Un merlo e altri becchi │Aida Maria Zoppetti

Per primo persino
un merlo su un vecchio divano:
un merlo bambino, un altro supino,
Persino era indiano.
Non erro, era fermo, malfermo,
persino malsano. Per terra
posava la salma di un nero tafano.

Frugando col becco la terra
raccolse uno spunto
un guanto sciupato
un calzino defunto
un verme attempato
un monile consunto
un 2 centesimi indenne
un punto e una virgola scialba

Ne aveva fin sopra le penne
di miseri breakfast all’alba.


Pioveva.
Come al solito poteva
restarci secco.
Nella fronda di un pino
infilò le piume, poi, il becco.
Un fulmine. E al mattino
(uff… come dire?...)
Ecco.

Era una notte colore verde rana:
un’altalena, un prato,
una fontana.
Volava una falena,
fioriva una genziana
e Croack Croack
faceva la campana.

Le gazze si mossero in volo
alla solita ora: l’aurora.
E fu l’usignolo che solo esclamò:
“Però, com’erano belle
tra i cieli trapunti (…) di stelle!”




daèBlu biscotto” 
ed. Alla pasticceria del pesce 
di Claudio Granaroli