Fu proprio così, quando il poeta arrivò
quella sera a Torino e quelli che erano correlabili, non per futili motivi, con
i Vedovi Neri di Isaac Asimov, erano
riuniti per la loro cena mensile, non dal commerciante all’ingrosso che apriva
la porta agli ospiti con la pistola in pugno[i] ma, in collina, in una
solida magione prospiciente quella in cui stava a domicilio il cosiddetto
padrone delle ferriere e della ruota. L’ospite di turno era, comunque, a
differenza di quanto avviene nelle cene mensili dei Black
Widowers, sempre il poeta, quello che scriveva per “Topolino”, che,
all’epoca, era edito da Arnoldo Mondadori Editore, e alcuni periodici del
gruppo RCS-Rizzoli e dell’Editoriale del Corriere della Sera, ma anche per “Il
Monello” che si redigeva e stampava a Cinisello Balsamo. L’anfitrione andò
incontro al poeta, che era appena arrivato da Milano, era sceso a Porta Susa, e
con un taxi si era portato alla magione in collina.
Vi presento – disse l’amico poeta del
poeta – vi presento il mio ospite, il Sorprendente V.S. colonna della Walt
Disney ma con l’acronimo letteralmente letto: Vùesse. – Poi aggiunse sottovoce,
approfittando del brusio dei convitati: - Dove diavolo ti eri cacciato?
La metropolitana, a Milano, era stata
bloccata per via di un incidente. Il treno, poi, da Porta Garibaldi è partito
un’ora dopo- rispose Vuesse, senza smettere di distribuire sorrisi e saluti.
Qui, il tassinaro ha attaccato bottone e mi ha portato perfino a fare un giro
gratis alla Crocetta. –Rivolto agli astanti: Perché mai mi ha portato alla
Crocetta, di sera tardi vuoi che ci sia ancora il mercato?
E l’amico poeta: Ma forse non la
racconti giusta. Quella tua amica, che stava
vicino al mercato, non mi hai detto che aveva il padre che faceva il
taxista?
Scusatemi – disse il padrone di casa,
che era impareggiabile nei modi, quasi quanto il famoso prospiciente che era
anche il suo datore di lavoro- ma l’ospite, per quanto abbia la resistenza e la
pneumatica di un poeta dell’avanguardia, avrà appena il tempo di bere qualcosa
prima che inizi la cena. Vuole esprimermi le sue preferenze, signor poeta?
- Buona idea- dichiarò il poeta con
gratitudine.- Stappiamo quel Cartizze, se non le dispiace.
- Certamente, signor poeta.
Bevendo il Cartizze, l’amico-poeta
presentò al poeta tutti i convenuti, tra cui anche la moglie del padrone di
casa, che, come questi, era impareggiabile nei modi, e, a guardarne anche
obliquamente i tratti, Dio mio, era impareggiabile anche come fenotipo.
A cena
fu allestito un banchetto che faceva la ruota all’aragosta alla
sibarita, che, è risaputo, scoraggia la conversazione, tanto che il
Sorprendente V.S. sorridendo con aria soddisfatta al grande piatto di Tonno alla Calabrese, come poi se ne
fisserà la composizione ne L’Assassinio
dei Poeti come una delle Belle Arti nella scheda del P.M. inerente il poeta
di Pizzo Calabro, Paolo Broussard[ii]: - In questo caso avrò il
monopolio della conversazione.
-Vuesse non è allergico ai crostacei,
difatti vedrete che anche nel secolo prossimo farà spuntare l’aragosta anche ad
Ushuaia, dove, si dice, che sia stato un suo avo con una patagona di lingua
quechua.
- E quindi potreste aver dei parenti
nella Terra del Fuoco? – domandò la padrona di casa.
-Certo. Anche se qualsiasi mia indagine
demografica è stata sempre scoraggiata.
-E il suo avo cosa svelò, disse
qualcosa, fece intendere che il suo (-φ ) anche vicino al Polo, checché possa
far intendere l’ascetico Jules Verne, poteva essersi innalzato spesso al
Meridiano?- disse un geografo in pensione che forse aveva lavorato anche nella
Fondazione del prospiciente padrone della ruota.
