Le
sensazioni degli omosessuali.
Divagazione (satur)ziffiana sulle omomacchine pulsionali ░ by v.s.gaudio
| Questa divagazione saturziffiana, che è essenzialmente una
sorta di parodia de “Le sensazioni dei
robot” di Paul Ziff[i], è in memoria di P.P.P.,
sulla cui distruzione, dopo 40 anni, resta indissolubile il mistero e la
ragione del Capitale e della Chiesa e quindi della Repubblica che gestisce il
sistema investigativo e giudiziario così come è nelle sue componenti
territoriali e amministrative in una nazione che vanta, per ogni regione del
sud come Herkunft, cinque mafie-con legami clericomassonici- dalla potenza
terrificante. |
Un omosessuale può avere delle
sensazioni? C’è chi dice che certamente è possibile; altri dicono che
certamente non lo è.
1.Voglio parlare degli omosessuali veri
e propri: devono essere della serie soggettiva e oggettiva dell’omoerotismo[ii] e, senza dubbio,
omosessuali, macchiaioli[iii] o che usano al modo
italiano.
Postulerò che siano essenzialmente
omosessuali,quelli che a Zara[iv] o quelli che a strologare,
dotati del (-φ) lacaniano e di tutte le pulsioni di Leopold Szondi[v] necessarie al
funzionamento di queste meraviglie. Postulerò inoltre che sia fornita loro
energia fallico-anale per mezzo di pulsioni alimentate da batterie vitaminiche
e degli amminoacidi essenziali.
Una volta messo in chiaro che i nostri
omosessuali sono senza dubbio omosessuali, allora, sotto tutti gli altri
aspetti, possono essere somiglianti agli uomini quanto volete: possono avere le
dimensioni di un uomo; se vestiti e mascherati, possono essere in effetti
indistinguibili dagli uomini, praticamente da tutti i punti di vista:
nell’aspetto, nei movimenti, nel modo di esprimersi, e così via.
Quindi, se non fosse che per le maschere
e per i film che fanno o quello che scrivono sui giornali dell’industria
culturale del capitale, ogni uomo qualunque[ ancorché non sia anche un poeta o
un romanziere del nuovo genere a pagamento, di quelli, cioè, che continuano a
pubblicare ancora almeno sette “libbri” all’anno, anche on demand, e arrivano
anche a dir la loro sui social personali, e non sono stati mai assoggettati a
una vera e propria ritenuta d’acconto per non avere, poi, a conti fatti,
nemmeno un pelo quando tutti gli altri della sua generazione arrivano all’età
del (-φ) definitivamente accantonato ma
debitamente pensionato] li scambierebbe per uomini qualunque, quantunque loro
siano stati in linea e in regola, sempre, al momento giusto, inalienabili
dall’assunzione , dal ferragosto e dal 18, financo come tarocco della Luna, non
sospettando che siano omosessuali, nulla da parte loro glielo farebbe
sospettare.
Senza maschera, però gli omosessuali si
fanno vedere in tutta la loro lucentezza umana e pulsionale. Ora, il problema
non è di vedere se possiamo sfumare la linea di confine fra l’uomo e
l’omosessuale per attribuire poi all’omosessuale delle pulsioni e quindi delle
sensazioni; il problema è, invece, di vedere se possiamo attribuire
all’omosessuale le pulsioni e le sensazioni e quindi sfumare la linea di
confine fra uomo e omosessuale, regista e regista omosessuale, cantante e
cantante omosessuale, scrittore, anche se di romanzi a cazzo, e scrittore
omosessuale, anche se di romanzi del cazzo, politico e politico omosessuale,
ancorché non sia giornalista, ma mica pubblicista[vi] : quello professionista,
quello che, anche se è un fottuto ricchione, non ha mai conosciuto l’onta della
ritenuta d’acconto, seppure operata dall’esattoria di Milano, dove è di casa il
topos editoriale della Repubblica fondata sul lavoro,ancorché venga il lavoro
assunto da un lavoratore omosessuale, sia oggettivo che soggettivo, come a dire
che o fallico-narcisista o maso-anale è pur sempre un lavoratore con le
funzioni dell’assunzione ancorché faccia anche o solo il regista o il
trapezista.
