I show up for you people adults[2]
Tesi
Il
gioco è una sorta di “Rapo” di secondo grado, fino a quando non provoca guasti
permanenti e irrimediabili, o che i giocatori preferirebbero tenere ,o tengono,
in qualche modo nascosto; e di terzo grado, perché non ci sono esclusioni di
colpi e perché, nella trama di Gombrowicz, tre vanno in obitorio e uno in
ospedale. E’ come “il bacio da lontano” ,o “l’indignazione”, frequentissimo
nelle riunioni di società, in cui la donna fa capire di essere disponibile e si
gode il corteggiamento e che, quando compromette abbastanza l’uomo, si chiude.
Ma contiene virtualmente all’interno della struttura anche elementi di
“Vedetevela tra di voi”: come rituale, in questo caso ha la tragedia dentro ma
non per i protagonisti: l’uso esige che due uomini combattano per la donna, qui
invece ci sono almeno 4 uomini con cui la ragazza gioca a “Vedetemi tra voi”[I show up for you people adults], in cui lei,
mentre lo spasimante ufficiale, il fidanzato prescelto, si batte da solo, fa
godere due Adulti e un Bambino.
│©
jan saudek
|
Tipo clinico
Isterico.
Dinamica
Il
gioco ha forti elementi uretrali per via della durata, ma essendo incentrato
sul tatto ha connessioni orali, è un gioco bagnato e intenso. Esempio: “Non lo
dirò a nessuno, sporcaccione”.
Parti
Il
Poeta, la Ragazza Polacca, il Ragazzo Polacco: qui nella Lebenswelt.
Nel
romanzo di Gombrowicz: lo Scrittore e l’Amico(gli Adulti), i Ragazzi.
Paradigma psicologico
Bambino-Bambina-Genitore.
Genitore
alla Bambina: “Cerco di farti toccare il Bambino affinché io ti veda”.
Bambina:
“Io cerco di farmi toccare perché l’Adulto se ne avveda e senza che l’Adulto in
me abbia da ridire qualcosa al mio Genitore”.
Adulto
dell’autore. “Che figli di puttana, ‘sti ragazzi!”
Paradigma sociale
Adulto-Adulta
Adulto:”Non
si può procedere”.
Adulta:
“Con questi Genitori e Adulti da cui è guardato e guidato il contatto che
possiamo fare se non allearci col Bambino del Genitore, alimentare l’eretismo
della libido del Genitore del Bambino del Poeta adesso e nel tempo finché la
giovinezza superi il limite della sua istantaneità artificiale.
Vantaggi
Psicologico
interno:”Me la faccio con il Bambino mio pari facendo godere il Genitore
dell’Adulto”.
Psicologico
esterno: evita l’intimità sessuale. Tiene in scacco e beffa l’Adulto e il
Genitore della ragazza.
Sociale
interno:”Te la vorresti fare la ragazza polacca. O almeno vorresti farti
toccare con quelle sue mani”. Tiene in attesa il Bambino del ragazzo per far
godere il Bambino del poeta.
Sociale
esterno: “Vedetemi tra voi” vs “Vedetevela tra voi”[3];
“Non è terribile e io non sono una figlia di puttana”.
Biologico:
scambi sessuali intensi, diurni, meridiani, crepuscolari e notturni.
Esistenziale:
godendomela così, quale Adulto avrà da ridire? Oppure: “Me la godo con l’Adulto
del poeta mentre il suo Bambino si dà il bonheur”.
Maglietta[4]
Davanti:
“L’Adulto mi dà il bonheur facendomi partecipare leggermente con le mie mani e
le gambe alla soppressione di un adulto”.
Dietro:
“Il Bambino è qui con me ma,dietro, l’Adulto se la gode”.
