Nelle segrete camere
Carmen De Stasio
Mia adorata Voce,
con gentilezza
soffi da angoli disturbati dalle forme.
Ho fretta.
Ho fretta! ‒ ripeto inquieta. Il fumo della sigaretta
inonda il mio volto. Lo scroscio d’acqua distante mi sollecita un vuoto suono.
E allora
Ho dedicato la
mia giornata al fare, allo sfaccendare frenetico. Novella Tillie Olsen, ristoro
il gesto in un amplificato "Fammi un indovinello" e rivelo anch’io:
"Io sto qui a stirare ..."
Mentre stiro i
pensieri si accavallano. Dolci, lievi, vibranti e inquieti. Fino a diventar
tormentoso attimo di snervante tormento. Poi, la solenne pace del movimento
fisico. Una camicia, due, tre. Una tovaglia. Fiori, quadri, azzurro, giallo,
tensione di verde. Ciascun colore é frammento di meditazione. Veleggio infine
tra vicende mai vissute. Mai dimenticate. Prendo dal cumulo una sciarpa in
cachemire e seta rossa. Rosso dolente. Rosso di sangue.
Nel vento voci mi
sussurrano.
Attimo di
rivelazione. Io ‒ Regina di un
trono ialino ‒ sussulto alla
notizia. Scardinato, infine, il tormento. Io ‒ regina del due di bastoni, regina del nulla ‒ lievito bollente quando la Voce m’invita a
leggere di poesia. Una creatura. Accantono tutto. Il ferro caldo. Tovaglie.
Anche la sciarpa in cachemire seta e rossa.
Aspetto attimi
infiniti.
Nulla ancora giunge
dall'etere. Torno alle mie faccende. Carpisco il tempo al mio tempo intimo e
aspetto che il crepuscolo mi conceda la lieta immagine di parole in forma di
segnali; di parole ‒ onde gentili che
scuotano lo spazio e traslino in marosi fluttuanti. Ecco, lì finalmente lo
spazio scopre il telo grigio su un tempo atteso. Scopro il tuo tesoro notturno.
Gioisco del silenzio che mi unisce nell’infinito cromatico delle segrete camere
della notturna riflessione e mi agito con lei. Abbandono il gesto scorrevole e
veloce di un tempo strabico e mi lascio invadere dall'incantamento della fluente
voce che mi legge il suo recesso animato. La voce si diffonde nel sonoro fiume
di scintille liquide scivolanti attraverso i miei occhi. Veicolano un suono
algido, intimo, abissale, sofferente. Lo spingono giù, fino a scuotere alma y sentido hacia los finales del
pensamiento.
I miei occhi sono
la Voce che si perde nella mente. Visione estetica. Ragione e Bellezza
dell'Universo. Tutto al maiuscolo, senza remore, senza confini. Assoluto. El sentido de un hombre. El sentido de un cantor che canta la
vita.
La vita! Annuso
l'aere d'attorno. Oltre la pagina bianca ‒ dove incisi i versi sono flussi liberi ‒ scopro un'atmosfera fluttuante, in cui tempo e
spazi minimi infiniti si incontrano, lottano, si abbracciano, abbarbicati su
una roccia che é solo la rappresentazione di chi liberamente parla la voce di
sé. Senza infingimenti.
Ti scopro. Vivo.
Vivo il tuo verso. Ne divento parte.
Ahi, le parole!
Quanto teatro intorno a creature capaci di forgiare letterature! Armi di lotta.
O quiete sciabolate segnaletiche tra le voci nascoste. Talora mera declamazione
di forme che soverchiano significati ampi, schiaccianti, obliqui.
Shhhhht! devono restar sussurrate
E allora
Non per lottare. Giammai!
Alle persone colte non é dato di
scadere nella materialità. A loro é concessa la visione dell'insieme. Con le
cose. Accanto alle cose. Dentro le cose. E le sensazioni si traducono in
Emozione.
Shhhhhhht!
Nessuna parola dovrà sconvolgere la quiete.
Il poeta vive la
notte e l'ebbrezza della solitudine malinconica per urlare nel silenzio il suo
inno alla Libertà.
E allora
Se dovessi morire, pensa solo questo di me:
in qualche angolo di un campo straniero
ci sarà sempre l’Inghilterra. (…)
i suoi panorami, i suoni; sogni felici come il suo giorno;
(…); e gentilezza,
nei cuori in tempo di pace; sotto un cielo inglese
Nell’alba timida
e fremente fremo anch’io e spalanco una delle mille finestre che affacciano
sull’esistere. Assemblo i colori. Accolgo l’aria di una storia che mi é dentro,
che pulsa anche se di quel tempo protagonista non sono.
Non ero
all’epoca, ma qualcosa deve essersi trascinato fino all’oggi dell’incontro,
quando con solerte cura raccolgo la cenere e i detriti di un tempo di guerra e
lo configuro.
Avverto
prepotente l’olezzo di carni bruciate, la condensazione di un gas verde splendente
che annichila lo sguardo e spinge nell’inferno con la dolcezza di un colore che
rifulge dei colori dell’innocenza.
Grazie, Rupert. Luce
ed estenuanti immagini d’innocenza. Variegato tracciato. Generosa follia.
Mordaci colori di un territorio vagante.
Tu, emigrante senza confini per il dove
apolide, ti accostasti alla trincea nella bolla del sogno, nel luccichio di
terre distanti alle quali donare il vessillo del tuo afflato. Fulgida storia di
un’isola tra piccole isole, ginestra di sole mai infranto.
Dolesti per la
lontananza che presto ti avrebbe colto e incidesti il passo della tua passione
sfolgorante in versi assemblati come pensieri in un ritratto senza tempo.
Sciogliesti quel tempo e dilatasti il tuo spazio, addolcendo i tremiti e le
rumorose macchine di una grande guerra
che avrebbe disegnato
Trovasti la
morte. E con te i sogni di una nuova infanzia gloriosa svanirono.
Svanisce oggi il
tuo volto.
Altero, solchi le
pieghe di un destino con altra voce. Auguro a te di aver ritrovato la tua
Albione.
E allora
A noi. A me i
tuoi versi. La tua innocenza strappata. Il tuo silenzio.