Il
mito della “nuova” azione poetica
Le
avanguardie e le neo-avanguardie hanno teso ad abbagliare la tradizione per
aprire nuovi sentieri alle forme ad ai valori. Nella nostra epoca dell'Impero
del Brutto non è rimasto nulla da decostruire, devastare, ridicolizzare,
distruggere. Ovunque trionfa il vuoto intellettuale e formale, mentre il
disgustoso, l'immorale e la mancanza di talento vantano il proprio dominio. Non
rimane che vivere secondo i dettami di
una “bellezza sovversiva” e lottare per la nascita di un mito in grado
di rivalutare-accettare di essere deboli-sconfitti in attesa di una
“impossibile” liberazione dall'Impero del Brutto fondato sulla corruzione
globalizzata. E' l'ora di rivalutare un destino che non sia volontà
trascendente e a noi esteriore, ma che invece sia una volontà-desiderio che sia
interno a noi. Se la cinica consapevolezza condanna il mondo alla perdita di
ogni capacità di creare il futuro, sia la “fede poetica” a garantire quella sospensione
dell'incredulità che è in grado di farci aderire incondizionatamente a quelle
“illusioni”, che secondo Ugo Foscolo, ci “fanno camminare sulle stelle”,
favorendo quell'appetito dell'impossibile e del prodigioso che ci porta e
porterà alla rivolta contro l'Impero del Brutto e contro quelle insensatezze
che fanno sprecare la vita a tutti i contemporanei.
Il mito potrà nascere da serie di azioni
poetiche propositive in grado di sfidare la profonda stanchezza di un'epoca
dovuta alle eclissi di quelle attese utopiche fondamentali per le condizioni
eroiche dell'essere umano che come tale, fino dalle origini mitiche, da quando
Prometeo s'immolò per concedergli il “fuoco”, ha sempre teso al superamento del dato. Ed è
ingiusto, tuttavia, addebitare totalmente la spossatezza spiritual-culturale
alle nostre società, allo sconfinato Impero del Brutto in cui ci troviamo a
vivere, poiché ognuno di noi è, invece, responsabile della rinuncia a una vita
vissuta all'altezza delle possibilità umane, lasciandoci arruolare nella
schiera dei “morti-viventi”.
Contro il cinico buonsenso non si può che
aspirare a una vita conflittuale con le relazioni proposte-imposte dalla
“realtà”, per essere pronti a contribuire alla nascita di un mondo fondato
sulle fulgide esigenze di una mitica bellezza ancora ignota, metamorfica
trasfigurazione della grande tradizione non del tutto sradicata dal corpo di un
Italia idealmente incoronata dallo splendore. Dare forma a una bellezza ignota
sarà realizzabile solo quando, come già intuì Plotino nelle sue Enneadi, al di là dell'identità e della
differenza, le persone vivranno le esigenze metamorfiche della bellezza
oltrepassando i confini del noto. Chi vede il bello come altro da sé, non
contribuirà alla nascita trionfale del nuovo mito.(Per la condizione
metamorfica della bellezza, basti ricordare alcune sue apparizioni storiche: la
bellezza romanica, rinascimentale, barocca, romantica surrealista ecc.).
A
150 anni dall'Unità dell'Italia,
sentendo l'improrogabile epifania della futura
nascita di un mito rigenerante, consapevole che nessun Dio, nessun governo
avrebbe mosso un dito contro l’Impero del Brutto, colsi la scintilla nel vento
per stilare il “Manifesto per l'Italia
Unita nella Bellezza”, invitando i cittadini ad arruolarsi come volontari
per la conquista dell'Infinito, l'Infinito venendo incarnato in Italia dal
colle dell'Infinito a Recanati, nelle Marche, cantato da
Giacomo Leopardi. Giunsero messaggi di adesione da tutto il mondo di poeti,
artisti, filosofi, psicanalisti libertari e lacaniani, insegnanti, galleristi,
studenti e anche un sacerdote cattolico (Marco Lunghi) reduce dal monte Sion.
Dall'Uruguay arrivò il messaggio di Clemente Padin, uno dei padri del mail-art.
Erano messaggi di adesione alla battaglia perché l'Impero del Brutto non avesse
un dominio simbolico definitivo sul globo. Questi messaggi furono, prima della
spedizione dei “mille” (se non fosse stato mortale, Garibaldi ci avrebbe
condotto in modo inimitabile) a Recanati esposti all'attenzione del pubblico
presso “Gli eroici furori di Arte
Contemporanea” di Silvia Agliotti a Milano. La spedizione risulta
documentata nella pubblicazione Recanati:
l'Italia Unita nella Bellezza (17 marzo 1861 – 17 marzo 2011) a cura di Tomaso
Kemeny, Arcipelago Edizioni, Milano, 2011.
Ridano pure di queste righe gli affossatori
del desiderio dell'impossibile. Con Pascal Picq ricordo che “la ricerca della
bellezza risulta comune a tutta l'umanità”. C'è da temere che l'Impero del
Brutto ci transiti tutti in un epoca post-umana, in cui tutto avrà un prezzo e
nulla un valore.