[1]Enrichetta,
dal terratsu Einrietta, che è il
“pane secco”(Dauzat, Arg.mét.)[questa
evocazione onomastica con tutto il suo bagliore illumina la scena nel capitolo
3 del romanzo -in cui c’è lei che si era chinata in avanti improvvisamente per
tagliare con i denti il filo, con cui cuciva una camicetta, ed era bastato
questo rapido gesto del suo corpo e dei denti perché nell’angolo divampasse e
s’infiammasse l’altro ragazzo sotteso e connesso al fatto che il romanziere
rilevi che Federico, l’amico adulto, giocasse con le palline di pane- quando
ormai Enrichetta, il pane secco, era semiaddormentata con le braccia
annoiate…(cfr. pag. 45 della 2a edizione italiana)],
all’assonanza con cui si avvicina a una ricchezza indefinita, ancora “secca”,
appunto, una ricchezza stretta, contenuta, un qualcosa che arricchisce è questo
donarsi per il godimento degli adulti; anche in spagnolo, per via della lunga
permanenza in Argentina di Witold Gombrowicz (non si dimentichi che
“Pornografia” è del 1960 e che, come ricorda l’autore stesso, “fino al 1957 ero
quasi sconosciuto, un emigrato stabilitosi in Argentina”), Enriqueta involve l’ “enriquecer” dell’”arricchire” ma anche
l’”enriscado”, l’ ”enrocar” dell’”erto”, lo “scosceso”, l’”arroccare”, se non
l’”enrojecer” dell’”arrossare”, “tingere di rosso”, e dell’”arrossire”. Ma va
da sé che rica è anche “squisita”,”eccellente”, “deliziosa”, e ha in sé
l’”incanto”, l’”amore” di ricura; come termine figurativo familiare,
“rica” è “carina”, “graziosa”, “bella”: Enriqueta: qué niña tan rica! Che
ragazza carina! Una “fichetta”, insomma: una pija. D’altro canto, l’ Enriqueta di assonanza spagnola ha
questa bellezza dentro que es queda, “quieta”,”sottovoce”, qualcosa
inferiore al valore, appunto(come
scrive nel Diario del 1955 Gombrowicz: ”La giovinezza m’era apparsa come il
valore più alto della vita…questo ‘valore’ si distingueva però per un tratto
caratteristico davvero diabolico: si trattava della giovinezza, quindi di
qualche cosa di inferiore al valore”), ma que queda, cioè “resta”,”rimane”[che è un po’ come la intende
Jean Baudrillard:”La vera immobilità non è quella di un corpo statico, è quella
di un peso all’apice del suo pendolarismo, le cui oscillazioni si sono appena
fermate e che ancora impercettibilmente vibra. E’ quella del tempo
nell’istante- quella dell’ “istantaneità” fotografica dietro cui circola sempre
l’idea del movimento, ma solo l’idea- in cui l’immagine è l’attestazione
presente del movimento senza mai farlo vedere, ciò che ne toglie l’illusione.
E’ di questa immobilità che le cose sognano, è di questa immobilità che
sogniamo. E’ su di essa che si attarda
sempre di più il cinema, nella sua nostalgia del rallentatore e del fermo
immagine come apice della drammaticità” e non specificava un po’ sopra che “E’
raro che un testo si offra con la stessa evidenza, la stessa istantaneità, la
stessa magia di un’ombra, di una luce, di una materia”? Concludendo che
“Tuttavia in Nabokov o Gombrowicz, per esempio, la scrittura ritrova talvolta
qualcosa dell’autonomia materiale, oggettiva, delle cose senza qualità, del
potere erotico e del disordine soprannaturale di un mondo nullo”: J. B., Perché l’illusione non si oppone alla realtà,
in Id., Patafisica e arte del vedere,
trad.it. Giunti, Firenze 2006, pagg. 93-94], è”, “si trova”, “sta “,”
piano”, “sommessa”, Enriqueta vi dà anche appuntamento, “queda con los adultos
a las cinco”, Enriqueta, è questo, è la fichetta che sta ferma, ha fermato
l’immagine, nega il reale, inventa un’altra scena, impone la sua discontinuità,
il suo frazionamento, la sua istantaneità artificiale, sparisce meglio por
vosotros. He show up for you people adults; ella parece por vosotros adultos:
“Yo me hago ver entre vosotros adultos”, questo è il gioco spagnolo che
corrisponde a “I show up for you people adults”, sarebbe il “Vedetemi tra voi”
con cui Enriqueta jugarìa en Argentina: bien mirado, un juego de niños! Ma si
noti bene che nella versione spagnola( che ha per titolo La seducción, Editorial Seix Barral, Barcelona 1968) non c’è Enriqueta ma l’effettivo nome polacco Henia, e il diminutivo Heniusia, (Heniutka, Henjeczka), che
come pure tutti gli altri nomi sono stati usati nella forma originale, cioè
polacca. E’ evidente come l’H di Henia
sia speculare alla H di Hip, rendendo vieppiù manifeste le
implicite connessioni con la razza Wielkopolski. Henia, o Heniusia, trova
così maggiore adesione con Harriet
Moudron, di cui alle note 3, 4 e 6.