- E’ sorprendente – rispose il poeta
ospite – come l’aragosta alla sibarita, che è un piatto non solo da piccolo
snob dichiarato, come scriverà tra poco nel 1988 Manuel Vázquez Montalbán nelle
sue Ricette Immorali, e pertanto
assai indicato a situazioni un po’ affettate[iii], difatti la patagonica
del sibaritismo sarà completamente
azzerata quando il piatto comparirà nelle cene degli ‘ndranghetisti massoni; è
sorprendete, dicevo, come l’aragosta che, alla sibarita, ha sempre bisogno di
una bottiglia di champagne, non possa essere enzuvata a dovere anche con un Franciacorta. Ci sono serate, come
questa, in cui questo tonno alla
calabrese mi pare che sia più propenso all’erizzo del baccalà come si cucina
nel Delta del Saraceno o fors’anche a Lisboa.
-Per via del Lafcadio, visto che la
ricetta sarà nell’Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti?-
chiese attonito l’amico anch’esso poeta.
-Per amore del cielo!- sbottò il poeta.
La signora di casa scoppiò a ridere, spinse verso il centro del tavolo i resti
dell’aragosta, e chiese al poeta ospite se poteva accompagnarlo nella
degustazione del tonno alla calabrese e aggiunse: Io non sono di Pizzo, come
forse voi sapete. Ma sono isolana. E di un’isola in cui non solo il tonno non
mancava ma vi posso assicurare che, noi, io e le mie sorelle, eravamo giovani e
belle perché il pesce non mancava mai .
-La pulsione orale delle isolane, per
quanti studi si siano fatti, non è mai approdata nei Seminari di Jacques Lacan in quei freddissimi anni
cinquanta a Parigi, né, a quanto ne so, vi ha mai accennato, nelle sue sedute
polimorfe, Ernest Bernhard, ancorché, quando tornò su a Roma dal campo di
concentramento in Calabria, gli sarà capitato di avvistare dal finestrino del
treno la pur piccola isola di Dino… -osservò uno psicanalista che, al momento,
lavorava o in una casa editrice torinese o alla Fondazione del prospiciente
padrone della Ruota.
-L’isola di Dino, che, ne converrete,
essendo di fronte a Scalea, e…non vorrei mancare di riguardo ma non vi pare
fuori luogo farne menzione visto che poi pare che ci sia molta edificazione
balneare in quel paese per chi come molti di noi afferisce e vive degli uffici
amministrati dal padrone della Ruota.- precisò un ingegnere edile o un geometra
titolare di molti di quei progetti di edificazione fatti per quel luogo ameno
in mezzo al quale era passato il trenino che riportò lo
psicanalista polimorfo nella Capitale.
-Comunque, ritornando alla pulsione
orale delle isolane pare che nemmeno Melanie Klein vi abbia mai accennato,
pensate: il pesce buono, il pesce cattivo, e poi, a seguire, di qua l’aragosta
alla sibarita, di là il tonno alla calabrese, che, come si è detto, essendo
quel poeta di Pizzo, è il tonno del Tirreno, e, a quanto ne so, nell’altro
mare, nello Ionio che cosa allieta la pulsione orale, cosa la porta al gaudio?
Non certo l’aragosta, forse il merluzzo, ma direi piuttosto, e il poeta qui
ospite ce ne darà conferma, la cosiddetta sardicella,
è vero, neh,Vuesse? – chiese un medico che esercitava in uno degli ospedali
cittadini e nel tempo libero si dilettava con una giornalista di pesca a
strascico non solo nel mar Ionio.
