Sia ♫ Chandelier
Il palazzo di Ho Sin , il
lampadario del poeta e la lampada Tizio
Un lampadario, mi disse una volta
Mia Nonna dello Zen, può essere una meraviglia della natura, come l’imperatore
Ho Sin che ebbe un sogno in cui vide un palazzo più grande del suo per metà
dell’affitto che pagava lui, ed era ad equo canone, seppur calcolato con i
parametri pretorili della famosa circoscrizione delle Tre Bisacce.
Oltrepassando la soglia dell’edificio, questo narra Woody Allen, Ho Sin un
giorno trova che il suo corpo diventa di nuovo giovane, anche se la testa
rimane tra sessantacinque e settanta anni circa.
Aprendo una porta, trova un’altra
porta che conduce a un’altra finché arriva dove è tenuto prigioniero il poeta:
subito capisce di essere entrato da cento porte e che ora il problema non è la
finestra che fu tappata ma è il lampadario. Il lampadario, lì dal poeta, a un
certo punto ha smesso di funzionare: c’erano 8 lampadine e, una dietro l’altra,
smisero di accendersi, non c’era più contatto elettrico e, proprio quando il poeta
era ormai sull’orlo della disperazione, una bella sera di maggio, che è il mese
del gaudio e della masturbazione, e anche dell’oggetto “a” che s’impenna al
meridiano, che accade? Un usignolo si appollaia sulla sua spalla e canta la più
bella canzone che Ho sin abbia mai sentito ? No. E poi si trasforma in
pettirosso e gli morde il naso? No. All’improvviso, la lampada Tizio di
Artemide ritorna in funzione e nella modalità “II” dell’interruttore fa una
luce sulla scrivania del poeta che nemmeno il plenilunio di luglio del 1979 a
Torino e così il poeta come Ho Sin impara il segreto della vita che è lampante:
“A cosa serve il lampadario se hai una lampada Tizio, che è un oggetto cult?!” Oltre tutto
quella canzone non la cantava l’usignolo, mia Nonna questo non poteva saperlo e
nemmeno Woody Allen, Chandelier la canta Sia, ed è una canzone che sta tra l’angoscia e il desiderio, sull’orlo
della disperazione, come il poeta che aveva capito di essere entrato da cento
porte e che non riusciva a ritrovare il giardino dello Zen dell’Arancia, dove,
un bel giorno lo si saprà, la ‘ndrangheta aveva abbattuto numerosi aranci per
tenerci cavalli e cani; ma , a proposito del sogno di Ho Sin, anche nel suo
sogno a un certo punto il lampadario non andava più, così aprì tutte le
finestre, lui ne aveva tante di finestre, un due e tre, one two, three, tutta
la scena gli si illumina e che ti vede? L’usignolo che canta la più bella
canzone che Ho Sin abbia mai sentito e poi gli morde il naso? No. Sia che canta
la più bella canzone che Ho Sin abbia mai sentito e poi Maddie Ziegler che gli
entra dall’orecchio. Ho Sin guarda nello specchio e invece di vedere il proprio
riflesso vede il pretore che faceva calcolare a cazzo l’equo canone nel regno
delle Tre Bisacce e che l’accusa di aver tolto il chiodo che lui aveva piantato
nel palazzo di cui all’affitto che era il doppio di quello che pagava quello
che aveva un palazzo più grande e con tutti i lampadari funzionanti. Quando si
sveglia, bagnato di sudore, non si ricorda se ha sognato il sogno o ha guardato
il video di Sia che canta e Maddie Ziegler che danza o se si trova egli stesso
in un video sognato, così si mette a piangere, commosso, per la lampada Tizio
del poeta che ora funziona, e l’oggetto “a”, tra angoscia e desiderio, che,
appeso al lampadario, oscillando, for tonight, danza e canta che nemmeno la più bella canzone e Lorella Cuccarini adolescente. ▬ by Blue Amorosi