e la luce del mare che m’investe
e il sole e le colline azzurre
io sarei forse già il viandante
della notte che mantiene la mia testa
e il mio cervello confuso
come un giorno confuso
sul tabulato delle ore che cadono
così veloci da non farsi sentire
Se non fosse per questo breve tempo
che ci tiene al gioco delle parole
ai piccoli inganni della vita
io forse non starei con voi
ma nel silenzio totale
che avvolge la luna
e i sentieri del tempo
che si trasformano in brevi storie
confuse nel dettato della morte
MUTO INCEDERE IN ECHI E RISONANZE
Questo sforzo di stare insieme
distruggere le paure della solitudine
per uccidere il tempo nei piccoli
e brevi reperti fossili della memoria
Parlare del fatto nella contraddizione
e nel gioco della menzogna è l’unico orpello
che giova a favore del tempo che ci sta
uccidendo
giorno dopo giorno in quella assurda menzogna
che la vita ci ha costruito intorno
a simulacri di parole
***
Invano si formalizzò intorno al compasso
I numeri erano la sua farneticazione
e specchiavano in perfetta luce
la tavola della vita
C’erano molte scadenze scritte
Non sapeva quale affrontare
E allora fissò la data
l’ora
il giorno
il mese
l’anno
Solo così credeva di risolvere l’enigma
L’orrore della partenza lo teneva sospeso
Vinse la paura cercando la circolarità perfetta
del mare
Lì era seppellita la sua cifra
nelle terse piastrine numerate
***
La madre era gravida e bianca
nell’odore di sterco della piccionaia
Al greto c’erano panni stesi
e voci di donne che aspettavano
il sole la casa delle viole non ha più occhi
oggi che il colore si è spento
di tutti i cicli che non ritornano
consunti nel passaggio di quelle voci
fissate nell’acqua che ancora scorre
nel muto andirivieni del cerchio lunare
***
Gli uccelli turbano l’insonne cerchio
ritraggono armonie in vortici d’occhio
sospeso nel viaggio in bios traducono
l’erta ala planante
dove in subbuglio sciamano
intorno alla ruota che ammanca
verosimile apparenza
del vero
: inalberano la luce in ali
Dove l’arco della padronanza è sovrano
elemento artefice nel bacio della perlustrante
savana
***
Qui me ne sto senza pensare
: la vita brilla sul davanzale
: il sole contro il cielo
il mare corre in correnti balenii
Anna non parla ha problemi
se io penso a come sono arrivato
in questa terra senza ragione
e per debolezza ho cantato
per farmi ascoltare il silenzio
dentro il mio udito un tempo amavo
correre farmi sentire dalla ragazza
che fuggiva verso la chiesa di S. Giovanni
***
Ora che la casa è sbarrata
ci sono solo finestre di luce
segni vaghe ardenze dentro il vano
Non si schiude la strada che un giorno
era ben delineata del viaggio alba
di furenti voli dimenticanza di quel fuoco
che toccava la cima del ramo più alto
Ora tremante si fa la parola incidendo la carne
di vuote crisalidi labirinti di selve
canti strozzati prima di nascere il sole
Non basta ripetersi in quel fuoco
che ricorda appena la fiammata
in quel turbine vago e aspro
della passione il sonno è la creatura più
indifesa
***
Come un granchio o ragno
Come una musa notturna
una muta reliquia
Forre e fratte di schianti
Impetra
la fulgida pietra intrama
la voce che dirupa
il sonno inquieto
il sonno camuso che richiama
la polvere di tutti i venti
dall’alto e del profondo
:venti che corrono sui lisi rottami
d’ogni epoca
d’ogni ombra la mia
nel fasto che si sgrana
e corre sulle ali inclinate
del vento che scrive
la sua verde canzone
***
Mi guardo intorno e formo un cerchio
Mi guardo per non cercarmi e ti cerco
La voce tua viene per trovarmi e mi inabissa
Nel fuoco più cocente è la mia impronta
Sono disteso e ti penso con l’acqua di tutta la
pioggia
Ti penso come il mare e il sole e la terra amata
Avevo dieci anni e il giorno bruciava
dietro verdi balconate e giardini
Mi guardo ancora intorno per paura
Il mio amore è fredda pietra dura
Levigherò la memoria per sognarti
Ti perdo nel sonno e il filo è spezzato
Vieni altezza per volare
Sospesi sono gli occhi dell’impiccato
***
Costruisci fulcri tele solari
organismi del vero
Tu che umano fosti nella perdita
- la luce efferata deviò il suo corso
sul difficile tracciato dei segni
scegliesti la fiducia nelle parole
la grande costruzione in organigramma
per gli evi
Chiara fu la tua misura
limpida la tua misura
nella forza dell’esempio
Ora che il fuoco ha raggiunto
gli sgomenti uomini della proda
la vivida memoria argine della fede
richiama le forze vive nella prosecuzione
del tuo tracciato lucente e vivo
***
Mi coprirà la terra e il sale alla bocca
fiorirà.
La voce mia ha un nome come la voce
e la luce avrà un nome come la luce
e il vento avrà un nome come il vento
che non saprò decifrare come il mare.
