Æ piṅgapā
Allumâti trièparu mârsiâni tôghi! AVVISTATI TRE BEI MARZIANI A RENDE!
NON SIAMO SOLI NELL'UNIVERSO
Le luci procedevano in direzione sud-nord e sono uscite al casello di Montalto Uffugo
AVVISTAMENTI IN GERGO CHE SI “SENTONO” IN GIRO
Tragedia in due battute di V.S.Gaudio
Personaggi
· UNO CHE PASSA
· UN ALTRO CHE PASSA
· UN ALTRO ANCORA CHE PASSA
· UNA MINÈCA: ‘NU MÂRSIÂNU TOGU
· ‘NA GAZETARË
· UN ALTRO CHE PASSA
· UN ALTRO ANCORA CHE PASSA
· UNA MINÈCA: ‘NU MÂRSIÂNU TOGU
· ‘NA GAZETARË
In una strada di Rende ai nostri giorni.
Passa una donna(“minèca”), una bella fica(‘nu mârsiânu togu”).
· UNO CHE PASSA
Allumâ chi mârsiânu togu!
Allumâ chi mârsiânu togu!
· UN ALTRO CHE PASSA
Allumâ chi mârsiânu togu!
Allumâ chi mârsiânu togu!
· UN ALTRO ANCORA CHE PASSA
Allumâ chi mârsiânu togu!
Allumâ chi mârsiânu togu!
· ‘NA GAZETARË CHE TELEFONA AL GIORNALE
Allumâti trièparu mârsiâni tôghi!
Allumâti trièparu mârsiâni tôghi!
[In ammašcânte, gergo dei calderai, i “quadarari” calabresi, “mârsiânu” è “buco”, “sesso femminile”. John Trumper(“Una lingua nascosta”, saggio sul linguaggio ammašcânte dei quadarari, Rubbettino Editore 1992), segnalando che Padula dava anche la forma “mersiano” e “marsiano”, lo connette con la voce del gergo romano”marziano”,che è “fanale”, “lampeggiatore”, e del gergo torinese “marziàn”, che è “luce azzurra”.Per caricare il senso ottuso di “allumâ”(=”guarda”), si potrebbe usare “tawìjâ”(leggi:”taglìja”)che corrisponde a: “guarda attentamente”.
“Tògu” è “buono”, “bello”, un aggettivo che assolutizza, una sorta di aggiuntivo superlativo, che viene usato anche dai calderai sardi e nel taròn dei ramieri della Val del Sole. Le “Tragedie in due battute”, chi non le ricorda?, segnano l’inizio della carriera di Achille Campanile, che, negli anni venti, faceva il lavoro oscuro di cronista: dovendo passare una mesta e patetica vicenda, le dette un titolo che fece sobbalzare Silvio D’Amico,allora direttore della terza pagina.]
“Tògu” è “buono”, “bello”, un aggettivo che assolutizza, una sorta di aggiuntivo superlativo, che viene usato anche dai calderai sardi e nel taròn dei ramieri della Val del Sole. Le “Tragedie in due battute”, chi non le ricorda?, segnano l’inizio della carriera di Achille Campanile, che, negli anni venti, faceva il lavoro oscuro di cronista: dovendo passare una mesta e patetica vicenda, le dette un titolo che fece sobbalzare Silvio D’Amico,allora direttore della terza pagina.]