L’eroe
e la polphallangue
Ora ho
sulle mani erba falciata ancora e di più
e non
batto il tempo, è già tanto che è tempo di zanzare
sta la
luna sopra Dirty come se cantasse Poliça,
dietro
gli alberi becchi di cornacchie
il
ritorno dell’eroe come funzione di Propp
e
appena è dentro è nel paradigma della
funzione
successiva
bisognerà
dunque scrivere sulla cupola
ardente
il delirio delle Nazioni Latine
o
sulle patologie delle popolazioni e dei muli
senza
ruolo e senza genetica alcuna
sull’immortale
faiblesse sui plurali e la esse
sulle
parole degli idioti e sulla estrapolazione
infernale
e madornale della pecora e la confettura
angelica
allo zenzero phallecoupole phalphallangue
la
langue phalphallangue phallencullangue
ou
phallenbouchangue ou la polphallangue, la poliçangue?
Dentro
la notte e lo shummulo infinito, elle è perciò
che
s’érige, saute, se hante, se honte, simmacule,
s’immacule dans l’eau e fa mon tout
moulu, son tout
moulu, mon muliné, son muliné, la
panthère loule, lalle,
làlà boule la moule et mon elu son
occul ou l’alambic ul
oh, avec la phalpoliçalangue loulou dans
l’eau ou la marmer
isolami
le phalle-pol, circondami quel lu-pol, lapollue, la pol-action
lalaluphalle oh mon moulu oh ohlàlà ton
beau mon-elu lalululaça?