ANGELO
MUNDULA
(Sassari, dove visse).
Titoli: Dal tempo all’eterno, Firenze 1979; Ma dicendo Fiorenza, Milano 1982.
Motivi
1. Perché, pur essendo stato uno dei
vincitori del premio “Circe-Sabaudia”, non ha capito che la poesia non seduce
un granché.
2. Perché ha scritto questi versi sul suo
nome mundula evitando qualsiasi
allusione alla mentula:
“Non so più chi sial’oscuro corrispondente che
deformando il nome
scrisse mandula invece che mundula
come l’avrebbe scritto un latino
perciò tornando alle origini occulte e imprendibili
ripercorrendo il tunnel
attraverso il mandorlo e i suoi fiori
dell’antico progenitore sardo
giungendo fino a me per quell’errore non voluto o forse
per un giusto intervento del caso
assai più forte di chi parla o scrive
se per errore la Storia ha ritrovato il suo cammino à rebours
la sua vera fioritura
nell’albero disseccato”[i].
3. Essendo antologizzato dal Cara tra gli
Epifanici ed essendo, però, un Lirico, scarno ma garrulo, lo si essiccherà con
la prescrizione quotidiana, vita naturaldurante, dell’emolliente a base di Prunus Amygdalus Communis Amara,
volgarmente: “mundula” amara.
[i]
La poesia si intitola “La fioritura del mandorlo”.
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[Dal: Fascicolo
del P.M. e del Procuratore dell’Accademia per l’Assassinio come una delle Belle
Arti: Quadro indiziario; Motivi; Griglia di Parsons; Orientamento
tecnico-strumentale del Lafcadio Incaricato, in: Anonimo del Gaud, L’Assassinio
dei Poeti come una delle Belle Arti, © 1999-2003]