Giancarlo Pavanello le avventure di Franz Mensch dado tutto bianco Milano 2017 |
Isotta sparita
nel parco dei cacciatori
di teste
col top rosso
riappare
a Torino
nel denim nero al poeta
(che sta
fumando una Gauloises,
manco fosse
Morselli)
Isotta, quando esce di casa è sera [il tema
del “buio” percorre tutta la serie di “svestire gli ignudi”].
Isotta, fa un po’ Cappuccetto Rosso, si mette
un formidabile, provocante top rosso, dice che va a trovare un’amica.
E deve attraversare a piedi il parco dei “cacciatori
di teste”: non prende un taxi[i],
come vorrebbe la logica e la prescrizione di quello
che Eric Berne designa come stato del Genitore,
se non dell’Adulto[ii];
e nemmeno un mezzo pubblico, a Milano la
metropolitana ti porta più o meno dappertutto.
Valéry era uno scrittore del mattino: caffè,
lume, alle cinque del mattino, ogni mattina.
Flaubert, in parte, era uno scrittore della
notte, ma scriveva giorno e notte, come V.S. Gaudio.
Rimbaud: “Ora è di notte che la vinco. Da mezzanotte
alle cinque del mattino. (…)Alle tre del mattino la candela è
consumata”.
l'apparizione di Isotta pag. 22-23 |
Kafka: la sua gioia nell’aver scritto La
condanna senza interruzione, dalle dieci di sera alle sei di mattina.
Proust: ”Mi si diceva buonasera appena dopo il
servizio postale”; i suoi amici gli facevano visita durante il Sole di
Mezzanotte.
Kafka, verso sera, è quando sente il soffio,
la vicina possibilità di grandi situazioni che lo tirino su e potrebbero
renderlo capace di tutto.
Balzac, niente, non riusciva a lavorare se non
aveva davanti a sé almeno tre ore.
l'apparizione di Isotta pag.24-25 |
l'apparizione di Isotta pag.26-27 |
V.S. Gaudio: prese il Fossil, una volta, e,
poi, il Casio Lunare, e li posizionò in un cassetto: cazzo, basta con tutte
queste eclissi anulari ogni luna nuova, e poi a fare il lupo mannaro con la
luna piena che l’altra volta, a Torino, una ch’era nata a Milano, e mi vide in
non so quale parco, che lei stava andando, come Isotta, a trovare un’amica, che
abitava in via Invorio, ed aveva un denim nero, come lo chiamano adesso i
giapponesi inseguitori e istantanei fotografi del culo, che, quando mi chiese
nel parco: mi fai accendere?, io che stavo fumando una Gauloises, e lei: “Cazzo, dammene una…”e, accendendogliela: “Sei un
seguace di Morselli?”[iii], e io: è possibile che,
durante il lavoro notturno, ci sia il godimento di una perversione, inversione
del sole e della luna, alla Proust? Se è per il panettone Motta può darsi, e:
lei:”Come sto?”, tanto che io: “ti sei vestita così per attraversare il parco a
piedi e devi andare dalla tua amica[iv], e hai incontrato me, e c’è
la luna piena, e allora l’inversione, scusa un po’ se c’è un’eclisse, sarebbe
lunare o solare, siamo a metà strada della notte o all’alba?”
Non pensi che potrei rapirti come i cacciatori
di teste di Pavanello in “Le avventure di
Franz Mensch”, episodio: “Il
rapimento di Isotta”[v]?
così era vestita Isotta quando aveva deciso di attraversare il parco dei cacciatori di testa: pag.10 come sto? il top è rosso: pag.11 |
Cioè non sono un cacciatore di teste, un
cacciatore di teste di cazzo?
Nella pratica sottile della solitudine, quanto
attiene ai sogni, quanto alle fantasie, e quel che resta è la ragione di quello
che Lacan chiama (-phi)?
Isotta, mettiamo che anche la torinese di
Milano, fosse lei Isotta, doveva sposarsi, l’evoluzione dei costumi fa sentire
l’assenza di una parola: Matrimonio?
Però c’è la Lista Nozze che, non è bello ma, formalizza il concubinaggio, e rende coabitanti e concomitanti immagini,
fantasie, fotografie, fotogrammi, fumetti, ologrammi e fabule, anche l’archetipologia,
che può afferire a Jung ma ci si attenga a quella, di Gilbert Durand; tant’è
che si venne a sapere che Isotta doveva sposarsi.
E il poeta: e allora io chi cazzo sono, Tristàno?