2. Gli omosessuali, ancorché non siano
architetti o astrologi, quelli, insomma, della libidine greca o della scuola
pederastica, possono avere delle
sensazioni? Possono, per esempio, sentirsi stanchi o annoiati? Ovvero, un
omosessuale può incazzarsi? Se dico “Si sente stanco” , si può inferire
generalmente che si tratta( o si trattava, o si tratterà nel caso che si parli
di uno scrittore defunto o di uno spirito omosessuale) di una creatura vivente.
Più genericamente, il contesto linguistico “…si sente stanco” è aperto
generalmente solo a espressioni che si riferiscano a creature viventi.
Supponiamo che diciate “l’omosessuale tal dei tali si sente stanco”. La
locuzione “l’omosessuale” si riferisce a una meccanica pulsionale: si può
allora inferire che non si tratta di una creatura vivente; ma dall’enunciazione
della forma predicativa “si sente stanco” si può inferire che si tratta di una
creatura vivente. Perciò, se parlate in senso letterale e dite “L’omosessuale
si sente stanco”, implicate una contraddizione? Non si può quindi predicare
letteralmente “si sente stanco” di “l’omosessuale”, anche se ci ha dato dentro
di brutto.
3. “Un omosessuale(o un culano[vii]) cazzuto” è una
metafora, ma “un uomo fallico” è una metafora speculare: se avessimo qui un
omosessuale, anche un platonico dell’amore greco riderebbe della sua metafora.
Non è necessario che io implichi quello che non voglio implicare:
un’implicazione può essere resa impercettibile. Il senso di una parola può
essere ampliato, o ristretto, o modificato. Se si vuole essere capiti, allora
non ci si deve allontanare troppo dal senso letterale, diceva Ziff. Indicando
un omosessuale fra molti altri, dico: “Ecco, quello è un omosessuale, un candelaio[viii], un platonico
marchettaro”. Intendo forse dire che gli altri non lo sono? Naturalmente no.
Eppure, l’accento posto su “quello” serve a metterlo in contrasto con gli
altri. Dico quindi: “L’omosessuale, quel meccanismo pulsionale, certo non
una creatura vivente ma una macchina
vettoriale come la intende Leopold Szondi, si sente stanco”; questa volta, non
potete inferire che si tratti di una creatura vivente, ancorché sia un politico
o un centauro se non un nuotatore. Se dico di una persona “Egli si sente
stanco” oppure “Egli si sta incazzando”, pensate che io voglia dire che è una
creatura vivente e questo soltanto? Se dico “L’omosessuale P.P. si sente
stanco”, non voglio dire che si tratta di una creatura vivente, ma ciò non
significa che io non abbia detto nulla. Se dico “L’omosessuale si sta
incazzando”, il predicato “si sta incazzando” significa tutto quel che
significa abitualmente, tranne che non si può inferire che si tratti di una
creatura vivente o di un filosofo del linguaggio. Quanto si è detto riguardo a
“L’omosessuale, ancorché non sia ligurino[ix] o monello,se non sodomizzatore,
si sente stanco” si potrebbe ugualmente
dire riguardo a “L’omosessuale è cosciente”, “L’omosessuale P.P. ha scritto un
libro”, “L’omosessuale A.B. ha portato una capra in Tv”, “L’omosessuale E.J. ha
fatto un altro disco ed è stanco”, “Il pescatore platonico[x] ha fatto un ebook di
aforismi”, “Il pedicone[xi] è nel consiglio
d’amministrazione”, “Quel fottuto patico[xii] è stanco, ha fatto un
altro libro di poesie da…”,e così via.
4. Gli omosessuali(o quelli che vanno in
Calabria[xiii]) possono sentirsi
stanchi? Gli omosessuali(o quelli che danno il culo o saracinano[xiv]) possono giocare a
pallone, a rugby? Un musicista potrebbe sentirsi stanco e non suonare lo
strumento? Il numero 26 potrebbe essere omosessuale? E il 29? E’ chiaro che non
c’è nessuna ragione di credere che il 23 sia frocio. Ma questo non prova
niente; un uomo potrebbe essere frocio e sentirsi stanco e suonare l’armonica e
potrebbe non esserci niente che lo indichi: non c’è bisogno che ci sia nulla
che lo indichi; così potrebbe essere per il 26, o il 29 o il giocatore di
volley. Tuttavia il numero 23 non potrebbe sentirsi stanco; e dico questo non
perché, o non semplicemente perché, non ci siano ragioni per supporre che il 23
si senta stanco e buone ragioni per non supporre che il 23, anche quando viene
considerato come deretano, provi mai alcuna sensazione. Bisognerà vedere se vi
sia qualche ragione per supporre che gli omosessuali si sentano stanchi e se vi
siano buone ragioni per non supporre che determinati numeri sentano mai
qualcosa.
