La bestiaccia ama Lagerfeld e Balestrini no.Ricordo di Remo Pagnanelli ♠





di Massimo Sannelli

Amo Karl Lagerfeld più di Nanni Balestrini, è un problema? Anche se Piero Cudini scrisse che Mario Luzi è "tanto mediocre quanto sopravvalutato", posso amare anche Mario Luzi? E se B. dice che "Mario Luzi non ha mai fatto un cazzo", posso punire B., che non ha mai fatto un cazzo?

Certo: B. mi chiede di scrivere la metà di un commento a Petrarca, a nome suo, e pagato. Io dico che va bene, come un perfetto ghost (& writer), e l'ultimo giorno gli dico: non ti do niente, perché non ho fatto niente.
Allora B. dice che l'ho messo nei guai con il professor P., e il professor P. è chi mi dice "lei è singolare" (e perché lo dice? Sono all'auditorium di Roma con i poeti, e invece di leggere poesie mi metto a raccontare una storia; mi tolgo il ruolo e mi invento un carisma, per cinque minuti, va bene? Oh – i piccoli scandali dell'Accademia. Ma al pubblico è piaciuto e solo questo è importante). Se il milanese puro mi dice che "i deboli devono soccombere", si deve preparare al fatto: io sarò più animale di lui.

Il Rotary di Macerata ha celebrato Remo Pagnanelli. Come animale, non trovo belli i tavoli del dopocena, fotografati su "Cronache Maceratesi". Come intellettuale, apprezzo l'edizione delle poesie, a cura del Rotary; ma l'animale non ama la poesia nella cena, se il poeta è chi ha detto "sotto la Loggia / dei Mercanti amici si spartivano / la mia carne fresca e saporita".

Certo, "il mondo vivrà dopo di me, poiché la ruota / è ben fissa, malgrado il Costruttore / sia morto durante la fatica". E perché Pagnanelli si è ucciso? È una domanda sbagliata. Contro chi si è ucciso? Già. "La purezza è un vessillo luttuoso", e voi, essi, il mondo, nessuno è puro, tra i morti-viventi di Macerata. E dopo? "Dopo starò a guardarvi da qualche parte", "come da un esterno si guarda un interno", mentre si mangia la carne fresca, che a Macerata si chiama ciccia.

Nelle mie violenze faunesche non c'è stata nessuna leggerezza, veramente. Mai. Nessuna ostentazione gratuita, né prima né dopo: ma solo una giustizia surreale, che libera e isola la bestiaccia. E la bestiaccia ama Lagerfeld, e non ama Balestrini; studia Pasolini e Bousquet, ma ama anche Tondelli e Giacinto Scelsi, Cixous e Twombly. Bisogna mangiare poco, e da soli, il più possibile. La poesia non c'entra niente. Confusione? Certo, confusione; e morsi, balocchi, profumi e sospiri: alla grande e con piacere, ogni volta.
 






Remo Pagnanelli. Quello strano Lirico

Ne L’Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti, © 1999-2003, nel secondo capitolo, quello della Tipologia dei Poeti e Arma di Prescrizione, Remo Pagnanelli è compreso, stranamente, nell’elenco dei Lirici; gli altri due elenchi sono quello dei Contestativi e quello degli Epifanici.
E’ una ripartizione, in tre ideali e concreti epicentri linguistici, dovuta al critico milanese Domenico Cara. I poeti Lirici, quelli che Cara infilava nella sezione denominata “La Scrittura del Lirico”, sono più o meno “i poeti sensibili a un’esistenza di motivi idillico-intimistici, le cui immagini però promuovono il senso del sentimento e la nostalgia delle cose insieme al fondo di un’interiorità espressiva che fa tesoro della tradizione felice”[i]. Giacché questi poeti “non cercano a ogni costo le mozioni avversative della realtà” e non sanno perdere di vista “l’esercizio di guardare la natura insieme al distinguere tangibile della bellezza e del racconto esperienziale, quasi masochismo inibitivo e appartato”[ii], non si poteva che prescrivere per loro, a seconda delle tre classi d’età, un’ARMA che, in qualche modo, attuasse “una profonda lacerazione personale” cancellando quell’irritante pacata visionarietà, il canto, l’intimismo, le associazioni fantastiche come proiezioni del sentimento privato con un meccanismo di effrazione, nei casi più disperati, e con un meccanismo di soluzione immediata, nei casi in cui la fenomenologia lirica della percezione può essere dovuta a semantiche situazionali che, magari con l’età, sarebbero, si spera, cambiate. Perciò, l’ARMA di prescrizione per