Gwendolyn della Exxon e la Ragazza di Göteborg ♦
Lebenswelt con Isaac Asimov sull’apparizione e il mistero del gaudio tra autobus e treno ▌
-Quello che è sorprendente- rispose il
sorprendente V.S. – è che Manuel Vázquez Montalbán, per quanto non dimentichi
di farvi apparire una Ruffo di Calabria, nelle sue Ricette Immorali non menzioni minimamente la sardicella, che, anche ad Oriolo e a Sant’Arcangelo[il paese che ha
dato i natali a quello che è destinato ad essere il vescovo di Napoli affinché
poi un giorno ne possa scrivere in Francia Jean-Noël Schifano senza che mai se ne
potrà leggere nemmeno una riga in italiano nonostante questo fosse stato a
Napoli e che fosse un pezzo grosso di Gallimard], allieta il palato di quella
gente che nasce e vive così lontano dal mare dove solo per pochi giorni
all’anno si può pescare a strascico la sardicella,
che dall’altro lato di quella terra sibarita, chiamano anche “nonnata”, che, quando la mangi, se la
chiami “nonnata”, ti fa venire il singhiozzo o ti fa del tutto
affogare visto che ti porta dritto dritto in bocca a quel problema funzionale
dell’essere vivente che per Malinowski è la riproduzione
e la soluzione non è certo data dal mangiare la “nonnata” ma dal controllo
sociale.
Si passò, a questo punto, in un silenzio
assoluto, al Rombo alla diavola, che
Manuel Vázquez Montalbán un po’ fa arrivare sulle coste amburghesi, anche per
via del Sant’Apollinare di Magonza che aveva tre testicoli e una cresta sperone
con cui uccideva le fidanzate degli eretici, e sulle coste della Catalogna,
visto che il rombo ha effetto sicuro, specie con le partner dalla pelle bianca
e dai capelli rossi, quanto le fave alla catalana, che, sembra che vadano bene
anche con partner dalla pelle olivastra e dai capelli castani o neri., anche se
con un culo ectomorfo.
La padrona di casa si schiarì la voce
con sussiego, poi guardò severamente il Sorprendente Vuesse da sotto le scure,
lussureggianti sopracciglia e con quella bocca, con cui aveva appena finito di
alimentare l’oggetto “a” tramite il rombo alla diavola, con la voce più bassa e
solenne possibile disse: -E’ nostra consuetudine chiedere ai nostri ospiti di
giustificare la propria esistenza, ma se l’ospite di oggi maschera false
allergie, foss’anche solo per l’aragosta alla sibarita, per me la sua esistenza
è già giustificata. Perciò passerei subito ad un’altra domanda. “La tentazione
sarebbe di chiedervi come avrà fatto il Larri di La croce di Lorena di Isaac Asimov a far sparire la saliera[iv], ma mi rendo conto che
voi non siete per i falsi prodigi parapsicologici, ancorché possano essere
catalogati anche come misteri della prossemica veloce. Perciò, anche se tutto
ciò che viene detto qui resta tra noi e non si è mai verificata nessuna
indiscrezione, nemmeno di quelle innocue che finiscono, ad uso del popolo
cittadino, ne “Lo specchio dei tempi”, che, vedrete, un giorno sarà trasformata
la rubrica popolare ad uso dell’edificazione posta in essere per conto
dell’editore della Ruota da parte dell’attuale responsabile del Giallo in cui è
apparso quest’estate La croce di Lorena
di Isaac Asimov, mi tratterrò dal farvi questa domanda.
“Consentitemi invece – continuò la
stupenda padrona di casa- di farvi delle domande sui vostri fallimenti. Vi sto
chiedendo di fare il demistificatore di voi stesso. C’è mai stato qualche
prodigio di natura prossemica che non siate stato in grado di interpretare per
potergli dare continuità o anche una sola ripetizione?
-Non ho cercato di spiegare tutte le
magie di cui sono venuto a conoscenza, direttamente o indirettamente, il vice
direttore di “Topolino” a volte mi dice sorniona: “Vuesse, non sei un mago? E
allora devi farci questa magia, di farci raddoppiare le vendite del settimanale,
con un semplice gioco dei tuoi che non sono mai del tutto semplici!, ma tutte
le volte che ne ho studiata una e l’ho anche ripetuta per altri settimanali,
tipo “Il Monello”, non era mai la stessa magia anche se sono riuscito
perfettamente a ripeterla.
