Il rovescio del cielo di Heather Hansen
Wordle del rovescio del cielo di Heather Hansen |
Un'altra Wordle |
Una terza Wordle in bianco e nero |
▐ La Kineticart di Heather Hansen è tutta dentro la libido del rovescio del cielo, come anatomia e poetica, che era il paradigma assoluto dell’arte della temporalizzazione gestuale di Gigliola Carretti,
quello che c’era nel segno di cui all’arco del braccio e del polso e della pressione di entrambi sul foglio di 5 metri per 1.5, la curva del tempo che ha intervalli che di pagina in pagina sono il ritmo fisiognomico del corpo del modulo che di stanza in stanza dalle carte bianche della prima ai cristalli appoggiati sul pavimento della terza, passando per gli otto cartoni tipo Shöller, ciascuno di cm. 50 x 70 lungo le pareti della seconda stanza, quel suo corpo e quei suoi movimenti legati all’arco del braccio, del passo, della pressione del pondus che adesso si riempiono del pondus di Heather Hansen così occupandolo lungo lo spazio del rotolo di carta e della spiaggia, fino a questa situazione liquida della memoria, così come rivado dal Modulatum del 1980 in 49 esemplari del Piombino di Alessandria[1] al mio triangolo d’oro in 99 esemplari che nell’84 sigillò le edizioni del piombino a settembre[2], nel mese stesso che fu di Gigliola Carretti e di Brigitte Bardot, come se l’ombra compatta di quei corpi fosse stata la luce che il corpo lascia parallela al grido che getta il foglio ai margini dove lo sguardo si fa fuoco, così come una pagina ci separa da una pagina e non c’è tempo per fare un diagramma del passo di Heather Hansen e del mio esserci, adesso che mi ritrovo l’analemma esponenziale del fantasma di Gigliola Carretti, una singola riga del bioritmo fisico parallela alla risonanza e all’emotività un po’ sul 12, era quello il numero un po’ prima che fosse la primavera a mettersi in ginocchio come la giumenta di compare Pietro o l'anatra che vola capovolta che, nell’anatomia rapportata all’immaginario, permette il prelievo di un segno centrale che viene ripreso specularmente, tanto che la Luna di Gigliola Carretti è come se fosse per antisci il Sole del poeta, o, è questo il sema che conta, il Marte dell’artista torinese, che veniva un po’ prima del mio mezzopunto Plutone/Mercurio, sia adesso il pondus di Heather Hansen, che riempie il mio fantasma occupando lo spazio lungo il rotolo in carta o la spiaggia, con l’arco del braccio che dapprima voltato verso l’esterno si rovescia quindi più giù dove il miele unge l’alfabeto del corpo, dentro di me sdraiato al tempo dovuto il sole che dopo la mezzanotte si alza verso l’oriente e la latitudine si allarga, anche in Louisiana, amplia dentro Heather Hansen, che fiumi sono questi, quali foreste che miriadi di abitazioni piene di abitatori si allungano sulla terra, quel passo pieno di musica e pieno dell’essenza della donna, womanhood, avrebbe detto Whitman, pieno della gioia del mio spirito, lungo l’asse verticale, non basta avere questo tempo determinato, anche quando passa Giove e Mercurio al fondo del cielo e tutto il gioioso vagabondare per campi e colline, e spiagge, l’umida fresca quiete del bosco, the saddle, the pressure upon the seat, the galloo o the joy of that vast elemental harmony of womanhood podex sui fogli lungo le stanze queste righe parallele perpendicolari a ogni parola nello stato in cui le troviamo anche più tardi in un altro foglio qua e là col cartone bagnato sospinto dalla pioggia che copre la città il sole che in quel momento si sta levando senza luce e senza vento così grigio di terra io vedo linee più blu dentro dove sono più vicino alla spiaggia di fuori nell’acqua o nel bosco è sorprendente come l’alfabeto del corpo di Heather Hansen sia come queste mie linee della prosa sul fiume che stava lì in fondo alla strada a Torino un po’ dans la bouche tu te tourne vers moi e come la strettezza del suo bagliore didonico tenga tutto il mio tempo intanto che la luce ascende o camminando dentro, sotto ogni riga il sole in qualche modo in lontananza scuote il parallelo del crepuscolo nel mattino in cui il tuo fantasma esponenziale ha l’anatomia del poeta che si è fatto durata come un cartone bagnato sospinto dalla pioggia o dal mare che umetta lo gnomone che in quel momento si sta levando, bocca contro bocca con l’acqua che giù in cui stai remando fino al punto di entrare, e questo tuo arco che è spessore del corpo e limite della carne se non l’aria respirata segni qua e là in tutti i sensi incollato alla curva il battere dei colpi mischiato e stretto e ti si soffoca in gola o soffia sopra l’acqua del mare in ginocchio in un modo che se fosse sul divano possano essere respinti passaggi e passi e lavoro nell’acqua e grida tutto ciò che taglia ad angolo retto e gira di lato il sole irrorato per bucare l’acqua, muscoli, dita, bocca non bastano né il tappo della Bardot, l’anatomia del corpo è il rovescio del cielo ed è nella 16 che incula l’orizzonte dove tutto si richiude e ballo e canto e polvere e grido, e rosso e giallo, il blu che si scioglie lontano sulla linea e l’acqua è dentro il buco del tuo ritmo oro e argento che va in fondo e cola, una linea continuamente resa ellittica in questo hic et nunc perenne parentesi e presenza fino alla stretta indicibile tutta rinhiusa sull’acqua o sulla sabbia e sotto le dita quando ti riempi dell’assolutezza del poeta come se fossi la Bardot negli esercizi di passo avec le bouchon du champagne de son Département du Bas-Rhin(…).
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[1] Gigliola Carretti, Modulatum, 63 pagine, tiratura in 49 esemplari, edizioni del Piombino, Alessandria 1980; cfr. anche: Eadem, Ritmico, 49 tavole, Arte Centro e Martano, Torino 1978.
[2] Cfr. V.S. Gaudio, La Stimmung con Marcelin Pleynet, Les lignes de la prose, illustrazioni di Alberto Ghinzani, 27 pagine, tiratura in 99 esemplari, edizioni del Piombino, Alessandria 1984.