1)  i LIRICI GIOVANI

è l’arma da fuoco antica: dalla pistola a pietra al trabocco, dal moschetto a braga al terzaruolo, dall’archibugetto a serpentino al passa volante.

L’eccezione, per i casi di visionarietà ossessiva e irremovibile e di confidenzialità soggettiva estremamente vagotonica, fa prescrivere l’ arma da urto: dal mazzafrusto alla catena, dalla clava al manganello.

2)  i LIRICI in MENOPAUSA o nel CLIMATERIO

è l’arma da lancio: l’arco, per i più coglioni; la balestra, per i cialtroni conflittuali,

Per i più ostinati si può fare uso dell’ariete, la torre mobile, lo specchio ustorio, la testuggine, la gru.

3)   i LIRICI ANZIANI,

visto che il tempo a disposizione per preparare la soppressione, è poco o ridotto, è di prescrizione l’arma da fuoco moderna, essenziale ed efficace: la mitragliatrice, per i più prolifici; la lupara, per i più nostalgici.

Con Remo Pagnanelli, nell’elenco dei lirici ci sono poeti come Raffaello Baldini, Attilio Bertolucci, Giampiero Bona, Ennio Cavalli, Pietro Civitareale, Giuseppe Conte, Lucia Corteggiani, Eugenio De Signoribus, Rodolfo di Biasio, Luciano Erba, Vico Faggi, Sandro Gastaldi, Daniele Giancane, Massimo Grillandi, Massimo Gualtieri, Federico Hoefer, Ruggero Jacobbi, Matilde Jonas, Vivian Lamarque, Marica Larocchi, Maria Grazia Lenisa, Angelo Lumelli, Dante Maffia, Giuseppe Marchetti, Loris M.Marchetti, Biagia Marniti, Diego Mantelli, Grytzko Mascioni, Ferruccio Mazzariol, Daria Menicanti, Dino Menichini, Loretta Merenda, Alda Merini, Milena Milani, Renzo Modesti, Ester Monachino, Vito Moretti, Roberto Mussapi, Ignazio Navarra, Giampiero Neri, Raffaele Nigro, Gino Nogara, Giovanni Occhipinti, Nico Orengo, Lanfranco Orsini, Massimo Pamio, Giancarlo Pandini, Roberto Pazzi, Elio Pecora, Camillo Pennati, Bortolo Pento, Albino Pierro, Marina Quaglia, Silvio Raffo, Silvio Ramat, Franco Riccio, Giuseppe Rosato, Clelia Rotunno, Giovanni Ruggiero, Giovanni Ramella Bagneri, Benito Sablone, Alberico Sala, Mario Santagostini, Angelo Scandurra, Massimo Scrignoli,Giuseppe Selvaggi, Cosma Siani, Albarosa Sisca, Antonio Spagnuolo, Maria Luisa Spaziani, Sandro Sproccati, Francesco Tentori, Anna Ventura, Ettore Violani, Giusi Verbaro Cipollina, Lucio Zaniboni, Marisa Zoni. Ne abbiamo tralasciati altri che sono, per la maggior parte,  catalogati nelle tre antologie di Domenico Cara.



[i] Domenico Cara( a cura di), Le Proporzioni Poetiche, vol. I, Laboratorio delle Arti, Milano 1971.
[ii] Ibidem: pag.8.