-Mai un fallimento?
-Mai.
-Una sparizione?
-In che senso?
-Una sparizione: come far sparire un
elefante al circo Orfei…
-Per via di quella contorsionista e
della sua allure qui in via Micca? Suvvìa, signori In realtà, come disse anche
Larri, nel racconto di Asimov citato dalla Signora che qui sta deliziando non
solo il mio (-φ), far sparire un elefante è un gioco da
ragazzi. Vi assicuro che non c’è niente di sbalorditivo nelle sparizioni
effettuate dai maghi. Sbalorditiva fu invece l’apparizione di Sandra Alexis,
appena dopo mezzogiorno nell’ultimo giorno di novembre[v], con quell’allure che
altro che il Tiatraounga Annamita per
via dell’atletica sessuale annamita, l’andatura della contorsionista le era superiore
nonostante la leggerezza di monta e la motilità sublime delle appendici di quei
piccoli uomini del sud-est asiatico! Ma non è a questa apparizione…
-Sì?- incalzò la signora.-Non è a questa
apparizione, a quale allora?
-Non mi sembra il caso. Cercò di
chiuderla lì il poeta ospite.
-Un momento – si intromise
l’amico-poeta.- Non possiamo lasciar cadere una cosa del genere. Se nella vita
reale di un poeta c’è stata una sparizione che non riesci a spiegarti, vogliamo
che ce ne parli.
Il poeta scosse la testa. No,no, amico
mio. Non si tratta di una sparizione misteriosa o inesplicabile. Niente del
genere. Ho solo perso qualcosa che non voglio ritrovare, e…la cosa mi
rattrista, però in determinati periodi quando quell’oggetto “a” si erige al
Meridiano il gaudio mi colma.
-Vogliamo i dettagli- insistette
l’amico-poeta ed editore.
-Ma non merita la vostra attenzione…- si
schernì il poeta di “Topolino”, imbarazzato.- E’ una storia sciocca, e un po’…-
Accidenti, Vùesse – scatto l’amico poeta
ed editore – stiamo facendo uno sforzo per non farti domande che possano
indurti a trasgredire alla vs etica professionale! E’ sempre per una questione
di etica che non vuoi raccontarci tutta la storia?
-
Non
è per questo…
-
Allora,
signor poeta, vi ripeto quello che ha già detto la signora: tutto quello che
viene detto qui è assolutamente confidenziale, e la prassi convenuta per queste
cene mensili è che non si lasci nessuna domanda senza risposta. Vero, Signora
G.?
L’amico poeta ed editore si strinse
nelle spalle. – E’ così, Vuesse. Se non vuoi rispondere alla domanda, dobbiamo
dichiarare chiusa la serata. E , mentre diceva questo, la signora G., seduta a
fianco al poeta, si tirò più giù la stretta gonna grigia fin quasi alle ginocchia.
Vuesse si appoggiò allo schienale, con
aria depressa, ma giusto per dare una sbirciatina al podice teso sotto la gonna
della signora G. -Non posso permettere una cosa del genere, considerando la
squisita ospitalità che mi avete dimostrato. Vi racconterò la storia, ma
vedrete che non è niente di speciale. Ho conosciuto casualmente una donna, e ho
perso i contatti con lei. Ma non come Larri, in La croce di Lorena, che non
riesce a rintracciarla. Ho perso i contatti con lei perché non ho voluto avere
contatti, esclusi quelli tattili nell’avvenimento della conoscenza. Tutto qui.
-No, non
è tutto qui – replicò l’amico poeta.- Dove e come l’hai conosciuta? Dove
e perché non hai avoluto altri contatti con lei? Larri non riuscì a trovarla
per via della “croce di Lorena” a cui il bambino, sull’autobus, aveva ridotto
l’insegna della Exxon. Ma tu dove l’hai conosciuta la donna, su quale autobus e
quale strada e perché non vuoi ritrovarla? Vogliamo sapere i dettagli.
