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The Little House ‘小さいおうち’ (2014) Directed by Yôji Yamada
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Quelle che la
Bianca Deissi ♦
Quella sospensione
nello ShibarShumullar
Nella sospensione
di uno haiku c’è quasi una sorta di lessico sessuale che, come in Sade, compie
una prodezza linguistica: che è, sostanzialmente, come disse Barthes, quella di
mantenersi nella denotazione pura. Con questa crudezza viene fuori un testo, un
elaborato, del gaudir, fuori-senso, che è sempre nella cosiddetta
lingua senza supplemento che si muove
in un circuito di destinazione, dove l’esperto di dissolutezza, o il visionatore, quantunque possa essere
sempre e comunque il poeta, viene legato alla sua parola immaginaria: una sorta
di shibaru, nel rombo del piacere
singolare, come schema verbale che lega l’oggetto “a”, la posa e quindi la
denotazione come esserci di questo oggetto “a”,
e il linguaggio crudo, che è del poeta ma, che è anche di chi si è
sospesa o si sta sospendendo nello haiku. La deissi, come anche il gesto, è
sempre immediatamente segno, che esprime una profondità ed è un linguaggio
primo, selvaggio: forse è per questa transitività quasi violenta, come la scrittura, che, nella deissi, o nella sospensione dello haiku, il gesto si fa patagonico, forse perché il visionatore lo lega, nel piacere singolare in cui si sta sospendendo a sua volta, alla fenditura ellittica del linguaggio senza supplemento che usa per innalzare l’oggetto “a” al meridiano, quella fenditura ellittica che il segno anatomico, al disopra dello sguardo, la palpebra , consegna la figura giapponese, tra shibaru e secrezione sibarita, shumullar, al (-φ) destinatario della deissi.
Qui la deissi è come in rapporto senza segreto tra una superficie liscia e la sua fenditura: l’occhio della giapponese è piatto, né sporgente né affossato, senza rigonfiamenti, questo scrisse Barthes(→La Palpebra, in : L’impero dei segni, trad.it.Einaudi, Torino 1984), senza sacca e, quando il visionatore percorre i misurati gradi del corpo della figura dell’oggetto “a”, la sacca patagonica è come una doppia curva, scritturale e bassa, come l’abbassamento delle palpebre, chiusa e finalmente profonda: c’è la rappresentazione flemmatica non solo del podice nipponico ma anche la frase prosastica delle gambe. La pressione patagonica dell’oggetto “a” figurativizzato dal corpo femminile giapponese è da questa grammatica morfologica che s’innalza al meridiano del visionatore: è una questione di pelle, di calligrafia della pelle e del podice, che contrappone una sorta di ipergrana semantica (dovuta all’assetto quasi sempre normobrevilineo mesomorfo) alla linea chiusa e bassa delle palpebre. Il taglio, o la fessura liscia, del tergo, come lo intendeva Merleau-Ponty: è questa la marca della figura dello shibarshumullar(tra legame, corda e secretazione[=secernere secreto] del gaudio sibarita: curva doppia tra il piacere singolare (alla maniera di Harry Mathews) della figura e lo shumullar che le sta facendo il visionatore).
⁞ by blue amorosi
& v.s. gaudio


