Remo Pagnanelli
♠ EXILES|
Uccelli di specie lontana salutano
passeggiando come foschie sopra
l’adolescente fanciullo adriatico
nell’estivo rifiorire del mare in
un’erica sepolcrale sorella all’autunno.
Gli orti sono invasi da spume presto
secche.
forse è ottobre, forse autunno, non
sappiamo,
quando s’inazzurrano, per celarsi, le
vene
della città, le piane desiderate già
al
primo caldo di pasqua, dolci e
struggenti.
Scendiamo a coppie sui laghi bianchi,
dalle
punte bionde e fiacche, non traslucidi
ma
opachi, come noi sul punto di
addormentarsi.
Ora fa buio e le candide pernici (nelle
estati,
marroni e scattanti ai nostri
brindisi)
s’alzano verso gli chalet delle
pensioni
e i mangiatori di fiori graffiano le
siepi
delle ringhiere.
♠ CLINICA|
Efficiente disordine. Bottiglie
morandiane
metà opache, lembi di liquide rose sui
guanciali, veli veloci a coprire……………
nel mattino di sole ci si guarda
splendere
tra i palmizi e i vasi della villa
vicina,
una lacca d’oro entra sulla lampadina
accesa all’angelo custode…………………..
……………………………………………………………
………………………………………………(in pozzi
bianchissimi e ruotanti
ascolto l’amata traversare vertiginosi
giardini, ignorare gli aliti
imputriditi)
nelle brocche, nei cristalli dei
lumini
e delle lacrime il tuono delle regate
mosse di fine stagione, lo zoo vuoto
dalle foglie sanguinanti, la schiera
del gruppo che si sgrana e profonda
nel sudore…..………………………………..
ora che il fuoco sottile delle lamine
è un sogno
della visibilità, un verde pendant di
pellicani neri
si versa secco nel parco opaco e voi,
fratelli separati,
che la nebbia sbriciola via
corrucciati e spenti,
scendete dando le spalle
|da: Le proporzioni poetiche.La poesia italiana fra gli anni Settanta e
Ottanta, vol.3, a cura di Domenico Cara, Laboratorio delle Arti,Milano 1987|