tolleranza, ma bisogna crederlo per poterlo fare, sono pochi i
fortunati che riescono a crederlo davvero fino in fondo[vii], è questo il gaudio:
riuscendoci siamo i creatori non solo della nostra infelicità, ma anche nella
stessa misura, più o meno, della nostra felicità.
Marco Pannella, ti risparmio, per ora,
di darti un resoconto di come ce la godevamo quando, voi tiravate fuori questo
e quel referendum, e noi andavamo in Comune a far tirare fuori, dal segretario
comunale, i moduli da firmare, che c’erano, sì, ma erano sempre nel cassetto
sbagliato fin quando non arrivavamo noi.
Grazie per avermi permesso di essere con
te per quella battaglia e per avermi permesso così di far uscire allo scoperto
quella Procura. Io l’ho fatto per amore, sono stato sempre dentro il mio grande
amore. E grazie anche per Enzo Tortora, anche se non è servito a fermare gli
effetti del massacro o del passaggio di quell’altra terribile ruota , che,
però, è sempre la stessa di quella che arrota qui in Calabria: la follia, disse
Nietzsche, è rara negli individui, mentre è la regola nei gruppi, nelle nazioni
e nelle epoche; e poi i politici(e i radicali non sono politici, come genotipi,
ma…poi i fenotipi vanno anche loro a vitalizio), i patrioti, gli ideologi, i corrotti, i
mafiosi, et similia, son tutti giocatori a somma zero. La soluzione non è come l’ipersoluzione,
è disperatamente semplice, ma forse per trovarla bisognerà che a un certo punto
sulla spalla sinistra ci sia quella voglia, Lust
o Gaudio che sia, e quella mitica
Procura che come lo spirito, nella manciata di fagioli[viii], ritorna ogni notte a
perseguitare il deponente del gaudio senza dargli pace, finché non lo fa
sparire, non chiedendogli quanti fagioli ho in mano( a questo avrebbe risposto
esattamente l’affiliato a quel distretto pretorile che faceva
contemporaneamente il giudice conciliatore e il venditore di fagioli
all’ingrosso) ma, semplicemente, disperatamente semplice, mettendo la propria
firma sull’autodenuncia per far uscire
la 194 nello stesso anno dell’equo canone[ix] .
Adelaide Aglietta e Enzo Tortora 1985 |
L’essere soccorrevoli è oltremodo nobile e buono quando non esiste alcun particolare legame affettivo; l’aiuto disinteressato è un eccellente ideale e, secondo quel che si dice(d’altronde che si può dire?), trova in se stesso la propria ricompensa. Detto questo, a meno che ci si sia scoraggiati, nella fase dello stomaco pieno, e la disponibilità a porgere aiuto soccomba al dubbio, il vero movente dell’essermi autodenunciato(c’era un modulo lì, che dovevo fare?) come Adele Faccio, Emma Bonino e, poi, Adelaide Aglietta, vai a vedere, senza che ci fosse lo zampino del diavolo, può essere connesso al fatto che io sia l’autore(ventiduenne) di questa poesia, che, tratta da La 22^ Rivoluzione Solare, dedico a te, incallito fumatore di toscanelli, come colui che fu il mio padre affidatario, fumatore accanito qui sul marciapiede fuori casa nell’ambito del civico numero del mio domicilio coniugale[x] , come appare indicato anche sulla busta dall’editore del mio primo libro di poesia.
Non ci credere-
le sagome di stupri
senza tariffail gatto che Balthus perse
lo buttai dal balcone
non oltre il 56
non leccava latte da noi
languore di pasta – spine di pesci
girava nell’immondizia
Quando sale su è nero
è grigio striato in verde
non è bianco
è arrugginito
onanisticamente si guardi a sinistra
scendendo, la scatola messa su
per digerire
non oltraggia la scarpa rotta
l’obiettivo
la gamba occulta l’atmosfera inedita
la stanza-distanza in ordine
non so che raptus edipico
appeso alla trave
vocifera sulla montagna
l’eco nel tramonto allarga
la reclusione
con tante allusioni
illustrate
sugli orli, la mutandina bianca
appare
il caminetto, il lume, le fascine
l’ultima caldaia degli anni 20
bolliva cenere
con tante allusioni
topi di campagna mangiavano
arance.
(19 agosto ’73)[xi]sugli orli, la mutandina bianca
appare
il caminetto, il lume, le fascine
l’ultima caldaia degli anni 20
bolliva cenere
con tante allusioni
topi di campagna mangiavano
arance.
a Marco Pannella
in memoria
in memoria
V.S.Gaudio La 22^ Rivoluzione Solare Laboratorio delle Arti Milano 1974 |
[i] Cfr. Paul Watzlawick, Chi mi ama ha qualcosa che non va, in:
Idem, Istruzioni per rendersi infelici,
trad.it. Feltrinelli, Milano 1984.
