Asor Rosa dice: "Mi viene in mente quella serie di fotografie
che" Pasolini "si fece scattare nel suo ritiro del Cimino mentre
scrive nudo. Se lo immagina Calvino in mutande? Ma non è un giudizio di valore,
è pura descrizione" ("La Repubblica", 28 ottobre 2015). Pasolini
nudo è un problema. Perché?Bisogna guardare le foto: Pasolini è un nudo molto
rigoroso, senza sorriso, senza gesti da pagliaccio porno, e con il sesso morbido;
in realtà fa paura proprio perché è un nudo molto rigoroso, senza sorriso,
senza gesti da pagliaccio porno, e con il sesso morbido, ma grosso. Il problema
è che Pasolini è un umanista, come crede Asor Rosa, umanista da sempre.
Pasolini è impudico, solenne come un fauno, ma non è professionale, come
umanista. Non si sarebbe dovuto spogliare, oppure avrebbe dovuto parlare da
umanista. Che cosa fa l'umanista? Potrebbe citare un classico specifico, per
esempio Palazzeschi: "Lasciatemi divertire". Sanguineti fa così, nel
1997: mette i jeans Carrera e fa pubblicità, ma cita Palazzeschi. In pratica
chiede il permesso e dice la parola d'ordine: "Lasciatemi divertire".
Poi Sanguineti mette le mani avanti: io sono buffo, non sono proprio bello, non
vedete che NON sono "in corsa per lo scettro di top model maschile di fine
millennio"? ("La Repubblica", 29 agosto 1997). È come dire: io,
Edoardo Sanguineti, NON sono Pasolini. Pratico l'ironia, che è una figura
retorica, all'interno del mio ruolo, perché sono Sanguineti, umanista e
politico. Non sono mica un divo, e neanche una troia mediatica, ma sono
Sanguineti: umanista e politico. Quando Dino Pedriali lo fotografa, Pasolini è
nudo, ma non è esibizionista, non è citazionista, non è pagliaccesco e non è
parodico; non è neanche brutto, a parte la devastazione del viso. Ma Pasolini,
nudo o morto, è un problema, perché non è più un umanista. È Pietro II,
autoproclamato, e poi la vittima, e poi il profeta, e poi il filosofo della
"lingua scritta della realtà", e poi l'inventore di aforismi;
l'ultimo vero mito italiano, e non importa che sia un "letterato
mediocre" (Lello Voce, "Satisfiction", 3 novembre 2015), un
"mediocre regista" (Paolo Barnard, il 1° dicembre 2015), un
"regista mediocre" (Franco Zeffirelli, "Corriere della
Sera", 25 febbraio 1996). Non importa che abbia "impoverito e
sgrammaticato il linguaggio cinematografico dell'epoca" (Gabriele Muccino
in Facebook, 3 novembre 2015). Ora sono cazzi acidi, veramente. Pasolini può
essere tre volte mediocre e "senza stile", come dice Muccino. Però
tutta questa Mediocrità funziona, e si vende ancora bene. E i letterati (più
Zeffirelli e Muccino) soffrono e gridano. Soffrono e gridano giustamente,
quando Pasolini li inchioda ad un ruolo minore: precisini e noiosi, brutti e
lividi.
Chi non si smutanda è perduto? Un po', o molto, caso per caso. Ma chi si smutanda è post-letterato, fino in fondo. È il comico e il prete: l'insegna e l'insegnante.
Chi non si smutanda è perduto? Un po', o molto, caso per caso. Ma chi si smutanda è post-letterato, fino in fondo. È il comico e il prete: l'insegna e l'insegnante.