Sempre
nell’ambito dell’assonanza, Enrichetta si connette al nome della protagonista
del favolello più antico(secolo XII) che ha lasciato al francese antico il nome
Richeut a significare “cortigiana”,
“mediatrice”(cfr. Bruno Migliorini, Dal
nome proprio al nome comune, casa editrice Olschki , Firenze-Roma-Ginevra
1927: pag. 167); né, pertanto, sarà azzardato connettere la nostra protagonista
alla Rigolette, “ragazza leggera”,
dei Mistères de Paris di Sue(1842).
La leggerezza briccona di Enrichetta
è questo il suo tratto polacco che seduce lo scrittore ed eccita la sua libido;
questa “bricconeria polacca” è sottesa, se proprio vogliamo addentrarci nella
strettezza della gola di Grocholice, dal termine spagnolo polaca, che ha un uso dispregiativo per come faccia alludere alla
particolarità negativa, a una certa singolarità maledetta, di “catalana”. E
questa “polacchina”,con la sua singolarità così stretta, questa non-pienezza
che la rende inferiore al valore, con le sue scarpe, con cui schiaccia il verme
insieme al ragazzo prescelto -inconsapevolmente da lei ma consapevolmente
disposto nel circuito della sessualità e dell’alleanza teso dallo scrittore e
dal suo amico Federico- o con il piede nudo sul piede di lui, non fa che
calzare un dispositivo di sessualità il cui semivalore connette diabolicamente
alla sua stretta leggerezza la rigidità disposta non dall’Adulto ma dal
Genitore. Un rinnovamento dell’erotismo polacco, che passa con le scarpe, i
piedi, le gambe di Enrichetta, questo passo stretto e felino che taglia corto
col sentimento, o almeno lo meccanizza, ne fa l’incanto, la “ricura” di Riqueta, che va, sale le scale, con la
sua immobilità vibrante, media il decreto di morte e condensa il suo potere
erotico facendo sognare –fantasmare- la forma segreta della sua assenza, la
non-pienezza del suo esserci, l’incanto iconico della sua strettezza
immobilizzata nell’istantaneità artificiale del suo eterno semivalore dell’età
introduttiva, la giovinezza.
Sotto il nome di Enrichetta
corre l’ipogramma[ma
sotto il nome di Henia corre l’ hippogramma,
visto che è figlia di Hipolit?], di cui abbiamo svelato alcune marche,
che fa riproporre l’istantaneità artificiale della ragazza mediante l’analemma
esponenziale: il suo residuo insolubile,
che le permette di farsi fantasma perenne,
ha sterminato il valore e si è diffranto attraverso il tempo e il geografico,
l’economico e il sociale. L’economia libidica, che è nel ciclo della
letteralità perché va dalla reversibilità alla disseminazione, declina il suo
nome, che, attraverso il suo valore pieno e fallico – o meglio: il suo
semivalore non-pieno e uretrale – si diffrange nel romance temporale con una
modalità siderale, che, con la propria convertibilità istantanea, ha un ritmo
in cui si leva e tramonta come un sole artificiale. Come nel poema che rimanda
a qualcosa, e sempre a nulla, al
termine nullo, significato zero, c’è la vertigine della risoluzione perfetta,
che lascia il posto del significato, del referente e che costituisce
l’intensità del poetico: nel détour
di questo romanzo, in cui l’ipogramma temporale, il Bonheur o il nome di Dio o
di Enrichetta o di Heniukta, pur non conoscendolo, esplode poi nella Lebenswelt
e che quando avviene è bene non gridarlo, né denotarne la singolarità, ‘ché
l’invocazione letterale del nome, come di Dio e del Bonheur, è pericolosa, per
le potenze nocive ch’essa scatena:
l’incantesimo velato, questa compitazione rigorosa del Bonheur, ma deviata,
“perché il significante vale come assenza, come dispersione e uccisione del
significato”
[Jean
Baudrillard, La sterminazione del nome di
Dio, capitolo sesto di: Lo scambio
simbolico e la morte(1976), trad.
