Il
mondo che non esiste e la Ph.D alla fermata dell’autobus x
Con
estremo stupore, lei notò, alla fermata dell’autobus, un candido poeta. La cosa
la stupì molto, perché il poeta era stato un capitolo intero della
dissertazione di dottorato delle Cose che non esistono; lei era stata allora
assai competente in fatto di Cose che non esistono, o che, pur avendo un codice
fiscale, non hanno il Nome originario, che viene occultato per motivi politici,
ad esempio brigantaggio , separatismo e ammašcature di minoranze
etnico-linguistiche. Si intende che quando si studiano le Cose che non
esistono, si chiariscono anche le ragioni per cui non possono esistere, e i
modi in cui non esistono: giacché le Cose possono essere impossibili,
contraddittorie, incompatibili, extraspaziotemporali, insignificanti,
antistoriche, recessive, implosive, senza ruota, per quanto pare che bastasse a
un certo punto del secolo scorso dire la parola in gergo “parròt”, ovvero
“senza ruota”, per avere , sulla parola, assegnato l’appalto della strada
richiesto. Si può non esistere anche in molti altri modi. Il poeta, quel poeta poi, era
assolutamente antistorico, difatti la giovane Ph.D lo aveva visto alla fermata con un autentico
e originale Panama, un modello col nastrino di cuoio, roba che, nel secolo
scorso, trovavi solo da Barbetti a Bologna, dove, non a caso, afferivano, oltre
che il poeta che non esiste, cantanti e futuri presidenti della Siae, che,
invece, non possono che esistere, come certifica questa stessa società
finalmente amministrata dai loro stessi associati, come se fosse un vero e
proprio Consorzio; il poeta che non esiste eccolo lì, alla fermata
dell’autobus, e la gente non sembrava farci caso; ma lo straordinario non era
finito: infatti il poeta stava parlottando con qualcosa che egli non vedeva,
mentre, salendo sull’autobus, toccava incurante il podice di una ragazza in jeans, e, giacché
era toccata dal poeta che non esiste, lei non avvertiva niente; esibì il
biglietto con più corse, che naturalmente non era più in corso ma giacché non
esisteva nemmeno lui il controllore non si avvide di niente; ed allora si
trasformò in un poeta calabrese di media statura, con occhiali neri molto
spessi. Questo poeta era un essere complicato, e la sua inesistenza era dovuta
a un eccesso linguistico, scriveva poesie in dialetto, ma il dialetto di un
paesino che, roba davvero inesistente,
nessuno mai aveva pensato di poterlo scrivere, e neanche di saperlo scrivere, figuriamoci a leggerlo dopo; inoltre era un essere descritto
come pericoloso, non perché i suoi occhi avessero poteri impossibili ma
semplicemente perché era un poeta inesistente correlabile alla Maffia; il poeta
calabrese, che non solo era inesistente ma non sapeva né leggere né scrivere come quelli del suo paese,
aveva una borsa sotto il braccio,un po’ come quell’assistente Unep che
affiggeva sulla porta dello stesso poeta inesistente pezzi di fogli (con ordini, ordinanze ed esecuzioni armate e soggetti addetti allo scasso)
stampati dalla inesistente tipografia Baudano di Torino, e quando si avvicinava un autobus, metti che
era appunto a Torino e doveva andare in
piazza Carducci passando da via Nizza, l’apriva e ne tirava fuori qualcosa, qualcosa,
che forse stava in una delicata Fondazione afferente alla Ruota e quindi anche
all’Ordine degli Autobus, dei Treni e dei Tram, e delle Metropolitane anche
leggere: questa qualcosa guardava il numero dell’autobus e lo diceva al poeta
calabrese inesistente, perché si capiva che con quegli occhiali lui non poteva
vedere niente, e difatti quando arrivava in piazza Carducci lo buttavano fuori
a pedate nel culo. La specialista in Cose che non esistono era assai turbata,
come ogni semiologo che si rispetti, che, anche quando non era titolare del
Corso ma doveva essere il relatore della tesi, darà sempre 4 voti di meno al
candidato elevato perché così gli ha suggerito l’Ordine della Ruota e delle 4 Ruote motrici. La Ph.D si mise a
vagabondare senza una meta precisa, e incontrò, manco fosse al Grinzane Cavour,
un poeta agricolo pugliese inesistente, un poeta lucano o antelucano per l'elogio della riforma agricola e della civiltà delle Macchine, una poetessa veneziana già suicidata, e
un’altra romagnola in bicicletta con i pantaloni rossi, come quelli che Nadia
Campana mise quel pomeriggio del secolo scorso nell’ultima primavera in cui passeggiò in quella città con il poeta candido
inesistente che la giovane Ph.D con
estremo stupore ha notato, qui, alla
fermata d’autobus; incontrò anche un poeta satiro, che non era Carlo Villa, che aveva scritto a Marisa Aino,
la moglie del poeta candido da cui lo stupore alla fermata d’autobus della
giovane Ph.D, dicendole che avrebbe
voluto dipingerla in punta di pennello; un poeta siculo con la testa in mezzo
al petto le chiese dov’era la Condorelli per via dei torroncini che si stava
avvicinando Natale e doveva acquistarne almeno 12, e la ringraziò cortesemente,
avendone ricevuto un sorriso di lieve
scherno; un poeta sonoro, e forse anche visivo, e anche performer, inesistente
e doppio anche nel cognome, attempato ed elegante come solo un torinese può
esserlo anche senza il punctum dei
polsini[1]. Quando cominciò a vedere poetesse come la
Valduga, la Frabotta, Carla Bertola ma anche Giulia Niccolai, Mara Cini, Rosita Copioli, Jolanda Insana, Marisa G. Aino, Milena Nicolini e
Anna Malfaiera , le parve di essere sempre vissuta in una città deserta di
essere umani, o tutt'al più popolata di comparse e di poeti inesistenti; ora la giovane Ph.
D comincia a chiedersi se anche il Mondo, o la casa editrice del padre, sia una
cosa che non esiste.
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Gaudio MalaguzziArrigo Lora Totino Io e deicollage su cartoncino cm 30x118 from: Sarenco(a cura di),POESIA TOTALE 1960-2010, Fondazione Sarenco, PAL Verona 2014 |
[1]Pare che Gaudio Malaguzzi stia alludendo ad Arrigo Lora-Totino, di cui ci è giunta
in tarda serata ieri la notizia della scomparsa. Il poeta candido, di cui alla
dottoressa di ricerca in Cose che non esistono, pare che, nella lunga
permanenza in quel di Torino, mai si sia imbattuto in Arrigo Lora-Totino,
nemmeno pare che l’abbia mai intravisto alla fermata dell’autobus a Porta
Nuova, lato via Nizza, di cui alla fotografia del logo. D’altra parte, da
quello che risulta dagli studi della Ph.D in questione, entrambi non esistendo
come avrebbero mai potuto localizzarsi, forse in un poema sonoro dello
scomparso ? O in una poesia ginnica
con la contorsionista del Circo Orfei,quella Sandra Alexis anch’essa inesistente,
di cui all’estetica dell’andatura di V.S.Gaudio? O forse era una poesia liquida e per via dei tuffi
traslati tutto, tuffatori e attanti della musica liquida, s’erano liquefatti?