-Ascolta, disse al poeta: tanto per dire e per
l’esperienza che ho, tu in biblioteca vai a fare il cacciatore di Isotte, anche
senza top rosso, e senza ‘sti maledetti jeans che: hai visto che culo che mi
fanno? E sapessi che frotta di giapponesi che viene a farmi istantanee o “medaglie vive”, la 28 del Foutre du Clergé de France[vi],
così ti convinci che lavoro davvero in biblioteca, testa di cazzo che pensi che
solo tu stai in mezzo ai libri: io sto in mezzo ai libri e quelli: zoom: mi
piego ed è fatta: mi metteranno tra 8 lustri in un blog di Hokkaido; e quando
lo vedrai per farti la tua sequenza notturna della 5x1 dei gesuiti: ah, ma questa è quell’Isotta, e il tuo (-phi) ti sale a lungo, lungo-lungo, lungo il meridiano, e: invece: non sono io, o
quantomeno è solo un ologramma! Che babbeo…
-Isotta, a me del punto d’appoggio di
Archimede, e della successiva considerazione del filosofo polacco Kolakowski:”Quando
costruiamo navi ed imbarcazioni dobbiamo comportarci come se fosse valida la
legge di Archimede”[vii],
sai quanto me ne può fregare, e, d’altra parte, me ne frego anche del numero
immaginario “i”, e, se vuoi proprio saperla tutta, verrà un giorno che me ne
fregherò anche del cosi sarà detto “algoritmo di Google”, per non parlare dell’”algoritmo Google+”(così pronunciato:”plas”, chiatto chiatto), e meno
male che non lo chiamarono “algoritmo Google x”, pensa un po’, magari davano
retta al giovane Törless di Musil[viii] e, ci pensi Iso’, l’avrebbero
chiamato “algoritmo di Google –“, per
via del fatto che Törless, solo a vederla la cifra “i”, rabbrividiva e pensava che quei calcoli l’avrebbero portato ad
aprirsi un account su Facebook, giusto perché tu stai facendo pratica come
bibliotecaria, che, in famiglia, si sa, sindacalisti fatti giornalisti, per via
dell’avanti popolo, da una premessa immaginaria, cazzo, Iso’, mi sa che
atterrate tutti sani e salvi dall’altra parte, tanto la Filosofia del come se di Vaihinger[ix], hai visto com’è
monumentale, tu la prendi in mano in biblioteca e io, cazzo, quando t’ho vista
con quel denim nero stretto sul podice, oddio, mai vista un’Isotta con tutta
questa “filosofia del come se” di
Hans Vaihinger!
-L’equazione della cifra “i” è innocua: x2 +
1= 0;
per questo, ingegneri, fisici e matematici la
mettono dappertutto e fanno tutti ponti, viaggi nello spazio e lezioni di
matematica per conto del Cepu;
io per certo so che nessuna grandezza, non
importa se negativa o positiva, divisa per se stessa può dare un valore negativo.
Vedi un po’ che opera monumentale tiro su
mettendomi la “i” ad uncino del denim nero che, da qui a quarant’anni, farà
uscire di testa i fotografi tutti tra Tokyo, Hokkaido, Shizuoka, Chiba e Hiroshima; che ne so, forse è per via dell’apertura
sinaptica, e allora si infiltra sempre un’altra sostanza di trasmissione…
-Se è per questo, tu sei come se fossimo nella
storia dei cammelli, altro che Cappuccetto Rosso[x]…Il cammello, e tu che fai l’Isotta, viene
utilizzato per un minuto e poi non è più necessario,
e allora tu che fai, quando fai finta che ti
hanno rapita?
Riappari da ologramma: la tecnica del “come
se”, se non fosse per la filosofia di Vaihinger,
va a finire che sarebbe stata quella dell’ologramma e dell’apparizione e della sparizione,
→la “tecnica di quella z… dell’Isotta! : “Come se”, Iso’, no?
O: “Iso’ del come se”?
Giancarlo Pavanello per V.S. Gaudio (...)questo volumetto prevede un seguito, che è tuttora in fieri, quasi compiuto ma che si è arenato per il sopraggiungere di una nuova crisi dell'autore(...) |
-Ebbè, allora tu che sarai, un cacciatore di Isotte, come se…pure tu,
come se, Trista’, tra cammella e lupa, è sempre un ologramma, sì: ma tu la 28
di quel Foutre del settecento[xi], pur facendo che son
secoli a battaglia dei gesuiti,
Trista’, stiamo qui a menarcelo da mesi e sempre a (-phi) stiamo ma meno-meno
→(=phi, cioè: phi meno-meno=), me lo farai sapere un giorno quante 28 a cammella e quant’altrettanto a lupa, metti da quando sei
sparito a quando sono entrata nel contro fumetto di Pavanello:
Isotta
ah, oh la mia cara Isotta, Isottìna, neh,
Tristāno?!
[i]
Giancarlo Pavanello, Il rapimento di
Isotta, in: Idem, le avventure di
Franz Mensch, dado tutto bianco, Milano 2017.
[iii]
V.S.Gaudio, Le Gauloises dell’altro e
l’Ur-Milch della capra. La Stimmung con
Guido Morselli sulla Dissipatio H.G.,
[iv]
Giancarlo Pavanello, Ibidem.
[v]
Giancarlo Pavanello, le avventure di
Franz Mensch, dado tutto bianco, Milano 2017.
[vi] Les quarante manières de foutre, dédiées au Clergé de France[1790], Librairie Arthème Fayard, Paris 1986.
[vii]
L.Kolakowski, Leben trotz Geschichte,
Piper, München 1977.
[viii]
R.Musil, I turbamenti del giovane Törless,
trad.it. Einaudi, Torino 1959.
[ix]
H.Vaihinger, La filosofia del come se,
trad.it. Astrolabio, Roma s.d.
[x]
Giancarlo Pavanello, Il rapimento di
Isotta, loc.cit.:pag.9.
[xi]
All’orecchio(sensu Lacan) del poeta pare
che fosse entrato:→
quel Va a farti fottere 700 e +(più,
non “plās”)!
!Lebenswelt di V.S. Gaudio
con Isotta,
Franz Mensch
e Giancarlo Pavanello