·[La fallicità longilinea un po’ amorfa di
Enrichetta è speculare al fantasma narcisistico e fallico dello scrittore e del poeta]· |
it. Feltrinelli, Milano 1990: pag. 223] :
il
nome del Bonheur vi appare nell’eclisse medesima della sua distruzione, nel
modo sacrificale, sterminato nel senso letterale del termine. Non va sottaciuto
il fatto che Enrichetta, essendo festeggiata il 15 giugno, abbia una relazione
speculare con l’autore del romanzo in quanto Witold, che, non casuale perciò, viene festeggiato anch’egli
il 15 giugno: questa modalità operativa
dell’ipogramma sembra che sottentri anche nell’analemma esponenziale in ragione
della Lebenswelt: dal diminutivo tedesco di Heinrich, che è Heinz, deriva Enzo, che da noi viene ormai usato a sé, anche come abbreviativo di
Lorenzo, Vincenzo, che, appunto, è il
nome del poeta [Val la
pena qui sottolineare che per la Chiesa il nome Ippolito, che è il padre di
Enrichetta,vedi più avanti, sia quello di un ufficiale romano martirizzato con
San Lorenzo?]. D’altronde, il semivalore della giovinezza è fatto per
alimentare fantasmi narcisistici e un po’ fallici, per questo gli oggetti
d’amore con questa longilineità un po’ amorfa-attiva e
“normanna” giocano con il Bambino degli
adulti, scrittore, amico e poeta.
Più che
“normanna”, Enrichetta o Heniusia antropomorfizza una parte della razza nordica
di Deniker, o slava di Penck che è la kirmica di Broca, dolicocefalo biondo col
naso prominente, e una parte della razza vistoliana, che è più mesocefalica,
realizzando una sorta di longitipo microsplancnico, o leptosomico, nella immobilità del suo stato di semivalore, come
dice Gombrowicz, che, oltre che la testa allungata e il naso prominente, ha
gambe steniche e natiche dalla primarietà emotivamente verticale del tipo
mesomorfo vistoliano: così com’è nella foto di Jan Saudek, che fa da cover, e
che fa pensare – anche per il fatto che la Polonia è sempre la prima nazione in
Europa per numero di capi equini
allevati e anche per il fatto che il genitore della ragazza, l’amico
proprietario terriero che invita lo scrittore e Federico a casa sua nella
provincia di Sandomierz, si chiami Ippo,
ossia Ippolito , che è “colui che scioglie le briglie ai cavalli”, nome che
nasce con il mitico Ippolito che è , guarda te, il protagonista della tragedia
greca in cui vige quello che con Berne potremmo chiamare “il gioco di Fedra”,
cioè una variante di terzo grado del “Rapo” – alla magnifica conformazione
della razza Wielkopolski (il collo lungo e i quarti posteriori ben muscolati e
tesi, le zampe forti, quasi atletiche) che mescola almeno 4 razze ascendenti,
tra cui la Mazuren, che vantava ascendenti Trakehener, il prussiano orientale,
la migliore razza germanica che procurò stalloni per le Scuderie Reali dal
1732, da Federico I di Prussia , in poi e che è un bel cavallo dinamico, dal
temperamento calmo e docile, con una eccellente conformazione da ogni punto di
vista. Ma chi può dire che nello spirito di questa puledra polacca non prevalga
invece l’ascendenza Hannover, particolarmente adatta al dressage e ai concorsi
di salto a ostacoli? Insomma, si va da “Federico”, che entra con il Trakehener
ed è il nome dell’Adulto che dispone la connessione tra dispositivo di sessualità
e dispositivo di alleanza con il giovane stallone coetaneo(compagno di
scuderia, stavamo per scrivere), al “dressage”, che entra con l’Hannover:
questa domatura della cavallina polacca che va addestrata al dressage, a questa
completa obbedienza in modo che possa rispondere agli ordini del cavaliere – lo
scrittore o Federico – eseguendo con perfezione ed eleganza figure e movimenti
diversi. Insomma, la puledra Wielkopolski di ascendenza Trakehener e Hannover,
che fa dresser, “rizzare”, “tenere
eretto”, che è una delle tre norme principali che si devono seguire quando si è
a cavallo: mantenersi calmi, andare e guardare diritto e, appunto, tenersi