5. Conoscendo Pier e vedendo il suo
aspetto, dico che si sente stanco, anche se so che è omosessuale; conoscendo
Paolo e vedendo il suo aspetto, non dico che si sente stanco, anche se so che
ha fatto una nottataccia. Eppure, se non conosciamo nessuno dei due, può sembrarci
che Pier e Paolo abbiano lo stesso aspetto, anche se uno è frocio e l’altro è
eterosessuale. In un certo senso, può anche sembrarmi che abbiano lo stesso
aspetto, ma in un altro senso no: Pier infatti avrà l’aria stanca, mentre Paolo
no. Se mi si chiede di far rilevare la differenza, può non esserci nulla di
rilevante da indicare, e non è necessario che vi sia. Se, parlando di una
persona, diciamo che si sente stanca, solitamente non lo diciamo soltanto in
base a quanto vediamo in quelle determinate circostanze, ma in base a quello
che abbiamo visto in altre occasioni e al grado di collegamento che possiamo
stabilire fra quanto abbiamo visto nelle altre occasioni e quanto vediamo in
quelle determinate circostanze.
6. Supponiamo che tu e io andassimo a
fare visita al regista P.P.P. in casa sua.
Egli sta provando la parte di Medea stravolta dal dolore: ignora la
nostra presenza, come potrebbe fare un’attrice stravolta dal dolore o anche una
cantante lirica; la sua recitazione è impeccabile, anche se c’è qualche
inflessione da checca. Io so che è un regista e che sta provando una parte di
una protagonista femminile, ma tu non lo sai, sai solo che è un ricchione. Tu
mi chiedi “Perché il tuo amico ricchione è così addolorato?” e io rispondo “Non
lo è”. “Ma certo – dici tu – è stravolto dal dolore: guardalo, come piange quel
ricchione! Mostrami cosa ti spinge a dire altrimenti.”; e, naturalmente, può
non esserci nulla da mostrare in quelle circostanze. Può non esserci niente che
non va sia nella recitazione di un’attrice sia in quella di un omosessuale:
quello che non va, è dire che si tratti di una recitazione.
7. Supponiamo che P.P.P. sia un
omosessuale, un campanaio[xv], un cacavincenzo[xvi] bucaiolo. Un uomo
qualunque può vedere P.P.P. e, non sapendo che è un omosessuale, può dire:
“P.P.P. si sente stanco”. Se gli chiedo che cosa glielo faccia pensare, può
rispondermi: “ Ha girato tutto il giorno per una scena sadomaso abbastanza
pesante. Comunque, basta guardarlo: se P.P.P. non ha l’aria stanca, chi ce
l’ha?”. All’uomo comune, quindi, P.P.P. appare stanco; questo però non prova
niente: se io so che P.P.P. è un omosessuale, non può sembrarmi stanco. Non
conta quello che vedo, ma quello che so; o meglio, non ciò che vedo in quelle
determinate circostanze, ma ciò che ho visto altrove. Dove? In un laboratorio
di psicologia degli omosessuali o degli uranisti[xvii]?
8. In verità, non ci sono verità
psicologiche relative agli omosessuali e all’arte de’ poeti, ma ci sono
soltanto quelle relative ai produttori cinematografici dei film che fanno gli
omosessuali o i pederasti spadaccini[xviii]. Perché il modo in cui
un regista omosessuale si comporta in un determinato contesto dipende
principalmente da come si programma il suo comportamento grazie ai
finanziamenti del produttore. Perché così possiamo programmare il comportamento
di un regista, o di un attore, di un cantante, di un romanziere, di un
barzellettiere, omosessuale in qualunque modo vogliamo che esso si comporti.
Perché potremmo far dire, e far fare, a un omosessuale regista o attore o
musicista o cantante o romanziere o poeta o giornalista o conduttore
televisivo, qualunque cosa volessimo. Perché gli omosessuali sono sostituibili.
