La lettera
spostata
in quel bel mezzo
in cui scivola lo sguardo
Che da questo semivalore di
femina si sprigioni la materialità del significante e “che l’inconscio è che l’uomo sia abitato dal significante”[1]
perché se ne identifichi la lettera – affinché il debito simbolico non venga
estinto – serve il traduttore, che andrà diritto là dove giace e dimora quel che il corpo[di Enrichetta o di Henia?]è fatto per
nascondere, “in quel bel mezzo in cui scivola lo sguardo, ovvero in quel luogo
chiamato dai seduttori Castel Sant’Angelo, nell’innocente illusione in cui sono
tranquilli di tenere da lì la città. To’ tra le gambe”[2] ecco
l’oggetto a portata della mano, la lettera H che, come ogni lettera rubata[non ci sarà mai nessuno
capace di leggerla, di entrare nel circuito simbolico della lettera, capacità
che è solo del destinatario corrispondente],
se letta quando
è riportata al suo posto, questo posto comporta l’accecamento.
Dentro Enrichetta, l’abbiamo
visto, la lettera H, come il peso del più alto dei significanti, è più naturale
che il traduttore o il lettore possa sopportare, perché dal posto dov’è sembra
che non sia lecito discendere – con facilità – all’Averno.
Il mistero del significante, e le
donne sanno che a questo devono le loro attrattive, sta nel posto dov’è, quello
che comporta l’accecamento, ecco perché è il più alto dei significanti proprio
nell’essere un semivalore in quel bel mezzo in cui scivola lo sguardo.
L’8 x 5 della H di EnricHetta fa
40, né più né meno come l’8 x 5 di Henia, che è la risposta del significante
“Tu credi di agire quando io ti agito secondo i legami con cui annodo i tuoi
desideri”[3],
ovvero “Mangia il tuo Dasein”[4], che
spiega lo stato di accecamento imbecille in cui l’uomo è, di fronte alla
lettera di pietre che dettano il suo destino,ma per chiamarlo a incontrarsi,
quale effetto ci si può aspettare dalle provocazioni di Enrichetta per un uomo
pari suo? L’amore o l’odio. Come la carta numero 8, che è l’attrazione e la
repulsione, ed è minaccia, promessa, spavento, fremito. Ma – sconvolgente come
solo l’Heimlich sa esserlo – nel 40, che è nel posto delle due H, di Henia e di
EnricHetta, essendo il “fante di coppe” è l’ “età dell’adolescenza”, ed è quindi
l’arcano del semivalore, quello della fase torbida e tormentosa che segna il
principio di una relazione.
Il giocatore, se lo è,
interrogherà ancora una volta le sue carte, prima di metterle giù sicuro di
aver vinto, e leggendovi il suo gioco, che per Waclaw è quello dell’”Impiccato”,
si alzerà dal tavolo in tempo per evitare la vergogna. Che secondo la formula
lacaniana della comunicazione intersoggettiva[in
cui l’emittente riceve dal ricevente il proprio messaggio in forma invertita][5]
permette di leggere la soluzione in piena luce: che vuol dire che “la lettera
deviata”, che dall’inizio va in mezzo o viceversa, arriva sempre a
destinazione.
La materialità del significante
che è la carne del mondo, descritta
come segregazione, dimensionalità, continuazione, latenza, sopravanzamento, è
in definitiva il toccarsi, il vedersi del corpo che è un inerire a, è essere
aperto a sé, destinato a sé[6]:
Henia, che non è profonda né ha la misura dell’infinito, pur essendo una
“sentimentale infinitista se non dissoluta”, ha la profondità come dimensione del nascosto per eccellenza,ha il tergo, che è il mezzo di cui le cose
dispongono per restare nitide, per restare cose; per questo ha l’ottimismo e la
presunzione di chi è (nel)la dimensione del simultaneo. Questo tergo così cinico e tenero è la sua
cristallizzazione del tempo, il suo potere di ribaltamento, la produttività
“tipica”, che è una forma giunta a sé, che è sé, che coi suoi propri mezzi si pone, identità in profondità, c’è.
La pregnanza, la sua, è ciò che, nel visibile, esige, da me e da
Gombrowicz, una messa a fuoco giusta,
attorno al sistema di equivalenze attorno al quale Henia è disposta; la sua
linea flessuosa, come il tratto del pittore o la pennellata o il bagliore
istantaneo di Saudek, ne è l’evocazione perentoria, e a questa giustezza il mio
corpo e quello di Fryderyk e di Gombrowicz obbedisce alla distanza, le “risponde”, si
mette alle sue dipendenze, carne che come sguardo non vince la
profondità,l’aggira.
Da parte sua, il toccarsi, il
vedersi della sentimentale infinitista ,che Henia è, è questa “conoscenza per
sentimento” che in un raddoppiamento quasi “riflessivo” si fa immanenza
simultanea, simulacro della pregnanza, perché abitante di un corpo e del mondo.
►H◄
[1]
Jacques Lacan, Il seminario su “La
lettera rubata”, loc. cit.: pag. 44.
[2] Ibidem: pag. 45.
[3] Ibidem: pag. 50.
[4] Ivi.
[5] Ibidem: pag. 51.
[6]
Cfr.Maurice Merleau-Ponty, Carne del
mondo, Note di lavoro, in: Idem , Il
visibile e l’invisibile, trad. it. Bompiani, Milano 1969: pag. 282.
· feminae semipondus, 8 - fine ·