eretti. Per quanto attiene Ippo, l’altro adulto del romanzo che disponendo del decreto di morte complica la
situazione iniziale dello stesso, e, correlativamente, alla tragedia greca,
cfr. Alessandro Gaudio, Euripide, Seneca,
Racine, d’Annunzio:quattro modi di ostendere l’anti-camera. Analisi
semantico-linguistica dell’idioletto prossemico di Fedra, © 1996, in cui, tra le altre
analisi, con la morfologia di Souriau si verifica che il destinatore è impersonato sia da Afrodite che da Artemide, come nel
caso di Pornografia, il cui il destinatore -che è sia lo scrittore che
Federico- fa degli stessi personaggi gli ottenitori
virtuali del Bene, che sono anche l ‘arbitro
della situazione(=Bilancia), l’Aiutante(=Luna, che è di volta in volta sia
Federico che Gombrowicz). Insieme al Sole,
che è il rappresentante del Bene
o Valore, o in questo caso: semivalore,(=Giovinezza),
che è Enrichetta, che è anche il Leone,
la “forza tematica”, che, sia come
persona fisica che come depositaria della forza generatrice di tutta la
tensione drammatica presente, è la vera protagonista. Il fatto che nel romanzo
originale il nome della ragazza sia Henia,
che sarebbe “Ennia” e che per questo è speculare al maschile “Enea”, dal greco Aineas, farebbe includere connessioni
con il “punctum ainico” e il “bagliore didonico” di cui riferiamo in Aurélia Steiner de Tunis? Questa
correlazione con “Enea” è verificabile anche dal fatto che “Ennia” sia nato
come nome dalla distorsione latina del vocabolo ebraico che ha dato origine ad
“Anna”: e la mitica Anna, la sorella di Didone, non era forse innamorata di
Enea? Per questa ragione Henia andrebbe festeggiata come Anna il 26 luglio,
che, come grado solare, è esattamente quello dell’Ascendente del Poeta?
O va ricordato che, al tempo di Ovidio, Anna fu confusa con la dea Anna Perenna , e che, con questa
allitterazione da fantasma perenne , è davvero lecito festeggiarla
all’inizio della primavera con giochi e allegri banchetti, vera divinità della
giovinezza? Il fatto che Henia rinvii
agli “Heniochi”, connessi all’antica popolazione dei Sàrmati che abitavano ad
est del Volga e della Vistola e che successivamente emigrarono verso occidente
fino a raggiungere i confini dell’impero romano, addiziona ulteriormente la
caratura Wielkopolski della nostra giovane puledra, visto che “Heniochus” non è
altro che l’ Auriga, la costellazione
del Cocchiere. A questo punto, la connessione con Harriet Moudron, di cui si è
riferito alle note 3, 4 e 6, e che è la “cocchiera invischiata” dalla cadenza a
percussione modronica, è ancor più Heimlich: dall’”ano-mudra”, l’anello gotico,
resistente ed elastico di Harriet Moudron, all’ ano-heniochia, l’anello-auriga, il vistoliano buco per cavalcare
nella pianura della giovinezza! Inutile aggiungere che il segno celtico[Henia è di origine celtica e significa “destinata”] del
“Cocchiere-Vischio” del dio del sole Belenos e della sua quadriga d’oro
comprende lo spazio temporale che va dal 6 al 15 giugno, che ancora una volta rinvia al “Belenos” autore del
romanzo, visto che è il giorno del suo onomastico.
[2] E’
una “Violenza Carnale” di terzo grado, e come tale è un gioco pericoloso che si
conclude sempre con un delitto, un suicidio o una denuncia[cfr. “Rapo” in Chapter Nine,
Sexual Games, in: Eric Berne, Games
People Day, The Psychology of Human Relationships, Glove Press, Inc. New
York 1981, pag. 126]; qui non c’è l’atto sessuale né l’aggressione
criminale relativa. E’ una “Violenza Carnale” in cui lei gioca a “Vedetemi tra
voi” (oppure:”Mi faccio vedere da voialtri adulti” ma anche “Mi staglio, mi
faccio dettaglio, per voi adulti”) e lei non grida alla violenza per salvare la
faccia, gioca con tutti, adulti e ragazzi, ma compare, risalta, mette a nudo,
solo per voi adulti.
[3] Cfr. “Let’s you and him fight” in:
Eric Berne, ed. cit., pag.124.
│© jan saudek│ |
· da: v.s.gaudio, henia's game, 2007 ·