Aurélia Steiner è la mia tacita amante │V.S.Gaudio

│da una photo di eduardo izquierdo

Aurèlia Steiner non è Mia Nonna
Stimmung con Yehuda Amichai sull'esemplare giudaico-torinese

 

1
A volgermi alla figa di Aurélia Steiner
imparai anch’io come fosse un viso
solcato di rughe fatto di più vecchia
materia[i] tanto che un bel dì lei disse
al giovane poeta, che non era un
lontano piccolo nipote, se gioco con te
non vuol dire che io sia tua nonna.

2
Mia Nonna – le disse il giovane poeta –
avrà avuto anche lei una figa stretta e scarna
come la tua dentro un vestito a quadri
e con un fazzoletto in testa sarà stata
pur’essa inculata nel suo aranceto
tanto che pare che una volta ebbe a dire
non è vero che il sale del mondo
sia tutto là fuori.

3
Quando mangiammo il melone a Milano
un dolce melone a Milano e dissi a Aurélia
che aveva qualcosa di quella Mila di Auquier
nel canneto e che in merito ai meloni
nell’aranceto di Mia Nonna vedessi che limoni
che se sei un poeta sai come mangiarli
lei più tardi passeggiando mi disse che strana
fila di numeri corre tra melone milano e limone
tanto che risposi sarà per via dell’anima,
Melania, non trovi?

4
Quando ci fu ancora un anno di siccità[ii]
e stavo sempre a mangiar limoni
mi dissi che sarei andato a Torino a scialare
o a Gerusalemme, lì sì che avrei trovato
l’esemplare unico sabaudo[iii]
e la tacita amante di Yehuda Amichai[iv]
Aurélia Steiner al mercato della Crocetta
dall’allure che è come una nostalgia
che naviga in cielo lentamente
invase il mio oggetto “a” come dentro
la storia in uno spazio mai colmo
quando ti mettesti a sedere nella tua “500”
blu di allora dentro quel vuoto
con cui avevi avvolto il mio oggetto “a”
ti sussurrai con le lacrime agli occhi
Dio che soma di natiche che hai
e che passo sabaudo!

5
La tacita amante della Crocetta
ritornò a innalzare il mio oggetto “a”
al meridiano tre settimane più in là
e alla Cittadella furono quei passi
una lettera d’amore una valle riempita
intorno a Gerusalemme il mio dolce aeroplano
il melone che a Milano fu Mila con quella
canna che veniva a rapirmi su nel cielo
una pianura di pietre tra bomba e tempo
gaudio e cazzo, schema verbale
del camminare nel vento o quello
più amaro del succhiare limoni.

Photostimmung di Mila e l'esemplare



[i] Cfr. “A volgermi ho imparato/alla tua vulva” di Yehuda Amichai, in: Idem, Poesie, trad.it. Crocetti 2001.
[ii] Cfr. “Un beduino va a nord” di Yehuda Amichai, in: Idem, Poesie, trad. cit.
[iii] Vedi Aurélia Steiner è  L’esemplare d’obbligo giudaico-torinese     .
[iv] Cfr. “Le foto di Gerusalemme divisa” di Yehuda Amichai, in: Idem, Ma in tutto ciò si cela una grande felicità(1976), in: Idem, Poesie, trad.it. cit.