Si sistemò meglio sulla sedia e, dopo
essersi aggiustato gli occhiali per poter dare ancora un’occhiata alla seduta
della signora G., cominciò a raccontare:
-Come nel racconto di Asimov, tra la stazione e l’autobus, il movimento del pullman, nel racconto del giallista : il tono sommesso della voce, l’impressione di essere fuori dal mondo, la sensazione del corpo della donna contro il mio…tutto contribuiva a confondere il sogno con la realtà, e il confine tra il sonno e la veglia a un certo punto che svanisce, e poi la donna che non era più seduta al suo posto, come la ragazza che sul mio treno a un certo punto, all’alba, era scesa nella stazione di destinazione. La posizione supina di entrambe le parti, nel contesto notturno in viaggio in cui in apparenza si dorme o si riposa, avvia una sorta di “Rapo” di primo grado, intendo il “Rapo” di Eric Berne[vi], che è come “Il bacio da lontano”, frequentissimo nelle riunioni di società, in cui la donna fa capire di essere disponibile e si gode il corteggiamento e che, quando compromette abbastanza l’uomo, si chiude; ma in quel contesto, essendo i corpi sdraiati uno di fronte all’altro, ed essendoci il possibile contatto delle gambe e dei piedi, con le mani o le dita, si dovrebbe chiamare “La toccata che dorme”, in cui una brava giocatrice è capace di tirare in lungo la partita senza scoprirsi. Si integra anche con alcuni elementi del “Gioco della calza”, solo che, a differenza di questo in cui l’esibizionismo della donna è di natura isterica, “La toccata che dorme” ha elementi sado-orali, in cui è il tatto che funziona come unità di riconoscimento e in cui il Bambino Naturale, che è autonomo, per la situazione contestuale, gioca a rimpiattino con il Bambino Adattato, che segue le direttive parentali.
│Il tesserino FS mostrato dal
poeta al controllore che, poi, produsse in questi lo strano atto di mostrare al poeta il tesserino studentesco con i dati personali della Ragazza di Göteborg.│ |
Difatti , avendo memorizzato la data di
nascita, feci in seguito il calcolo in merito ai tre cicli del Bioritmo che, in
connessione con i fattori della Caratterologia francese e gli stati dell’Io
della psicologia transazionale, davano una strabiliante corrispondenza con le
posizioni desiderate del fantasma
irreprimibile: era al 9° giorno del ciclo Fisico, quindi F+; al 10° giorno
per il ciclo Emotivo, che è correlato con lo stato dell’Io che Berne chiama del
Genitore, quindi E+; per il ciclo della Risonanza e dello stato dell’Io
chiamato “Adulto”, il giorno della ragazza in pantaloni bianchi era il 20°,
quindi R-. In questa combinazione dei tre cicli, appare evidente lo stato
dell’Io Adulto reprimente o ostacolante, indica il contesto e la situazione dei
personaggi in scena; difatti, alla formula F+E+R-, corrisponde questa
situazione psicologica: “Il soggetto prova un vivo desiderio di piacere; è
affascinante e dolcissimo, anche se tende ad assumere un atteggiamento fermo e
risoluto. Spirito critico”[vii]. Tenuto conto che questa
combinazione attiva uno stato psicologico di tipo Passionale, cioè Emotivo, Attivo, Secondario, è incredibile come la
stessa nella nostra Tavola Bioritmica
del Clergé sia abbinata, per un
soggetto femminile, alla numero 40, l’”Attrazione
di Milano”, e come nell’eretismo l’uomo non faccia che ordinarla in quella
fantasia, chiedo scusa ma è così, dell’inculata-rocambole.[viii]- Il poeta riprese
fiato, buttò giù più di un sorso di “Gavi”, guardò ancora di soppiatto la linea
del podice della signora G. e stese il copione della Ragazza di Göteborg:
da: Vuesse Gaudio, "Bella" n.38-1990: F+E+I(R)- |
Tesi: la studentessa, l’ho detto, è in gita
premio con il giovane. Lei è in uno stato emotivo-attivo che la rende
conciliante e disponibile verso il reale.
