C'è anche la destra sublime: è la destra divina, "dentro di noi, nel sonno". L'approdo è nelle opere terminali di Pasolini, Bestia da stile e La nuova gioventù, quando questa destra diventa – poeticamente, non realisticamente – nominabile. A che cosa serve una destra divina? Politicamente, a nulla. Ma la soluzione d'autore, alla fine della Nuova gioventù, è che il problema non è né parlamentare né armato. Non è politica, oggi, ma la difesa, più la preghiera, più la conservazione, oggi, sotto la forma nervosa dell'imperativo, e quindi taci, stavolta la camicia deve essere grigia, come la camicia del sonno, non nera e neanche bruna. Bisogna odiare – altro imperativo: odia – quelli che "vogliono svegliarsi / e dimenticarsi delle Pasque...". L'allievo di Pasolini è un giovane fascista. Si chiama Fedro, per convenzione poetica: ama il latino e il greco, ha i capelli corti, è "alto e grigio come un alpino". Dobbiamo vederlo anche noi. Il nuovo Fedro è coma un alpìn, ma non è un alpìn: lo sembra fisicamente (occhio di regista non sbaglia, perché è empirico) ma non realmente, perché i suoi "ventuno, ventidue anni" lo tengono fuori dall'anagrafe della prima e della seconda guerra. Al massimo, sarà stato un alpino del servizio militare, classe 1954 o 1953. Se ha indossato la divisa, l'ha portata come il granatiere Tondelli (classe 1955) in Pao Pao.
Fedro è comunque un alpino possibile, e tanto basta. Per essere divinamente
tradizionali è necessaria un po' di forma, come la divisa, o una fisicità degna
della divisa (e il regista pensa a tutto). Vuei, oggi, questo Fedro è un
fascista poetico, e allo stesso modo è come un alpino: non è un alpino in
partibus infidelium, non è né patriota né combattente, non è né soldato né
terrorista. È Fedro, o il giovane Tondelli, soldato del "glorioso e
gayoso" scaglione "quarto ottanta". Fedro non è l'alpino Gadda o
l'alpino Cesare Battisti; ma non è nemmeno Fioravanti (classe 1958) o Anselmi
(classe 1956); non è uno dell'ambiente di Pino Pelosi (classe 1958) e dei suoi
amici. Non è come i modelli, militari o militanti, e non fa come i modelli,
militari o militanti. Nessuno dei giovani pasoliniani – amanti, attori, comparse – è Fedro, ecco
il punto. Fedro è un sogno pulito, tanto è vero che non esiste. Fedro è pacifico, e forse è anche pacifista. Esce da un mondo contadino – e
deve ritornarci –, quindi è conservatore nel senso in cui lo è il conservatore
di un museo: ambienti e situazioni, non stilemi e bandiere. Bene. È già il
1975, anno santo (e l'anno del martirio di Zicchieri, classe 1958: il 29
ottobre). Per Pasolini è l'ultimo anno, ma vive abbastanza per sapere del Nobel
a Montale: una consacrazione un po' gelatinosa, molto dignitosa, a questo
punto. Ma il pachiderma che si appoggia ad Aldo Busi – 52 anni di differenza –
è stato un sottufficiale di complemento, sessanta anni prima. Non alpino, ma fante: però veramente, mentre Fedro si deve accontentare di
un come. Montale, classe 1896, fu prima fante, e poi elefante; e un altro
grande borghese, da alpìn, passò dentro "ghiaccio. Tormenta. Temperatura.
(Aprile, 3000 metri)": Carlo Emilio Gadda, classe 1893, come Pierre Drieu
la Rochelle. Mentre i giovani che colpiscono Pasolini tre giorni dopo Zicchieri
non sono Fedro, non sono alpini e non sono come alpini. Non hanno identità, e per
questo non sono veramente identificabili. Però la destra sublime e divina ha grazia, come il giovane Fedro, che non
esiste, ma è identificabile, fisicamente. La destra reale esiste, in forme contemporanee e inconciliabili: il
Movimento Sociale, la lotta armata, il sottoproletariato, la criminalità. In
ogni caso è una destra senza grazia, sgraziata o disgraziata perché è reale.
Per trovare la grazia ci sono due modi: o inventarsi un Fedro o tornare al
passato. Allora torniamo al passato, dove non c'è bisogno di un Fedro. Drieu ha vissuto la dimensione dell'alpìn, non del coma un alpìn. Qui siamo
all'inizio. O meglio: nel cuore dell'inizio e in medias res. È il 1917. Interrogation esce per le Editions de la Nouvelle Revue Française,
"achevé d'imprimer par l'imprimerie Bellenand à Fontenay-aux-Roses le 30
Août 1917". È un inizio piccolo e sottile, in 150 copie numerate. Una
delle copie arriva a Daniel Halévy, che scriverà la Préface di Mesure de la
France (5630 copie nel 1922: altro stile, altra tiratura, e alta). Halévy è
nella posizione dei padri, classe 1872, e scrive così: "Quand nous
reçûmes, en 1918, certaine plaquette intitulée: Interrogation, nous ignorions la
personne, le nom même de M. Drieu la Rochelle son auteur. Dès la première page
nous nous intéressâmes à ces pages un peu jeunes, un peu naïvement
claudeliennes où il nous sembla lire, cynique parfois mais jamais lâche, le
secret des tranchées". Pagine giovani, appunto, e un claudelismo un po' ingenuo, ma anche cinico.
È quello che deve essere, per ora. Drieu ha 24 anni e qualche mese, e ha anche
lo stile e l'enfasi, come chi è giovane di passaggio. Da perfetto apprendista stregone, Drieu dichiara una bibliografia estetica
aggiornata, ma senza Claudel: Nietzsche, Barrés, Adam, Maurras, d'Annunzio,
Kipling, tutti in una volta, a pagina 86 dell'edizione originale di
Interrogation. Solo Nietzsche è morto, ma da poco; gli altri vivono,
perfettamente contemporanei. I sei sono i maestri per jeunes hommes e sono gli
excitateurs du monde occidentale.
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Capoverso n.29, gennaio-giugno 2015: Omaggio a Pasolini,
Edizioni Orizzonti Meridionali, Cosenza.