Perché gli omosessuali, soggettivi o oggettivi che siano, non hanno
individualità. Perché si può fare la copia della loro fisiologia pulsionale e
ottenere due ricchioni praticamente identici. Perché si possono scambiare tutti
i pezzi pulsionali e avere pur sempre lo stesso oggetto “a”[xix]. Perché si possono
scambiare i programmi di due macchine pulsionali aventi la stessa struttura.
Perché…
Perché
nessun omosessuale si comporterebbe da persona stanca, anche perché se il
produttore se ne accorge direbbe: “Questo ricchione di un regista si sente
stanco e ancora non ha girato niente, perciò perché gli dovrei finanziare un
film che non riesce a fare?”. E che diremmo se, poi, tutto ciò si dovesse fare
un giorno con i registi non omosessuali? Che succederebbe se un giorno
dovessimo distruggere la differenza cinematografica tra l’uomo e l’omosessuale?
Allora, un giorno o l’altro ci sveglieremmo e scopriremmo di essere
omosessuali. Ma non ci sveglieremmo in un paradiso di meccanismi fisiologici e
pulsionali, anche se Fourier ci aveva rassicurato che così sarebbe andata a
finire, e neppure in un bordello omoerotico automatico: in quel caso, infatti,
non potrebbe avere senso parlare di esseri umani e produttori senzienti,
proprio come ora non ha senso parlare di omosessuali che abbiano sensazioni se non
quelle che vengono programmate dall’editore o dal produttore di turno. Un
ricchione si comporterebbe come un omosessuale. Anche con quella troia della
moglie del produttore o del direttore della produzione, che, vai a vedere, non
è detto che non sia un cultore, occulto, dell’astrologia[xx] e dell’architettura[xxi], e dell’arte de’ poeti[xxii].
[i] Cfr.Paul
Ziff, Le sensazioni dei robot,
in: Idem, Itinerari
filosofici e linguistici,©
1966, trad. it., con introduzione di Tullio De Mauro, Editori Laterza, Bari
1969.
[ii] Cfr. Omosessualità maschile, in Capitolo XVI. Perversioni e nevrosi d’impulso, in: Otto Fenichel, Trattato di Psicoanalisi, trad.it. Astrolabio, Roma 1951.
[iii] Macchiaiolo, “che vive nella macchia”, quindi sarebbe un “ribaldo”, l’Herkunft è relativa a Machiavelli.
[iv] Zara sta per rapporto anale. Per esempio, Bargagli, nei Trattenimenti, sembra che, quanto alla zara, io per me vi confesso, non so come ella si vada, eravamo nel XVI secolo e forse, senza luce, non riusciva ad andarci.
[v] Cfr.Leopold Szondi, Introduzione all’Analisi del Destino, trad.it. Astrolabio, Roma 1975.
[vi] Mi colpì non poco quando una volta in una di quelle trasmissioni, condotte di solito da giallisti dell’industria editoriale, ma quella in particolare da uno che non ho mai capito, tolta l’enfasi dell’eloquio, che cazzo vada dicendo se non delle semplici didascalie ai vari fotogrammi di repertorio che passano nel filmato, e dicevo che in un filmato su P.P.P. mi colpì, quando lo mostrarono, il famoso tesserino verde, cazzo manco quello rosso gli avevano dato, eppure apparteneva al giro di quelli che, anche se tenevano una colonnina a mo’ di rubrica una volta al mese sul giornale di partito o su altri repertori di qualunque congerie a sinistra e a destra o al centro, mezzo vento da sud, o mezzo vento da nord, o mezzo vento da est, ovest, gli davano il rosso sull’unghia, come si fa con la translitterazione, e quindi capii che, ahi voglia che ‘sto chiacchierone didascalico ce l’amministra qui la sequenza dei referti inerenti il poeta ricchione ammazzato, se ci fanno vedere il coso verde, l’hanno lì nella scatola dei referti e mamma Tv va e ce lo mostra, un po’ come quello di quel povero Cristo che faceva il pubblicitario e poi, col tesserino verde, andò a immolarsi per non si sa che cosa, e anche lì, addirittura i suoi assassini mostrarono in Tv il tesserino verde, girava in un campo di guerra assoluta con quel tesserino verde, che aveva il numero progressivo più alto del mio e risultava che lo avevano iscritto prima, e se glielo fai notare ti diranno ma che vuoi che sia avrà perso quello di prima e gli abbiamo dato un altro, e non ci scrivete sopra che è un duplicato?