Paradigma
psicologico: Il Bambino
del Poeta: “Cerco di toccarti se vuoi senza che l’Adulto ci veda”; la Bambina della Ragazza di G. : “Io cerco
di farmi toccare senza che l’Adulto se ne avveda e senza che l’Adulto in me
abbia da ridire qualcosa al mio Genitore”.
Paradgima
sociale: Adulto-Adulto. Adulto:”Non si può procedere; l’Adulto guarda ed è presente anche
in me”; Adulto: “Con questo Adulto da
cui dipendo che possiamo fare se non allearci col Bambino del Genitore, covare
l’eretismo adesso e nel futuro, cioè non essendo possibile l’interazione
risolutiva adesso e qui la faremo a
distanza sempre.
Vantaggi:
Psicologico
interno: per ora mi
godo questa vicinanza e i lievi sfioramenti, così evitiamo tutte le
complicazioni dell’Adulto.
Psicologico
esterno: evita l’intimità
sessuale. Tiene in scacco e beffa l’Adulto
della donna. Sociale interno: “Te la
volevi fare la svedesina in treno!”; “Se non c’era l’accompagnatore, questa si
faceva chiavare in c….!”.
Biologico: scambi sessuali intensi, notturni,
meridiani, paralleli.
Esistenziale: “Ho goduto il Bonheur per intero in
viaggio e dopo, quando sarò arrivata a casa, viaggerò col Bonheur godendo tutte
le volte che vorrò”. Oppure: “Godendo così, l’Adulto non avrà niente da dire”.
Maglietta: davanti: “Sto viaggiando e il
Gaudio(=Bonheur) mi tocca”; “Mi tocca viaggiando col Bonheur”; dietro:
“Il Bonheur è qui davanti, dietro sto godendo; “Il Bonheur è ai miei piedi, i
miei piedi toccano il Gaudio”; “A lato c’è il (mio) fallo che dorme; di fronte
c’è il (tuo) fallo che si sta svegliando”.
La Croce di Lorena inclinata e la Exxon così come appaiono a pagina 268 di "Estate Gialla" 1981 |
-
Quindi,
a differenza del racconto di Asimov, in cui c’è effettivamente un bambino
sull’autobus che dice di aver visto scendere la donna alla Croce di Lorena, che
non è che la doppia “XX” inclinata dell’insegna “Exxon”, nella sua storia c’è il Bambino
della psicologia transazionale e il fantasma
irreprimibile che nel suo futuro dovrà essere la Ragazza di Göteborg così
svelata dal controllore. Larri voleva ritrovare quella donna che le aveva
lasciato un biglietto con il nome Gwendolyn ma nessun dato concreto per farsi
rintracciare.- osservò la signora G.
I Ruoli,
riprese a parlare il poeta, potevano essere : l’Elargitore del Bonheur, e il Ricettacolo.
Gli Scambi:
da Ricettacolo e Elargitore a Ricettacolo.
Modello
parentale: “Ecco come
sedurre, resisti!”
Ingiunzione
parentale: “Toccalo!”
Posizione: “Io sono OK, se lo tocco anch’io”;
“Lui è OK perché mi tocca”.
Copione: “Fallo!”
Demone: apparentemente combatte l’apparato di
copione, nel senso che essendoci il compagno, non potrebbe mai farlo completamente.
Ma in realtà va a rinforzare il copione, si posiziona, si stende e allunga i
piedi; avrebbe potuto non allungarli, poggiandoli sul sedile dov’è il Bonheur.
Il movimento e le oscillazioni del treno condizionano la decisione: non so se
starci ma così stando non si può dire che non ci stia; oppure: se è il
movimento del treno che fa muovere il mio piede verso la sua anca non si può
dire che abbia deciso di starci.
Maglietta: davanti: “Non so se starci ma
ci sto”; dietro:”Ci sto, Dio se ci sto!”.
Gioco: “La Toccata che dorme”; “Il toccato
involontario”.
