La Carta della Tigre ░ La Stimmung con Gianni Toti

▲ part. pagina iniziale della Stimmung su "Zeta" n.91

V.S.Gaudio
la carta della tigre
La stimmung con gianni toti 
sul poeta ipotimico
"zeta" n.91 
campanotto editore udine gennaio 2010
V.S. Gaudio
LA CARTA DELLA TIGRE
[ “My Sister” di Claude Closky: la sorella del “vidiot savant”? Cfr. nota 7]
La Stimmung con Gianni Toti 
[Il Poesimista, Venezia 1978]
sul poeta ipotimico


AUTOPITAFOTOGRAFFIO
nacqui quel venerdì
l’ultimo giorno del mio prima
morìi il giovedì precedente
per non vivere neppure un dopo

se fossi morto mercoledì
sarei morto di più è vero
ma tra i due infineterni preferìi
restare nel prima per pigrizia
                                                                                      (Gianni Toti, Il Poesimista )                                                                                                                                 


                                                   

1.
La carta della tigre la carta del gatto
eccola dammi le unghie la zampata
da questa a quella gamma di tasso dell’antinulla
incartami adesso spediscimi da te
impianta gli ioni alle tempie
termoluminesce e splende buio
carta azzurra più pallida di questa
carta paglia carta detta cristallo

2.
che cosa non facendo stavamo chiedete?
stavamo il tempo poetosofando
studiando la scienza della guerra privata
ma quest’altro alto ramo della scienza
è guerra lunga forse è pure eterna

3.
parole di legno adesso
il legno che negli alberi tristi adolesce
neppure con gli spettri le parole si essiccano
elegante l’uso delle lame che ad aria
drenano refili e scarti di pensieri

4.
stavamo facendo “Uh” e tu mi scrivesti
caro Vuessignorìa torinotrebisaccosentinese
carta paglia carta bibbia e carta
del pioppo che in silenzio incarto
legno fino rozzo da intreccio e intaglio?
da uno a diciannove piume di uccelli
fino a 400 con il 20 che era una bandiera
e il tlacuilo che disegnava i libri
tonalàmatl la carta dei giorni, giorni coccodrillo
giorni vento, giorni casa, giorni morte,giorni
scimmia avvoltoio selve fiore giaguaro canna erba
e ogni giorno dondola come vedete
tra l’acqua e i denti è così che
misuravano con la mano il corso degli astri
la mano sestante ti ossitaglierai su questa carta
punto boccio talea
con la bacchetta ironica la penna tragica
leggitela tutta scrivitela contro
l’infinitura liscia l’altra parola infingibile
con il conto dei giorni tonalpohualli

5.
ancora dimmi dammi parole segate
forestali commestibili carta paglia
su scrivimi col tuo piglio
su legno fino rozzo da intreccio e intaglio
la sera scrittoria triste quanto un secolo
la scribanìa salpa quasi ogni notte
si ammutinano penne parole tasti macchinette
cose con nome e cose senza nomi che non sai
eppure una lima di minuti feroci cancella
la tua nave, la banchina, la parola veliero
sega il silenzio scrittorio, taglia financo il pero

6.
non inanerrai più Louisette
Antoinette o Etienne de Silhouette
né potrai ancora mandarmi la s(pre)paratoria
in cui il doppio grilletto permette
il mezzo choke e il choke
dolce e franca la partenza
potente la percussione
premi prima il secondo
poi il primo senza rinculi sempre in linea
il cursore dietro la coda
della basculla sul punto rosso
e poi tira tira al tiratore
dove stai Salvatore?

7.
tanto che il Lafcadio a te poeta di tutte
le scritture, compoetibilmente disse
che non era sopportabile il poeta ipotimico[1]
con la tetanica spasmofilia del metaplasmo
senza rinculi sempre in linea scelse
tra tre grilletti il terzo dietro la coda
della bascula sul punto rosso
intanto che la Melandri sul finir degli anni novanta
avrebbe potuto affidarti un Sodalizio Cooperativo
per i Poeti Ungheresi, Russi e Ispano-americani
a te che non essendo a capo di una Famiglia,
come Raboni, Porta, Siciliano e Fortini,
o di un Comitato del Movimento Poesia
tu il postumagonista di una storia che
segretamente ti sto raccontando l’ipofunzionale insulare[2]
nelle retrovie del futuro interiore
se la terra sbaglia in duemilanni di due ore
correggerla al polso dello spazio l’anno tropico
l’ano cosmico è l’uomo o il poeta
l’essere antroperiferico?