[vii] Pederasta, da Tondelli.
[viii] Da Giordano Bruno per via della sua commedia Candelaio.
[ix] Cinedo, dal nome del giovinetto cui è dedicato un carme di Orazio.
[x] Da solo il pescatore sarebbe sodomita ma più dentro i rapporti anali eterosessuali; con platonico, come apposizione, si va diritti alla pederastia ellenica, che, anche in Magna Grecia, era abbastanza diffusa, non solo a Sibari, anche se “sibarita platonico”(il copyright è mio, eh?) è davvero lussurioso, non credete?
[xi] Corrisponderebbe a Giove, per via dell’attributo amministrativo: Chi è mai Giove se non un pedicone furfante? Nella Piazza universale di Garzoni.
[xii] Dal latino pathicus, “invertito”, in Catullo: l’omosessuale passivo, che soffre, subisce.
[xiii] Dissemi un sordo che gli disse un muto/che tu atterri un porco così bene,/che ‘n Culavria non fora mai creduto:/e sempre il fiedi dietro nelle rene,/e collo spiedo tuo fiero e pasciuto/gli rompi e sfasci il fondo delle schiene: Burchiello, Sonetti.
[xiv] Dallo schema verbale “saracinare” che sta per “sodomizzare”.
[xv] Cfr.il campanaio delle Rime Burlesche di Gozzi che mena da ogni lato.
[xvi] Omosessuale passivo, dal gergo dei camorristi.
[xvii] Starebbe per omosessuale passivo, per via di H.Ulrichs che allude al dio greco Urano privato della virilità dal figlio Crono. Cfr. gli uranisti, i masturbatori, i frodatori contro natura di Papini. Lo usa, il termine, anche Busi. Da quel che ricordo, pare che P.P.P. avesse Urano in casa Prima, il che non sarebbe correlabile con la passività di cui alla connotazione del giurista tedesco.
[xviii] A che tante bravate,/misero spadaccino,/se a tutti è già palese/che il cul ti fa le spese?: Ruspoli, Poesie, XVII secolo.
[xix] Questa è notevole: Jacques Lacan mai a parlare nei suoi rigidi e freddi seminari invernali degli anni Cinquanta dell’oggetto “a” dei ricchioni: pensate, un bel seminario sull’oggetto “a”, l’a piccolo!, du pédéraste, quello che empétarde ou ramasse des épingles, l’enfigneur, l’enfileur, l’enfifreur, l’emigré de Gomorrhe, oh, Jacques: l’objet “a” nello schema verbale “battre le beurre dans un étron”, dai, altro che quella storia del vasetto dalla maionese che ho dovuto tirar fuori io per i Promessi Sposi di Piero Chiara!
[xx] In quanto sodomia: i cardi, disse il Berni, causano infiniti buoni effetti, alzan la mente agli uomini ingegnosi dietro a’ secreti dell’astrologia!
[xxi] Galileo: a strologar per via d’architettura. Per la forma planetaria delle natiche, non è male.
[xxii] Che è speculare agli schemi verbali “buggerare”(che è lo schema verbale dell’arte buggeronica) e “solazzar de’ preti”.
[ii] Cfr. Omosessualità maschile, in Capitolo XVI. Perversioni e nevrosi d’impulso, in: Otto Fenichel, Trattato di Psicoanalisi, trad.it. Astrolabio, Roma 1951.
[iii] Macchiaiolo, “che vive nella macchia”, quindi sarebbe un “ribaldo”, l’Herkunft è relativa a Machiavelli.
[iv] Zara sta per rapporto anale. Per esempio, Bargagli, nei Trattenimenti, sembra che, quanto alla zara, io per me vi confesso, non so come ella si vada, eravamo nel XVI secolo e forse, senza luce, non riusciva ad andarci.
[v] Cfr.Leopold Szondi, Introduzione all’Analisi del Destino, trad.it. Astrolabio, Roma 1975.
