L’occhio di Lacan
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dai seni grandi lividissimi gli infiniti
quali andanti a singulto
freddo evacuare
da che deglutendo dinanzi l’occhio l’avido
l’opacità irriflessa la terra
latrina sognandoci spezzato
le ginocchia appunto ingigantito tremando
il vaso i glutei tagliando veramente
cavandosi gli occhi
dalle protezioni l’orbita l’avida pozza
sorridente l’immagine
fantastico sogno indicando in disparte
colpendo gli occhi esplodendo i colori
il tempo felice le persecuzioni
l’anoressica tortura
l’innocente
signora innocente la mater mutando
tracciando
da chi divora
dai livelli i morbidi i rotondi gli archetipi
gli amplessi gridando
bisessua capezzoli
entrambi
insieme l’enigma lo scheletro ricuperando
lo stesso lo si mastica
(8 luglio ’74)
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di considerazioni posate negli specchi
ti ripeti nel groviglio
contorsioni conversando
statica appena respirabile
quando capita
giocando ripeti rigidamente a tratti
elegante elusivamente l’angoscia
il caso m’appunti
chiarendo dal diaframma pronunciandosi
nel ventre
il pene divorato piuttosto
di sconnessioni rapidità asteniche
suggerite inedite addizioni
dalle depresse
le concezioni sospese le incertezze
m’aggiungi l’oralità
gli ostili i sensi ancor di più
le evidenze
dall’infinito nessuna figura
la depressione
volgendo proiezioni
ambivalenze in lotta
che rabbia identità abbandonate
tacendo
allagamenti l’onnipotenza di perdersi
(8 luglio ’74)
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stimolando
vantaggi gli spostamenti offensivi
invece
dai conflitti quel che di più si sposta
sulla virgola continua regredendo
dice mi fermo di là c’è vagina dentata
aprendosi al progresso gli intervalli
caricandoli un accento scandito sull’accento
il frammento delle abolizioni soffocando
dietro
la tensione l’apertura togliendosi
in emersione possibili articolandosi in
aggiunta
i possibili della fragilità comunicandosi
lieve penetrata
l’implicazione la suggestione in potenza
s’allarga
dal semplice come connessa l’angoscia il
desiderio
allungandosi la soddisfazione
sembrandosi importante incontrollata
sessualità
definendosi
riposo fallito,
la pace in regola costruita sui vuoti lo
spazio
la richiesta
azionandosi
preparando
dilatazioni in trama spalancando fori aderendo
lo squarcio rovesciato
discorrendo in inversione il titolo, la pura
ascesi
guardarsi inserito collegato infine
(9 luglio ’74)
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violentandolo dice il segno
nell’orecchio tace la scoria, l’occhio dei
segreti
la serenità delle distanze
il passo dei messaggi nei tormenti l’ultima ora
il giorno s’aggrappa la precarietà dei centri
di un’altra contemplazione
la coscienza delle implicazioni dicendo il
tragico
la stessa privazione l’ovvietà stringendosi
accanto la riduzione i lacci i gesti i nudi
i pensieri agitati
i contorti arruffati imbiancando capelli
(9 luglio ’74)