Buoni
Premio: sta covando il
fantasma del Bonheur in treno in Italia per poter viaggiare con Bonheur a casa
in Svezia.
Permesso: nel buio del treno e nella notte dei
sensi, dorme anche l’Adulto e il Bambino ottiene il permesso del Genitore
Affettivo.
Cartoline-ricordo o Epitaffi:
“La svedese del treno”; “Ci stava, da Ancona il conno di Göteborg”.
Classificazione: La
Toccata che sonnecchia(o dorme) è un copione strutturato non sulla meta ma
sullo scopo temporale della Svedese, a differenza del gioco di Gwendolyn. La
“Toccata che dorme” è da scompartimento in treno pieno ed è irripetibile, è
fatta e non si vede, non la si racconta agli altri ma a se stessa, non si basa
su un piano “Tutte le volte” o “Provaci tutte le volte che vuoi”. E’
nell’istantaneità irripetibile del demone ma ha la durata della circostanza, la
durata del viaggio tra la salita in treno e la discesa dal treno. L’intervallo
di tempo che passa tra l’apparizione e il congedo ( 4 ore e 26 minuti) è
strutturato con la “Toccata che dorme”. Quando si “sveglia” e bisogna
prepararsi per la discesa, il viaggio col Bonheur è finito, il viaggio del
poeta continua.
Quando la croce di Lorena viene risolta nell’insegna che è, Gwendolyn e Larri, questa è la magia del cameriere
Henry nel racconto della serie dei Black
Widowers di Asimov, avranno, potete esserne certi, il tornaconto finale, che, nella mia storia, è più o meno così: di
solito, tra il “Ciao” berniano, che
corrisponde alla salita in treno, il tesserino esibito dal controllore (perché
il poeta leggesse il cognome della ragazza di Göteborg,
cui detti invece il cognome di Moudron) [ix]da cui rivela nome, data
di nascita e luogo di provenienza della ragazza di Goteborg, e il congedo, si
struttura l’intensità del gioco attraverso la notte “dormendo” insieme di
fronte e toccandosi; qui, il gioco irripetibile ha colmato il suo fantasma, da
una toccata in viaggio in Italia avrà il fantasma-Heimlich
che la farà viaggiare nel Touch
gotico perenne in Svezia[x].
▌Alain Bonheur
[i] Cfr. Alain Bonheur, La bocca dell’anfitriona e l’alluce di
Bataille.Mini-Lebenswelt con Isaac Asimov, “Uh
Magazine” gennaio 2016.
[ii] Vedi la Scheda del P.M. riguardante Paolo Broussard e la ricetta del
Tonno alla Calabrese qui in “Uh
Magazine”, aprile 2014.
[iii] Cfr. quanto ne scrive Manuel Vázquez
Montalbán, Recetas Inmorales © 1988,
trad.it. Ricette Immorali,
Feltrinelli, Milano 1992.
[iv] Cfr. Isaac Asimov, The Cross of Lorraine © 1976; trad.it. “La croce di Lorena”, in “Estate
Gialla 1981”, a cura di Ellery Queen, Arnoldo Mondadori Editore, Milano
1981.
[v] Cfr. V.S. Gaudio, La maneira de andar di Sandra Alexis.Estetica e Teoria
dell’Andatura, in “Lunarionuovo”,
anno XXVII, n15, Catania aprile 2016.
[vi] Cfr. Eric Berne,Games People
Play.The Psychology of Human Relationships, Grove Press Inc., New York
1964.
[vii] Cfr. Vuesse Gaudio, I tuoi bioritmi, “Bella” n38, RCS
Rizzoli Periodici, Milano 24 settembre 1990.
La pagina iniziale dello Speciale
sui Bioritmi di Vuesse Gaudio
per "Bella" n.38 del 1990
|
[ix] Affinché il poeta leggesse il cognome
della ragazza di Göteborg, cui dette invece il cognome di Moudron. Anziché quello effettivo, che cominciava,è vero,con la “M”
e finiva con la “N”.
Bibi Andersson.1969 |