[vi] Mi colpì non poco quando una volta in una di quelle trasmissioni, condotte di solito da giallisti dell’industria editoriale, ma quella in particolare da uno che non ho mai capito, tolta l’enfasi dell’eloquio, che cazzo vada dicendo se non delle semplici didascalie ai vari fotogrammi di repertorio che passano nel filmato, e dicevo che in un filmato su P.P.P. mi colpì, quando lo mostrarono, il famoso tesserino verde, cazzo manco quello rosso gli avevano dato, eppure apparteneva al giro di quelli che, anche se tenevano una colonnina a mo’ di rubrica una volta al mese sul giornale di partito o su altri repertori di qualunque congerie a sinistra e a destra o al centro, mezzo vento da sud, o mezzo vento da nord, o mezzo vento da est, ovest, gli davano il rosso sull’unghia, come si fa con la translitterazione, e quindi capii che, ahi voglia che ‘sto chiacchierone didascalico ce l’amministra qui la sequenza dei referti inerenti il poeta ricchione ammazzato, se ci fanno vedere il coso verde, l’hanno lì nella scatola dei referti e mamma Tv va e ce lo mostra, un po’ come quello di quel povero Cristo che faceva il pubblicitario e poi, col tesserino verde, andò a immolarsi per non si sa che cosa, e anche lì, addirittura i suoi assassini mostrarono in Tv il tesserino verde, girava in un campo di guerra assoluta con quel tesserino verde, che aveva il numero progressivo più alto del mio e risultava che lo avevano iscritto prima, e se glielo fai notare ti diranno ma che vuoi che sia avrà perso quello di prima e gli abbiamo dato un altro, e non ci scrivete sopra che è un duplicato?
[vii] Pederasta, da Tondelli.
[viii] Da Giordano Bruno per via della sua commedia Candelaio.
[ix] Cinedo, dal nome del giovinetto cui è dedicato un carme di Orazio.
[x] Da solo il pescatore sarebbe sodomita ma più dentro i rapporti anali eterosessuali; con platonico, come apposizione, si va diritti alla pederastia ellenica, che, anche in Magna Grecia, era abbastanza diffusa, non solo a Sibari, anche se “sibarita platonico”(il copyright è mio, eh?) è davvero lussurioso, non credete?
[xi] Corrisponderebbe a Giove, per via dell’attributo amministrativo: Chi è mai Giove se non un pedicone furfante? Nella Piazza universale di Garzoni.
[xii] Dal latino pathicus, “invertito”, in Catullo: l’omosessuale passivo, che soffre, subisce.
[xiii] Dissemi un sordo che gli disse un muto/che tu atterri un porco così bene,/che ‘n Culavria non fora mai creduto:/e sempre il fiedi dietro nelle rene,/e collo spiedo tuo fiero e pasciuto/gli rompi e sfasci il fondo delle schiene: Burchiello, Sonetti.
[xiv] Dallo schema verbale “saracinare” che sta per “sodomizzare”.
[xv] Cfr.il campanaio delle Rime Burlesche di Gozzi che mena da ogni lato.
[xvi] Omosessuale passivo, dal gergo dei camorristi.
[xvii] Starebbe per omosessuale passivo, per via di H.Ulrichs che allude al dio greco Urano privato della virilità dal figlio Crono. Cfr. gli uranisti, i masturbatori, i frodatori contro natura di Papini. Lo usa, il termine, anche Busi. Da quel che ricordo, pare che P.P.P. avesse Urano in casa Prima, il che non sarebbe correlabile con la passività di cui alla connotazione del giurista tedesco.
[xviii] A che tante bravate,/misero spadaccino,/se a tutti è già palese/che il cul ti fa le spese?: Ruspoli, Poesie, XVII secolo.
[xix] Questa è notevole: Jacques Lacan mai a parlare nei suoi rigidi e freddi seminari invernali degli anni Cinquanta dell’oggetto “a” dei ricchioni: pensate, un bel seminario sull’oggetto “a”, l’a piccolo!, du pédéraste, quello che empétarde ou ramasse des épingles, l’enfigneur, l’enfileur, l’enfifreur, l’emigré de Gomorrhe, oh, Jacques: l’objet “a” nello schema verbale “battre le beurre dans un étron”, dai, altro che quella storia del vasetto dalla maionese che ho dovuto tirar fuori io per i Promessi Sposi di Piero Chiara!
[xx] In quanto sodomia: i cardi, disse il Berni, causano infiniti buoni effetti, alzan la mente agli uomini ingegnosi dietro a’ secreti dell’astrologia!
[xxi] Galileo: a strologar per via d’architettura. Per la forma planetaria delle natiche, non è male.
[xxii] Che è speculare agli schemi verbali “buggerare”(che è lo schema verbale dell’arte buggeronica) e “solazzar de’ preti”.