V.S.Gaudio
dedica ♫ Alexander Ebert- Truth a
Marisa G. Aino qMarisa G. Aino dedica ♫ Sia-Chandelier…
Marisa G. Aino qMarisa G. Aino dedica ♫ Sia-Chandelier…
Il cognome di Αἰνείας £
La verità è come il grande roe , la bestia mitologica di Woody Allen, con la testa di un leone e il corpo di un leone, non necessariamente dello stesso leone. La verità ha fama di poter dormire per mille anni e poi svegliarsi di colpo per il mercato di fine mese, specialmente quello dopo il primo plenilunio di primavera. Si dice che Ulisse abbia svegliato un roe che dormiva da quando non c’era l’orale legale e poi, quella domenica, c’era l’ora legale e allora s’incazzò di brutto, Dio, quant’era adirato il grande roe, tutto assonnato brontolante, Ulisse lo implorò di restare sveglio ma lui, niente, se ne tornò a letto e gli disse vaffanculo tu e quella zoccola di Didone! In verità, era Enea quello di Didone e di sua sorella Anna Perenna, che, quando vide Enea, fu allora che l’apparizione di un roe fu definitivamente considerata di cattivo augurio, difatti di solito precede una carestia, un terremoto, una catastrofe di proporzioni infinite o un invito a un pranzo di nozze. In verità, fosse stato Enea il grande roe, sai cosa avrebbe fatto con Anna Perenna? Un viaggio alle Mauritius per vedersi la marcia sul fuoco fatta per il cartello dei turisti circolari? Un servizio per “Astra” sui tamili che fanno la marcia sul fuoco e l’agenzia che mette le fotografie si chiama Chiappa? Il test sulla regina di Cartagine che gli ho fatto fare per "Donna Moderna" nell'88? Il destriero galoppante, lui, e lei l’anatra che vola capovolta? La tigre bianca che salta? E lui il visionatore dell’Attrazione di Mediolanum? No, niente di tutto questo, anche se ci siamo andati vicino, per via di Mediolanum, e allora vuoi vedere che in verità Anna Perenna non era di Cartago ma di Binzago! La verità, mia cara, sta tutta nel nome, non del grande roe ma, dell’eroe, noi che siamo della Magna Grecia, nostro malgrado, la sappiamo lunga sul dittongo greco che, all’inizio, è come quello del tuo cognome e, alla fine, c’è quella regola della grammatica greca, diventa la vocale dell’oggetto “a”│o "α"=alfa│ di Enea, lo zero di Anna Perenna. E pensare che ci tenevano, a noi ginnasiali, che stavamo fantasmando l’oggetto “a” al passaggio al meridiano come “zero” o “o” di Anna Perenna, a pane e acqua per delirare sul futuro sigmatico, senza mai accorgerci che la radice del tuo cognome è quella stessa di Enea, il verbo αίνέω, che nei temi in vocale, dinanzi alla caratteristica temporale σ│sigma│, a differenza dei verbi tutti che presentano apofonia della vocale finale, che risulta lunga, lui, αίνέω, me lo ricordo, era il secondo nella lista dei 27 verbi che non seguivano questa regola e presentavano nel futuro la vocale finale breve. Beh, vai a vedere mia cara fanciulla, ne abbiamo fatta di strada insieme, tutta a piedi e in salita nel futuro della vocale finale breve, e nei 27 verbi del futuro asigmatico: mi vergogno, lodo, che è, appunto , αίνέω, risano, macino(da cui l’άλέω che dette origine allo shummulo), compio, piaccio, basto, aro, attingo, rido, spingo, tiro*, vomito(che, essendo έμέω, allittera , αίνέω ), bollo, schiaccio, mi propizio, chiamo, spezzo, inebrio, raschio, desidero, m’affatico, tiro[*], compio, tremo, prevengo, rallento. Bastava dirla la verità: quell’inculatore perenne dell’Anna (Perenna), sì, il figlio di Anchise, quello di Troia, nel registro dell’anagrafe faceva Αἰνείας│è con l’aoristo che il dittongo αί si fa η, eta│, aveva lo stesso tuo cognome, nel registro dell’anagrafe dei pellegrini della Troia Grande. E’ la fregatura dell’oggetto “a” asigmatico, ha un futuro con la vocale finale breve. Truth. Not grammar. Diavolo, però, non pensavo che Anchise fosse un tuo avolo!
