Cecilia Roth non è mia madre
by anonimo del gaud
Se fosse
stata la madre, o anche mia Nonna, non dico quella dello Zen, ma l’altra,
quella che ebbe in sposo un ebreo che se ne andò in Argentina e tornò con il
Tarocco Viennese, non quello prodotto da Piatnik Wien, ma un altro stampato in
Sudamerica e recante per ogni figura il pronostico in spagnolo, come la Dame,la Regina,
nel Tarock Viennese, avrebbe avuto un valore di 4 Punkte, e allora chi avrebbe vinto?
Ma questo
mai mi era venuto in mente, perché tutta la mia saggezza e la finezza della mia
mente, in verità, non mi danno alcun piacere, ma di continuo una forza
gigantesca, e riesco a compiere meravigliose prodezze, anche quella di tirar su da un fosso non dico un trattore ma
la falce che miè sfuggita di mano, o anche quel riuscire ad alzare le vele e a
prendere i venti del destino dovunque conducano il vascello, o il taxi , che è
prima dentro un vago desiderio, o è un vascello che smania per il mare,
quantunque sia Barcelona e ne ha paura, molte volte ho osservato e ascoltato e
ho visto Cecilia Roth, che, per quanto sia la madre, sta cercando solo il padre
di suo figlio, e Tajabone, in verità, a chi fu offerto l’amore e chi fuggì i
suoi disinganni e per chi il dolore bussò alla porta e chi fu ad averne paura?
Se la paura sia senza requie come il vago desiderio e alzi pur’essa le vele, e
la madre sia Cecilia Roth, che per essere un vascello con una vela ammainata
non è alla fonda in un porto, in verità è la vita che non ha significato che
prende la via del mare e non il taxi a Barcelona, quando scende l’angelo e non
ci sono più stelle e soli e mondi infiniti per volare ho una certa stanchezza,
anche perché non si sa niente della madre, che sta cercando il padre, e non
avanza nell’oscurità, il cielo non è velato, ed è così tardi nella notte a Barcelona eppure la strada era
giusta, e come avrei voluto chiamarla: “Oh, Manuela, oh signora Cecilia Roth!”
, vorrei tanto che fosse non certo mia madre quantunque forse anche mia sorella,
certamente ora che siamo molto vicini al segreto, stringerla a me con l’amore
che sentivo e così lentamente avanzare lentamente verso il segreto, perché la
polvere è per strisciare, il cielo e l’angelo, Tajabone, è per volare e accarezzare, perciò, o anima, si è
fatto tardi e ormai son cresciute le ali pure a te e dunque vola alta, perché a
star giù, tolta la musica, gli avvoltoi ruotano e ruotano e le colline dormono,
non c’è più neanche la polvere della strada...
L'amore, quello, si sa, un po' dentro l'assoggettamento al desiderio che è nel transfert, ha questo d'analitico, che, facendosi amare, il soggetto propone lui stesso quella falsità essenziale che è l'amore; dopo tutto che cosa c'è in mia madre, ad esempio, che non ci sia nella madre che è Manuela, se non che ognuna per sé si occupi della sua anima,che è come il desiderio del padrone: la voce della ragione è bassa, dice a un certo punto Freud, ma dice sempre la stessa cosa, che il servo potrà mai occuparsi del suo desiderio, saprà farsi i fatti suoi?
La madre è come il soggetto che si separa, sta inseguendo il suo desiderio, che ha una certa collusione con la veritàsolo che non si vede e non è reale, intanto che ci si esercita nel gioco del fort-da :lo so che è sciocco, e Manuela, l'ho detto, non è mia madre, non potrebbe mai esserlo non tanto perché mia madre è nata a gennaio, all'inizio, e lei ad agosto, ma perché lei avrebbe potuto essere mia sorella o la mia amica nel Dasein che dall'infanzia mi porta su e si sa che non c'è fort senza da e, per così dire, senza Dasein, e allora cos'è sciocco se non il fatto che quando dal finestrino del taxi lei veda i monumenti di Gaudì che appunto mi pare che è cosìche perì come il figlio e Roland Barthes, ed èil mio nome che lei vede e mi trova lì come per incanto èlei che mi guarda, Tajabone, e che ci faccio a Barcelona che cosa sto inseguendo, mia madre o mio padre?
Cecilia Roth è Manuela in "Todo sobre mi madre" |
L'amore, quello, si sa, un po' dentro l'assoggettamento al desiderio che è nel transfert, ha questo d'analitico, che, facendosi amare, il soggetto propone lui stesso quella falsità essenziale che è l'amore; dopo tutto che cosa c'è in mia madre, ad esempio, che non ci sia nella madre che è Manuela, se non che ognuna per sé si occupi della sua anima,che è come il desiderio del padrone: la voce della ragione è bassa, dice a un certo punto Freud, ma dice sempre la stessa cosa, che il servo potrà mai occuparsi del suo desiderio, saprà farsi i fatti suoi?
La madre è come il soggetto che si separa, sta inseguendo il suo desiderio, che ha una certa collusione con la veritàsolo che non si vede e non è reale, intanto che ci si esercita nel gioco del fort-da :lo so che è sciocco, e Manuela, l'ho detto, non è mia madre, non potrebbe mai esserlo non tanto perché mia madre è nata a gennaio, all'inizio, e lei ad agosto, ma perché lei avrebbe potuto essere mia sorella o la mia amica nel Dasein che dall'infanzia mi porta su e si sa che non c'è fort senza da e, per così dire, senza Dasein, e allora cos'è sciocco se non il fatto che quando dal finestrino del taxi lei veda i monumenti di Gaudì che appunto mi pare che è cosìche perì come il figlio e Roland Barthes, ed èil mio nome che lei vede e mi trova lì come per incanto èlei che mi guarda, Tajabone, e che ci faccio a Barcelona che cosa sto inseguendo, mia madre o mio padre?
Ta, tajabone de nuy tajabone
ta, tajabone de nuy tajabone
Abdu u Iambaar gniari malaykala
ch’awé étchiko daan si séroo
Muomu muhnilda degëm du lingaan
muomu muhnila degëm woor nga-am
ch’awé etchiko daanu si seroo
muomu muhnida degem du lingaam
muomu muhnida degem woor nga-am
Tajabone de nuy tajabone
tajabone de nuy tajabone
wou leij wou leij
wou leij wou leij
Abdu jambaar gniari malaykala
chico woley juge daanu si sero
muhnila degem du linga’n
muhnila degem woor nga-am”.
English translation:
“Tajabone we’re going to Tajabone
Abdou Jabar he’s an angel
coming from the skies to your soul
He’s going to ask you did you pray
he’s going to ask you did you fast
he is coming to your soul
he’s going to ask you
did you pray did you fast”.
Ismaël Lô, Tajabone – 4:24
Album: Natt (1986)
Album: Ismaël Lô (1990)
Album: Sénégal (2006)
Brano inserito nella colonna sonora del film Tutto su mia madre (1999, tit. orig. Todo sobre mi madre) diretto da Pedro Almodóvar, con Cecilia Roth, Marisa Paredes e Penélope Cruz.