* * *
Mi dico di morire
e infine dico che voglio vivere.
Sono stato sempre così in questa eterna
contraddizione.
Non si può amare tutto e non si può avere tutto
e non si può raccogliere tutto.
Il seme crescerà e fermenterà nella terra.
L’acqua piovana e le stagioni avranno pure un
loro scopo.
I mari non sono deserti.
E la mia voce qualcuno
l’ascolterà.
▐ si
ringrazia Alessandro Carandente
per averci trasmesso questo
poema di Franco Capasso
da: La rettifica è la retta
Nota introduttiva a
Franco Capasso▐ Punto Barometrico
▐ Pianura 1976
▐ Pianura 1976
(…)
La morte civile della
provincia italiana, il ‘vano’ e il ‘vuoto’ di Lorenzo Calogero ( ‘scrivo e non
vedo’), invano edito da Roberto Lerici nel vuoto degli anni
sessanta(sessantatreismo permettendo). Dalle ‘vane orbite’ di Calogero alla ‘tarpata
orbita’ di Capasso. La scrittura, non vedendo, non provvede. Ma la scrittura,
se è storia, è scrittura che vede(‘teoria’); e vedendo, provvede. La rettifica
è la retta a cui dà retta Pianura, è la retta che lo stesso Capasso premette.
La premessa sarà messa(in questione)? O la demenza potrà più della mente?
Pianura impone la risposta. Capasso è redattore di Pianura. La risposta lo
riguarda doppiamente: come scrittore in proprio e come redattore di Pianura: ‘dato
bios / “in folio” vocis’.
La fondazione della
filosofia rimanda al Cogito, ma l’uomo, fondantesi filosofo, che ἱστορία, si
dispone innanzi alla storia – al tempo e ai tempi(dell’essere) - , al contenuto
della σοφία , rimanda alla follia. La trasparenza della mente
è di Cartesio, ma va a ritroso fino a Platone: è pretesa del filosofare
occidentale. Ma i segni occidentali sono tesi. Alla clinica fa riferimento
Foucault.
La prefazione di Capasso e
il ‘diario’ dello stesso ci portano e ci riportano alla scissione e all’ambivalenza
dell’Occidente: (la pretesa del)la Ragione e (la tensione del)la follia. I
sommari dell’Occidente includono (cominciano a includere) mente e demente. “La
follia del Tasso, la malinconia di Swift, il delirio di Rousseau appartenevano
alle loro opere come queste appartenevano a loro(…)Poco importa il giorno
esatto dell’autunno 1888 in cui Nietzsche è diventato definitivamente pazzo, e
a partire da quel giorno i suoi testi rilevano non più filosofia, ma
psichiatria”.
Proprio per tener ferma la
mente dobbiamo parlare della storicità del demente. Più ci si situa negli
anfratti della demenza (coscienza della demenza) e più è possibile che la
ragione sia ragione delle cose, la stessa ragione delle cose.
▐ La dedica di Franco Capasso, del suo libro edito da Marcus nel 2004, a V.S.Gaudio |
Ci sarà da scrivere molto sullo
schema verbale del “Possedere” e del “Penetrare”, che, lo si sa, afferisce alle
strutture mistiche o antifrastiche, in una poesia in cui il sintagma è strutturalmente eroico, cioè diurno:
si dovrà vedere come il paradigma profondo,
calmo, nascosto, della poesia di Franco
Capasso si sintagmatizza tra salire/cadere, alto/basso, separare/mescolare. Dalla “coppa” alla “spada”, una sorta di trascendenza
ascensionale: il poeta prende l’arco,
arma potente, ci dispone sopra una
freccia aguzzata dall’adorazione, lo tende
con un tuffo mentale nel sentimento dell’unità e tirando a un bersaglio
“buca” l’eterno…
Franco Capasso, un poeta in viaggio
Domenica 11 Maggio alle ore 10.30, alle Scuderie del
Palazzo Mediceo di Ottaviano, si terrà il convegno dal titolo " Franco Capasso, un
poeta in viaggio " a cura di Gaetano Romano.
Il poeta, nato a Ottaviano nel 1934, e scomparso
nel 2006, attivo per oltre tre decenni sulla scena letteraria nazionale, con letture
pubbliche, convegni, mostre, riviste, antologie, e con una decina di raccolte date alle stampe,
ritorna simbolicamente, sui luoghi da cui era partito per addentrarsi nelle segrete
stanze abitate dalla "donna senza volto " come definì la poesia in una lettera
indirizzata a Jean Charles Vegliante.
Saranno presenti :
Luca Capasso, Sindaco di Ottaviano, Marilina Perna, Assessore alla Cultura, Costanza
Falanga, Alessandro Carandente, Marcello Carlino, Ciro Vitiello, Gaetano
Romano▐
Performance
dell'artista Peppe Capasso ▐
Per informazioni : 333
– 3584458
metartcontemporanea@gmail.com
Patrocini : Comitato
Festa, Pro Loco, Comune di Ottaviano, Provincia, Consiglio Regionale, Parco
Nazionale del Vesuvio, Metart ▐