[*]Enea, il roe e la giovane poesia nella trappola del verbo a vocale breve│
Cosa vuoi che ti dica, sì, non fu
solo il roe ad accorgersene, anche Enea se ne avvide, due verbi del “tiro”,
nella mia bella grammatica al ginnasio Monti di Cesena, il primo era,
nell’elenco dei 27, al numero 12 e l’altro, l’ordine era alfabetico, al 23:
1) il primo “tiro” era ελκύω ( o: ελκω), che, da “tiro”, “trascino”, “traccio”, oltre che a tirar giù il peso della bilancia, porta anche a “derivo” e quindi a γένος, l’origine, oh, Dio, che è poi l’Herkunft, e Dio Santo, di questo stiamo parlando, della nostra origine, benedetto sia Strabone, io che pensavo che , avendo nell’elenco due “tiro”, allora era proprio vero ch’ero diventato il “Grande Condottiero della Battaglia dei Gesuiti”, invece il numero 12 sta anche per “tiro in lungo”, i discorsi, la cosa, , il tempo, Plutarco, guadagno tempo, oppure “tiro a me”, questo sì, è plutonico, uno che ha il punctum assoluto Mercurio/Plutone, dico, lo sai, no?, chi più di me tira a sé? Da Demostene, si fa l’esempio anche per questo “tiro” di chi si attira i nemici, è patagonica la cosa, non trovi? “Elcotico”(→ελκωτικός), per esempio, che mette dentro “piaga” e “attitudine”, in traslato lo possiamo far equipollente di “esasperante”.
1) il primo “tiro” era ελκύω ( o: ελκω), che, da “tiro”, “trascino”, “traccio”, oltre che a tirar giù il peso della bilancia, porta anche a “derivo” e quindi a γένος, l’origine, oh, Dio, che è poi l’Herkunft, e Dio Santo, di questo stiamo parlando, della nostra origine, benedetto sia Strabone, io che pensavo che , avendo nell’elenco due “tiro”, allora era proprio vero ch’ero diventato il “Grande Condottiero della Battaglia dei Gesuiti”, invece il numero 12 sta anche per “tiro in lungo”, i discorsi, la cosa, , il tempo, Plutarco, guadagno tempo, oppure “tiro a me”, questo sì, è plutonico, uno che ha il punctum assoluto Mercurio/Plutone, dico, lo sai, no?, chi più di me tira a sé? Da Demostene, si fa l’esempio anche per questo “tiro” di chi si attira i nemici, è patagonica la cosa, non trovi? “Elcotico”(→ελκωτικός), per esempio, che mette dentro “piaga” e “attitudine”, in traslato lo possiamo far equipollente di “esasperante”.
2) Il secondo “tiro”, che sta al 23,
che, nel gergo palermitano è il culo,
tu ti metterai a ridere ma da “tiro”, “tiro via”, “tiro fuori” si va fino a “sguaino”, che allittera il tuo cognome e
la trascrizione originale di quello che qui chiamiamo “Enea”: σπάω, è questo il
secondo “tiro”, sta anche per “aspiro”, o “succhio”, “sorbisco”, e, forse per
colpa di Platone, anch’esso vale per “attiro” e “seduco”. Il roe, a un certo
punto, come questo verbo doppio, si sveglia di nuovo, anche perché, essendo al
23, sente che c’è l’odor di Anna Perenna, per questo Enea la tira per le
lunghe, per via del suo culo, e sguaina, tira fuori, la spada, e Anna, a
vederli, il roe e Enea, che, Dio santo, non la smette mai di far l’altalena tra
il “tiro” al 12 e il “tiro” al 23, con quelle due spade sguainate(Diodoro), invece di tirare, prende il
“tiro” come “succhio”, “sorbisco” e “bevo”(Aristotele).
Non c’è che dire: le passioni ci seducono, scrisse Platone. Tirano.
Il punctum Mercurio/Plutone, va da sé, è quello dell’allure plutonica, un po’ alcotica,che perennemente sguaina, come se fosse dotata di due “tiro”, uno a “elko” e l’altra a “spao”: ne sapeva qualcosa Enea, Anna Perenna tirava, sguainava i due “tiro” e lui, sostantivo archetipo, già si vedeva “tirato” nello schema verbale dell’aoristo, in cui il dittongo “ai”gli veniva subito tirato in “e”. Poi, quella della nostra vocale semimuta ë, è un’altra storia, anche se la provenienza è la stessa. In dialetto, qui, anziché “Aino”, com’è che si dice? Ajinë! Che conferma la banalità del destino del nostro esserci, finito nella trappola del verbo a vocale breve, anche quando in realtà è del sostantivo archetipo che si tratta.
Il punctum Mercurio/Plutone, va da sé, è quello dell’allure plutonica, un po’ alcotica,che perennemente sguaina, come se fosse dotata di due “tiro”, uno a “elko” e l’altra a “spao”: ne sapeva qualcosa Enea, Anna Perenna tirava, sguainava i due “tiro” e lui, sostantivo archetipo, già si vedeva “tirato” nello schema verbale dell’aoristo, in cui il dittongo “ai”gli veniva subito tirato in “e”. Poi, quella della nostra vocale semimuta ë, è un’altra storia, anche se la provenienza è la stessa. In dialetto, qui, anziché “Aino”, com’è che si dice? Ajinë! Che conferma la banalità del destino del nostro esserci, finito nella trappola del verbo a vocale breve, anche quando in realtà è del sostantivo archetipo che si tratta.