la cugina picardienne di Aurélia Steiner?
·Seconda e-mail di Aurélia
sur sa cousine Tille Potine
La boucanière qui mange des lentilles
de la boîte starà per imbarcarsi, che dici ? Una che mangia lenticchie d’estate
lì col vestitino leggero nel prato a Péronne…
Ma una che mangia une boîte di 820
grammi di lenticchie avrà bisogno dopo di testure ben consistenti e dure, anche
se les potinières con le spalle ossute e un naso così fallico e consistente
sembra che siano patite di quei piatti
in cui poter trastullare la forchetta o il cucchiaio senza nemmeno l’aiuto del coltello- continua a scrivere nella sua e-mail
Aurélia Steiner- non tacendo sul fatto che tra gli ingredienti delle lentilles
cuisinées à l’Auvergnate, nella boîte di Raynal & Roquelaure, ci siano les couennes[pork rinds, ma “quelle couenne!”, “che
minchione!”, essendo tante le cotiche tanti saranno i minchioni?...], le saindoux[lard, è propriamente lo strutto, la sugna, tanto
che ti ci puoi “’nzugnare”, tu poeta dell’ Enzuvë]
, le graisse de canard [che essendo il “ronzino” o l’”ampolla”, ci vuole poco a
capire cosa ci si può fare con il “grasso” col “ronzino” o con l’”ampolla”], le
bouillon de volaille[che è, sì, il brodo di pollo, ma “volaille” starebbe anche
per “sgualdrina” e se si pensa al “bouillon pointu”, che è il “clistere”, non
si può non prospettare un bel “clistere alla zoccola”!...], les oignons.
Certo è che ma cousine qui mange 820
gr. de lentilles cuisinées à l’Auvergnate senza nemmeno riscaldarle, e che
trovi in qualsiasi Leclerc, Carrefour, Cora, U, Géant, Intermarché di Francia a
2 euro circa(di meno da Leclerc, quasi 1.83 in media, e di più da Intermarché attorno ai 2 euro e
15; à Péronne quest’inverno da Auchan era sui 2 euro e 9 centesimi), non è che
nasconda il nutrimento nell’anima dell’uovo; tu che sei poeta, quando te la
trastullavi la libido et la saucisse a guardarla sul desktop, non avresti mai
potuto tirarle giù i versi di Nyang Pot Troueng, poeta del XVIII secolo, che
scrisse che “il tiatraounga nasconde i desideri come gli occhi chiusi
nascondono l’umidore dei sessi”, non certo perché mangiasse lentilles à l’Auvergnate
direttamente dalla boîte e non
tiatraounga annamita che, a detta di Vázquez Montalbán , è correlabile con
atleti sessuali annamiti oggi inesistenti di cui ci giunge la fama della
leggerezza di monta e la mobilità sublime delle appendici, ma piuttosto perché
mia cugina non nasconde né i desideri né l’umidore dei sessi, il suo e quello
del doppio fallo, c’è anche quello che non è in scena e che è o sarà l’occhio,
lo sguardo del poeta di poi, il sesso anamorfico che, ne converrai, la
boucanière sa nutrire come se fosse lei l’anima dell’uovo.
Ma cousine, va là, mange la boîte
des lentilles come se mangiasse puré di tartufi, con la stessa oscenità di
questo elisir che, come scrisse Manuel Vázquez Montalbán, “sembra appena uscito
da un mortaio satanico”.
P.S. La vera ricetta delle
lentilles cuisinées à l’Auvergnate, che non sia quella inscatolata da Raynal
& Roquelaure, può comprendere 1
chilo e mezzo di viande de porc e 6, six, che è il numero giusto della figa,
anche a Napoli, saucisses, che quando non sono saucisses d’Auvergne, in questo
caso 600 grammi per 400 grammi di lentilles, siano salsicce de Montbéliard, che
, va da sé, caro il mio poetuccio del Saraceno e della salsiccia delle Trebizecce,
come hanno catalogato il paese alla destra del Saraceno i Mormoni di Salt Lake
City, fanno viepiù sottentrare, chiamale salsicce anamorfiche, cazzone
lacaniano ma colto, il “biliard anglais” [ou français ? Non ne hai scritto
traendo spunto dal film “Swimming pool” con Ludivine Sagnier?] in cui Tille è
maestra e patita, non solo a Péronne per la “Bataille de Saint-Joseph”vera e
propria ma anche in tutti quei lidi e le contrade tutte del mondo e disperse in
cui si è avventurata, compresa la contrada del Saraceno dove continui a
mangiare anche tu lenticchie e scorz’i purk e a far sorvolare sul tuo meridiano
all’azimuth dell’oggetto a l’immagine
di Tille per la tua quotidiana “Bataille des Jésuites”…lì, dove è tutto una
commenda gerosolimitana, oh Vuesse, ma non sborravi già nel pantano ai tempi
della 22^ rivoluzione solare, non ti sei impantanato abbastanza?
La copertina de La 22^ Rivoluzione Solare (Milano 1974) a cui si riferisce Aurélia Steiner |
· Mia e-mail ad Aurélia sur sa cousine Tille Péronne la potinière
Tua cugina Tille che mangia
lentilles direttamente dal barattolo e non pare che fosse lì in quel prato per
la Pasquetta mi fa pensare sempre più allo zenzero, quella pianta seminata in
marzo e raccolta in estate, che Nostradamus riteneva indicata alle donne dall’utero
freddo che non riuscivano a concepire.
La guardi e pare che stia mangiando
polpa trita con lo zenzero, perché se c’è lo zenzero vuol dire che les
lentilles o i trucioli animali siano stati preparati con amore, e per il fatto
che sia à Péronne, topos della branlette, ma anche per tutta la poetica del suo
nome e la linguistica dei suoi dettagli fisiognomici, la vedo anche in virtù
del barattolo di 820 gr. allungare la decantazione con la confettura di zenzero
verde indicata per le pelli bianche e lentigginose, ectotipi, ed ecosistemi,
direbbe Vázquez Montalbán, dall’indicibile strettezza dell’ano, speculare al
gran rilievo del naso e all’apertura vasta della bocca.
E non è per niente vero che questa
marmellata di Nostradamus, che è più unguento che confettura, abbia “bisogno di
esseri umani biondi con carni vissutelle, sottoposte alla dittatura della
lingua in perfette condizioni” come asserisce Manuel Vázquez Montalbán, questa
confettura di zenzero ha bisogno di un dolicotipo nevrotico e bruno come la
potinière, e delle sue mani, ma anche della sua bocca e del suo viso fin quando
il sole non tramonti affinché la navigazione continui per lo stretto canale
situato ad ovest.