Arno Schmidt ⁞ Addio sotto la pioggia


addio sotto la pioggia

Arno Schmidt

 

Le grondaie politicantavano senza tregua . . . . : «Su, vieni !»
Vagliare in parole il sondabile; burlarsi tranquillamente dell’insondabile : un albero si piegò nel luogo deserto; gli si rivoltarono tutte le foglie; uccelli neri uscirono dai rami e urlarono; al cielo, che zampillava uniforme.
Stava sempre al mio fianco, muta ed eumenide abbastanza : passi da uomo, dalle tasche della cerata sporgevano braccia oblique; nel viso di cuoio rosso una fessura schiaccianoci ghermiva ogni tanto il suo intruglio pioggia & lacrime : «Cara –»; si volse lentamente, e pianse impassibile più forte : – – – finché di botto le crollò l’intero viso, in gonfiori, in angoli rossi, ellissi auricolari; l’asse per lavare della fronte – poi si strappò di traverso, con un suono corvino, che scosso poggiai la tragica maschera alla guancia, premei, cullai; ancora il suo lamento faceva voltigare rebbi neri attorno alle nostre teste.
Un segnavia ci barcollò legnoso incontro, allargò ruffianesco tre bracci imbellettati : per ciascuno di essi la pioggia passò a noi cortesemente il filo di seta grigia. Ah, la greve risacca dell’aria ! Un battello di nebbia scialuppò a lungo nel porto erboso, e naufragò poi esitante sotto gli alberi. Acqua lallò da strega sotto il nostro salto, e ci riempì la scarpa di carezze torpidamente gele. Lasciò cadere mani assieme a dure lacrime nelle acque nere; la sua voce strisciò al suolo; le spalle uno poteva tirarle a sé, il viso non ancora.
(Spostò con cura tutte le limacce al sicuro ( ?). Una ad una. E stette scossa davanti alla spiaccicata.)
Un cavallo nero saltò dalla nebbia e ci ruggì contro. Al decollar del vento : intorno agli alberi ronzarono subito farfalle verdi e grigio peltro, tutte sazie di nuvole; e tornarono sui rami e riposarono sfinite. Lentamente cedevano i suoi capelli, già pioggia e vento palpavano le baracche delle nostre teste. «Laggiù c’è un paio d’alberi».
Tronchi neri e bagnati : pioggia tesseva a pettine; nebbia si preparava a fare; l’aria grigia lavava lenta intorno. Ci rannicchiammo con occhi appannati nel fulvo letto d’aghi; ramaglia sopra, humus sotto, matto chi l’ha provato; le mani sminuzzavano meticolose strame; continuamente urgeva orinare dal freddo : ti si seltzava in faccia; arguto malignava il vento; un pensiero lumacava laggiù, ostricava sia flaccido che cieco; poi trascinò il piatto addome di nuovo tra i cespugli. : «A cosa pensi ?». Alzata di spalle. : «Eh ?» Alzata di spalle, ma lacrime goffe. : «Vieni . .» (E riprendemmo il cammino davanti a quei veli alti quanto case, sopra la grondante palude. La pioggia formava grotte enormi attorno a noi; ciascuno si ritirava confuso nella sua. «Prap prap praps» chiamò la cornacchia viaggiatrice, dunque a occhio una miss.)
Al canale della palude : 1 foglio vuoto tentò di seguire la corrente, mentre serrata in sé traversava il ponte piatto. Accolsi la sua mano fredda rosa cera, e la ressi turbato : Ah, il male che si fa l’essere umano coi ricordi ! Là contro la parete cementata di cielo un capannone cadente, destino in doghe. Corno nebbioso della luna, specchiato sopra la palude; in ogni nostra pesta compariva acqua : «Domani devo tornare tra i bifolchi».
(L’amica, lieta delle disgrazie altrui : «Ma vi siete bagnati !»).


è Arno Schmidt Paesaggio lacustre con Pocahontas(1953), trad.it. Zandonai Editore 2011