+ Mimma
Folda
scrive a Marisa
Aino↓
Ma quale
psicanalisi junghiana, io adoro Freud!
Quell’Enzuccio, sai che
mi ha dato dell’attante! E’ come se mi avesse scritto un addetto dell’Ufficio
Inesistenze, un tipo un po’ astratto e metafisico, come quello laconico e
garbato del Sessanta nella Centuria
di Manganelli[i],
ma quello scrive che era imminente la dichiarazione di esistenza, invece quel
metafisico Enzuccio , lui che non c’è manco nella fotografia, ha scritto che
sono un attante, e che non esisto, e che pertanto della mia terapia
psicanalitica telefonica in quel di Orlando se ne impippa, mi pare.
Mettiamo che è lui
l’attante, tu dici che è lievemente euforico all’idea di esistere, almeno in un’altra fotografia di
gruppo? Oppure, esiste in una tua fotografia, metti che, poi, quando siete
ritornati in quel paese, o vi ci hanno fatto ritornare, l’uno all’insaputa
dell’altra, quand’è che vi siete fatti una foto, insieme, oppure tu a lui e lui
a te? Così, se me lo fai vedere magari me lo ricordo il metafisico e
fantasmatico Enzuccio, che doveva essere come quello del Sessanta nella Centuria di Manganelli: si alzava tardi,
e forse arrivava pure tardi a scuola, tanto che stavamo lì tutte a guardarlo e lui,
l’angioletto addormentato, si sentiva fotografato e visto, e si diceva di
esistere; poi, a ricreazione, passeggiava in lungo e in largo, mai che mi abbia
detto qualcosa di carino, faceva il timido, e correva veloce, tu dovresti
saperne qualcosa, che dici? Correva per afferrarti dalle trecce, e tu che cosa
gli afferravi, se eri così tanto Atalanta e così poco Didone? Ma davvero credi
a quella commutazione del bagliore
didonico in bagliore ainico , e
se fosse invece il folding-gleam?
Allora, in quanto attante,
gli mando una lettera dall’Ufficio Inesistenze e gli scrivo che non esiste,
anzi un po’ esiste per una omonimia diacronica, giacché un poeta col suo stesso
cognome sarebbe stato come se fosse lui adulto, e anche in quest’altro secolo,
in quel medesimo luogo dell’Italia dove gli è stato tolto tutto e a partire dal
nome, essendo inesistente, lui non fa che esistere in quello stesso nome che
gli hanno dato.
Poi, non dirgli niente,
faccio passare qualche mese e gli mando un’altra lettera, tutta scritta in modo
sgrammaticato, con una data di mezzo secolo prima a firma non dell’Ufficio
Inesistenze ma di un clan dei casalesi contrapposto alla Nuova Camorra
Organizzata, uno di quelli che mantiene i fili con la ‘ndrangheta nell’alto
ionio della Calabria fin dagli anni del petrolio in Basilicata, e gli faccio
dire che è un venditore di fumo, e lui sai come inorridisce, lui che, anche da
ragazzino, negava l’esistenza di qualsiasi essere umano che potesse esistere
per vendere qualsiasi cosa, figuriamoci il fumo, che, lo sappiamo anche in
America, lo può vendere solo l’ammašcatura
che, detto tra noi, non è quella che si vorrebbe che fosse nei libercoli formalizzati da calderai
gallesi in assunzioni scolastiche nella terra della maffia assoluta!
La cover di Centuria in prima edizione BUR, 1980 |
Diglielo a Enzuccio: ha
detto Mimma: “Ma chi credi di essere, solo perché non ci sei nella fotografia
del gruppo puberale?”; e poi, aggiunge Mimma: “In verità non esisti per niente,
lo so che vai dicendo che sei nato lo stesso giorno di Hemingway e addirittura lo stesso giorno e lo stesso anno
di Robin Williams, quello dell’Attimo
fuggente, e che non è vero quanto ti
ho scritto da Orlando, non ci sono mai stata, e quella dello psicanalista
junghiano è una balla, io propendo per Freud, e non me ne frega un cazzo che è
un tuo omonimo, lui sarebbe un vero
cazzone tedesco e tu …un autentico
co….italiano!”
Scusami. Ma è che mi ha
dato dell’attante, e dice che non esisto, bel cretino, come se fosse come quel
signore che amò follemente una giovane donna per tre giorni, e al quarto giorno
quando la incontra per strada non solo non mi saluta ma mi dice che non esisto
nemmeno come attante, che oltraggio, da Enzuccio non me lo sarei mai aspettato,
o forse sì, visto che, non esistendo in quella fotografia, è esistito nella tua
biografia; la verità è che gli amori,
anche da ragazzini, durano sì e no ventiquattro minuti, se c’è la luna adatta
per il meridiano dei due interagenti,
che non sono mai nella stessa fotografia in quel lasso di tempo, e chi te l’ha detto che
dovevi essere tu la fenomenologia del suo Dasein[ii]?!
▌translation by Blue
Amorosi
La Lebenswelt da inviare a Giorgio Manganelli |
[i] Giorgio Manganelli, Centuria.Cento piccoli romanzi fiume, Rizzoli editore, Milano 1979. Avete
notato come l’attante Mimma
Folda sia
addirittura una attenta lettrice di Giorgio Manganelli e del Giorgio Manganelli
di Centuria, poi, quello a cui, già nel
1977, V.S.Gaudio, da Torino, aveva inviato una Lebenswelt per averne un “piccolo romanzo fiume”[cfr. V.S.Gaudio, Lebenswelt, Torino 1981:pag.17]? Possiamo
escludere che Mimma Folda abbia, conseguentemente, potuto leggere quel
volumetto di V.S. Gaudio? E che adesso, facendosi attante in un piccolo romanzo
fiume, il Sessanta, di Manganelli,
possa essere rinvenuta, come personaggio o figura, in quella Lebenswelt di V.S.Gaudio da inviare a Giorgio Manganelli? Chi
risponderà all’interrogativo? La stessa attante, Marisa Aino o l’autore stesso di quella Lebenswelt in cui “lei interpreta gli
short-jeans di Vadim come pura percezione sensitiva alla Hume”? [N.d.T.]
[ii] Sembra
che il colto attante sia già entrato
nella sua forma che come figura o personaggio potrebbe avere nella Lebenswelt che V.S.Gaudio destinò a
Giorgio Manganelli e vogliamo scommettere che sarà finalmente l’attante Mimma Folda a formalizzare l’invito fatto
dal poeta saraceno al narratore di Centuria? Cfr. pag.17 di V.S.Gaudio, Lebenswelt, ed.cit.: “(…) LEBENSWELT /da
inviare a Giorgio Manganelli/ per
averne un piccolo romanzo fiume/ attivato magari per rendere l’equilibrio e la
compattezza di/ un personaggio o di una figura che rispondano da una/
marginalità di tempo// Torino, 22 aprile e 28 aprile 1977”.[N.d.T.]