8.
la pangenesi, Gianni, è assai lata e metaforica?
frontale è il volto? Se i drilli tacciono
epicritica e patica è la logica?
per “Uh” che non stavo facendo più
avrei voluto scriverti
regalami dunque l’astorica la spaziotica la necrotica
ci metterò un po’ di geologica e un tantino di semiotica
e astrognostica e altre bizzarre bizzefferie
scaricando blocchi d’ore balle di giorni
trasportando i mesi spostando gli anni trasecolando
dirò pur io che la storia è un enigma che
resterà futuro e ognuno di voi suonerà
il suo tamburo ventreazzurro
a cieli spenti ci vedremo forse
in questo viaggio senza partenza senza arrivo
sì controstorici nella stazioncina della realtà ancora
arrivavamo e non
ripartivamo più

9.
la mattina che si è aperta con il Lafcadio
che venne col fioretto[3] per lo stile del poeta
frangia forse di flangia anemica la lirica
leucemica la pagina voleva morire più volte
e ci riuscì sempre
ammazzandosi a rate
con interessi alti è vero
ma valeva la pena
di rivivere rimorire
aspettarsi riessersi
disannoiarsi – capite?
non fu questo che infiorettasti
al Lafcadio che con un colpo avanti
e un movimento dell’anca
come davanti ad un esercizio concreto di beffe
o anche nelle opposizioni di stati, come Uhlenhut
alimentava larve salamandriche di contrazioni[4]
cercava di inocularti la tanatopsìa demonittagica
l’ipergenesia sessuale del topo
che libera disponibilità pedagogiche
in perplessi incantesimi illusivi con l’aplasia del timo[5]:
“nittinomìe ottilétide anch’io
blefaroglossospasmodìe scrivivrò
simpoetassìe e addiritture
teleàmblìope etcerottico
vobiscum ah videovali kristevagabondi”[6]?
[8 e 9 febbraio 2007, in memoria di Gianni Toti, il poetaplasmo patagonico[7], o ipotimico?]



[1] Cfr. la “Sindrome Ipotimica” [21-1-1974] dedicata a Gianni Toti, in: V.S. Gaudio, Endocrinologos, in: Id., Sindromi Stilistiche, Forum QG 1978.
[2] Cfr. la quarta di copertina di: V.S. Gaudio, Sindromi Stilistiche, ed. cit.
[3] Qui si allude alla scheda nel “Fascicolo del P. M.” contenuto in: Anonimo del Gaud, L’Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti, © 1999-2003, ma anche alla “Tavola dell’Arma ad uso del Lafcadio Incaricato”, in cui è prescritto il fioretto o, in mancanza di una Dorina Vaccaroni patagonica olimpica, il Kriss, il corto pugnale indomalese a lama serpeggiante, il kerissanese, lo avrebbe chiamato il poesimista, un po’ malese e un po’ giavanese.
[4] Cfr. Sindrome Ipotimica, in: V.S. Gaudio, op. cit.: pag. 29.
[5] Cfr. ibidem.
[6] Cfr. il 4/6 in By Logos, a cura di Silvio Ramat, Cesare Ruffato e Luciano Troisio, ma anche Fernando Bandini e Andrea Zanzotto, Lacaita 1979: pag. 72: il 4 è Gianni Toti che riscrive il 6 che è V.S. Gaudio.
[7] Per Karl Shapiro, il patagone è Henry Miller, “uno che se ne frega della base aurea in letteratura oppure – ed è la definizione che mi piace di più – il patagone. Che cos’è un patagone? Non lo so, ma certo è qualcosa di raro e sui generis. Potremmo chiamare Miller il più grande patagone vivente” (cfr. Il più grande autore vivente, trad. it. in: Henry Miller, Il sesso, la censura e il Tropico del Cancro, a cura di Valerio Riva, Feltrinelli 1962). E Gianni Toti il più grande poeta patagonico. O ipotimico? Ancor più se al senso sconosciuto del “patagone” di Karl Shapiro addizioniamo il senso esponenziale dell’attrattore strano del “patagone” di Jean Baudrillard, che sta tra patafisica e agonistica, il patagonismo di chi liberato dalle immagini ritrova l’immaginazione (cfr., di Jean Baudrillard, La transparence du Mal, Editions Galilée, 1990). Ma dov’è che Gianni Toti tira fuori 2-3 lustri prima di Jean Baudrillard l’attrattore strano?
E il “vidiot” del critico di architettura Reyner Banham e del pittore Claude Closky [“Siamo tutti “Vidiot” l’eccellente neologismo (video più idiot) inventato dal critico di architettura Reyner Banham. Il vidiot - continua Alessandra Mammì in “L’espresso” n. 4, Roma 1 febbraio 2007: pag. 115 - non ha valore negativo, ma è semplicemente l’uomo coinvolto nella pratica dei mass media, che se ne appropria e ne fa esperienza. Se noi siamo vidiot, Closky è il “vidiot savant”, quello che nel singhiozzante flusso dell’era mediatica ne ferma per un attimo il meccanismo”] non ve lo ricordate nelle pagine di Johannes Totìus, il diavolo dell’avvocato: “Ovvidioti ora-mai vidiots con più/ l’ovvisione li ha spenti obviandando/ vedono buio e lo chiamano e non risponde/ la lucetta che accendono è già spenta già spunta/ il sole nero/ teleovvisione cecitàcità/ individuo di massa(cro)” [“Carte Segrete” n. 47, Roma gennaio-marzo 1980: pag. 239]? Teleovvisione o tele-esclusione?

Wordle: la carta della tigre la stimmung con gianni toti
La Wordle della Stimmung
con Gianni Toti