Folco Portinari
Scatola n. 2
madre ( nella doppia
formulazione di madre mia e mia madre,
oltre il vocativo: madre ), vigna, latrina, sarmenti,
asino, fico
d’india, stalla,
corvo, carrube, miseria, soma, stanza, grama ,
cafone, collina,
giorno, scialle ( inevitabilmente nero,
tranne
nel caso di fanciulla
vergine: allora bianco o candido, ma meglio
come candido velo ) , nenia, pecora, casolare,
rosario, ragazza,
lutto, roncella,
calanchi, spiga, origano, oltremare (facoltativamente
preceduto da laggiù ), mulattiera (s.m.) , zirlio, capretta, muro, carro,
fanciulli, zampogna,
focolare, morti, pietre, belato, valle, trainante,
orazioni, stabbi,
falce, trazzere, padrone,
l’America,
civetta, paese, zappatore ( surrettiziamente bracciante ), gemito,
granoturco, padre ( nella doppia formulazione di : padre mio e
mio
padre, oltre il vocativo: padre )
nero, bianco, grigio, verde ( pochissimo, da usarsi con
molta discrezione )
ahimè, no, mai
freddo, sporco, scalzo, invalido , pio,
selvaggio/a, insonne, vecchio,
libero,
violento, odoroso, sterile, calcinato, povero, vespertino,
tiepido, triste, maledetto/benedetto, scarso
andare , fare , lavorare, sudare, faticare,
piangere, scavare,
soccorrere, camminare, sotterrare, pregare,
belare, giocare,
lottare
Nel materiale di
questa scatola aggettivi e colori sono ridotti al minimo perché la composizione
che se ne può realizzare acquista in incisività se contenuta nell’oggettività sostantivale.
L’austerità ideologica ( come ben richiede il populismo contadino ) ne è pure
meglio garantita. Può risultare opportuno, eccezionalmente, offrire alcuni
materiali compositi:
ventre gonfio, folla di stracci, sangue greve,
vecchi sentieri,
acqua pura,
mandorla vizza, uccello siepale, stella forcuta,
ristoppie arse, reseda selvaggia, teschio del
lupo.
Si consiglia l’uso, sia pur contenuto, del
vocativo, dell’esclamativo e dell’ottativo. I verbi si possono tenere all’infinito,
in rima: ciò dà nel popolare.
DO IT YOURSELF
L’arzanà – Il Piombino
Torino –Alessandria 1984