Imi Knoebel ¨ Venera | 1996 |
Il poeta miope e la signora magra ▐
Un poeta miope, che non ha difetti di pronuncia e non
fuma la pipa[i], abita
in un quadro di Imi Knoebel, è lo stesso quadro in cui abita una signora
taciturna, magra e fondamentalmente giovane, per via del culo. Il poeta e la
signora vivono in questo stesso quadro, che è Venera[ii],
in decorosa solitudine il poeta, di cui la signora, la cui casa pecca per
eccesso di ordine, non conosce nessuna poesia. Essi si incontrano praticamente
ogni giorno, quando c’è il sole al meridiano giallo, un incontro rapido e
casuale, con un lieve sorriso, lei, anche se è dentro i suoi skinny jeans,
quasi un saluto a mezza bocca. Ciascuno, per via del meridiano giallo, ha
pensato in vario modo alla presenza dell’altro, senza fantasticherie, senza
amore, senza percussioni libidiche, e
tuttavia a lungo. Ciascuno è lievemente, ma non sgradevolmente disturbato dalla
presenza dell’altro, specialmente se il poeta è in compagnia della moglie o se
la signora è in compagnia del marito. Nessuno dei due ha mai pensato che la
conoscenza tanto casuale potrebbe diventare un dialogo più specifico e amico.
Lungo questo meridiano giallo, che è come il tronco di un pioppo, c’è una sorta
di sottentrare anamorfico del fallo, basta che lo sguardo del poeta , che è
obliquo al meridiano, colga, anche nell’ultima porzione dell’angolo, la linea,
il meridiano, del podice della signora magra, che, a volte è questo che pensa
il poeta, è dentro l’archetipo della figa scarna, quello che fu somatizzato
anche da Stefania Casini un po’ prima
che venissero gli anni Ottanta. Con questo non si vuole alludere al “raggio di
mondo” di Husserl, l’idea di un asse di equivalenze, di un asse sul quale le
percezioni incontrate sono equivalenti nel senso del loro inerire al potere
della visione del momento. Il “raggio di mondo”, si dice il poeta, così segregato sul meridiano giallo lungo il
quale c’è questa figa ectomorfa nei
suoi skinny jeans, è duplice, tanto che per questo la signora stessa si sottrae
sempre alla visione del momento. Accade anche lungo il meridiano rosso, forse
ancor di più: il poeta, con il suo “io posso attuale”, vorrebbe sospingere l’interiorità
degli Erlebnisse alla volta di una
duplicazione della carne del mondo e della carne del corpo, tuttavia essi non
desiderano conoscersi né parlarsi, lui vorrebbe solo quantomeno farne l’oggetto
“a” di un suo piacere singolare o di una Battaglia
dei Gesuiti, anche perché quella carne del corpo,così segregata anche lungo
il meridiano rosso, è ancor di più carne del mondo; lei, che nulla sa della
trappola della transduzione, in cui il supporto del fantasma è la metafora,
come ebbe a scrivere V.S.Gaudio[iii],
e nemmeno sa che la similitudo brevior
può condensare le passioni di quel poeta, tenta almeno di capire che cosa è
accaduto, come sia cominciata quella astratta frequentazione, e che mai
significhi quella molestia bagnata, quel cruccio della libido che ciascuno
rappresenta, e sa di rappresentare, nella vita dell’altro. Anche lei sa, o
percepisce, che l’altro è in qualche modo toccato, e vorrebbe essere sfiorato,
anche per considerare questo contatto un altro enigma. L’interiorità degli Erlebnisse, sarà per questa duplicità
del meridiano, è così che ,come nei suoi skinny jeans, è l’elastico, il
raddoppiamento come riflessività del corpo: giallo e rosso, la pregnanza dei
possibili, raddoppiamento della carne e fenomeno dello specchio. La signora da
tempo ha concluso che quel poeta miope ha alcune qualità dell’allucinazione: in
silenzio, quando si pensa in quel volto, la camminata, quelle mani psichiche,
perfino il berretto, o le scarpe bianche, lei ha potuto riconoscere tracce di
altre persone scomparse da tempo, irrecuperabili e care anche a metà, e si è
detto, anche godendosela, che quell’uomo è il luogo d’incontro di zii, amici d’infanzia
e dell’adolescenza e di un uomo che lei ha ammirato, concupito e perduto. Il
poeta miope ha cercato di percorrere il meridiano azzurro, cambiando anche gli
orari, le abitudini, il berretto e le scarpe, non fosse altro per il cambio di
stagione, per non incontrarla più, quella che somatizza, anche quando mette i
leggings più costosi e tesi, l’archetipo della figa ectomorfa, e ciò allo scopo
di interpretarne la presenza.
(...)o gli strepitosi leggings Gareth Pugh(...) |
Il sacrificio della deissi e l’immagine persevera
nella trascendenza del simbolo, lungo il meridiano azzurro di Venera: la passione,
come il piacere singolare, appartiene all’induzione, di là uno dice che soffre
intensamente, in modo privo di senso, invece è la parabola del feticcio, e la
signora scarna, con quegli skinny jeans o gli strepitosi leggings Gareth Pugh, sa che è questo legame minimo, che si
fa più stretto lungo questo meridiano, a fungere da anello del meridiano giallo
e del meridiano rosso, non è amore, è ellisse del fantasma, per questo è così
bagnato, è qualcosa che sta tra la vergogna e la predilezione. Entrambi lo sanno,
ma non è loro concesso di farlo sapere all’altro; così, riprendono a
incontrarsi casualmente, a seconda della
stagione, lungo il meridiano giallo,il meridiano rosso, il meridiano azzurro, è
un furto innocuo, quasi nell’area del sistema della moda, esige un perdono
perché ognuno dei due attanti di questo piacere vive in Venera.
!
by V.S.Gaudio▐
[i] Non è, in breve, il
signore lievemente miope, con difetto di pronuncia e che fuma la pipa, della
Centuria Ventidue di Giorgio Manganelli, Centuria. Cento piccoli romanzi
fiume, Rizzoli Editore, Milano 1979.
[ii] Imi Knoebel, Venera,
1996.
[iii] Cfr. V.S.Gaudio, L’ascesi
della passione del Re di Coppe, Celuc Libri, Milano 1979.