[iii] Il poeta afferma il
vero: lui non era affiliato ai radicali e, come svela nel testo,uscirà di
scena, dopo aver visto qualche riunione affollatissima in via Cernaia da cui,
poi, sarebbero usciti i deputati del Partito Radicale nel 1976: Oltre a
Pannella, Mauro Mellini, Emma Bonino, Adele Faccio, queste due nel 1975 vengono
addirittura incarcerate per procurato aborto e istigazione all’aborto. La
presidente del partito Radicale Adele Faccio fu la prima a fare un'autodenuncia
pubblica per aborto durante una manifestazione dei Radicali, al teatro Adriano
di Roma nel gennaio del 1975. Il suo processo fece epoca, divenne un
palcoscenico per la denuncia degli aborti clandestini e dei "cucchiai
d'oro".
Domicilio coniugale del poeta spedito a Torino |
[v]Cfr. Paul Watzlawick, L’uomo sia
nobile, soccorrevole e buono, in: Idem, Istruzioni
per rendersi infelici, trad.it.cit.
[vi]Chissà chi era il
giudice istruttore che archiviò l’istruttoria avviata dalla Procura calabrese
che fin nel ventunesimo secolo faceva affiggere avvisi, alla porta del poeta,
che si autodenunciò per l’aborto[ procurato evidentemente nell’ambito
territoriale pertinente ai codici catastali dei comuni dell’alto ionio, forse
finanche a quelli del contiguo entroterra della Basilicata afferente al
petrolio, cosa non improbabile visto che la madre affidataria del poeta è dalla Val d’Agri che
proviene, non dimenticando che nel suo ceppo c’è un cognome di cui un
portatore discendente finisce nelle grazie amministrative del padrone della ruota!],
rigorosamente stampati dalla tipografia
“Baudano” di Torino, anche quando non esisteva più.
[ix] Che quel giudice dei
fagioli conosceva bene così tanto che falsificherà la firma del poeta per poter
continuare a navigare all’infinito nell’ipersoluzione
pretorile afferente a quella procura famosa per i moduli “stampati” dalla
fantasmatica tipografia Baudano di Torino, che come quello spirito, nella
“manciata di fagioli”(ma anche nella “manciata del granone per le galline”, che
anche quel giudice onorario vendeva fin quando poi chiuse bottega e nello
stesso luogo del commercio all’ingrosso fece subentrare la sezione locale di
quella che diventerà “Equitalia”), ha continuato a perseguitare il poeta che si autodenunciò nel 1975 per
aborto a Torino per amore della causa portata avanti dai Radicali di
Marco Pannella. Sul dispositivo di alleanza tra questo venditore di fagioli,
che, quando usciva dal gabbiotto che s’era fatto nel magazzino da dove
conteggiava i ricavi del suo commercio all’ingrosso andava ad amministrare la
giustizia che onorariamente la mitica Pretura Circondariale gli aveva affidato,
e quel Mirabile pretore, in funzione durante la stagione dell’89-90-91-92-93(…),
in cui ebbe modo di strabiliarci con la sua mirabolante tecnica dell’equo
canone a partire dalla somma prefissata,dal suo collega, nel contratto con la
firma falsificata al momentaneo conduttore ( è il Mirabile pretore, che
contemporaneamente, sta mostrando la sua tecnica procedurale anche nella faccenda
terribilmente Heimlich del giocatore
di calcio Bergamini, “suicidato” a Roseto Capo Spulico il 18 novembre 1989),
riferirò in un altro testo, sempre che non tirino fuori (che so? Dal
galoppatoio che è stato istituito dalla mattina alla sera nell’aranceto che io
dico di Mia Nonna dello Zen e loro sanno che afferisce al (-φ) formalizzatole per
la discendenza) un equus ancor più, come dire?, più “vincente” di quello che
correva prima…
[x] Se ancora ve lo
ricordate, dopo 8 lustri, per via di chi si innamorò del poeta e della sua
memoria, forse anche quella che di giorno lavorava alla Biblioteca Nazionale e
di notte pensò di innamorarsi del poeta venendo all’”Uovo”, l’uovo, appunto, era 8 e la gallina, che non sa giocare a
tennis, è ovvio, faceva 752, se non aveva l’erre moscia, ve lo ricordate? Fu
così che per via della legge del 22 maggio e anche per la precedente 22^
Rivoluzione Solare venne una tizia un giorno a fare la finta tonta: e allora te
lo ricordi ancora,Vuesse caro, cosa c’è al 22? Cosa vuoi che ci sia: Noon, no? Tra il “mezzogiorno” del sole e il “mezzogiorno”
della Terra, non è la poesia la sterminazione dei nomi di Dio, come la intende
Baudrillard? Ricordi, le dissi alla tipa,che non poteva essere più presa come
un demone meridiano, c’era anche none al 22: tra “niente” e “nessuno”:
quasi come il mio Medio Cielo. Assolutamente impossibile allora che poteva
esserci Nun, “suora” o “monaca”,
né-né. Per il 98 era evidente, nessuna perplessità:inequivocabilmente il 98 è
il pube, a meno che non fosse il pub,per via dell’”Uovo”, che era quel circolo femminista dove la bibliotecaria venne
a mostrare al poeta quant’era brava a giocare a tennis., e che, comunque,è
sempre 8 anche a mezzogiorno.
[xi] V.S.Gaudio, La 22^ Rivoluzione Solare, Milano 1974: pagg.76-77.