La Stimmung con Emily
Dickinson, Alabaster Chambers
In memoria di Nadiella Campana
!
Ripubblichiamo
oggi questa Stimmung con Emily Dickinson, composta nel 2004 per chi fu traduttrice della
poetessa statunitense, oggi che è il suo 186°anniversario della nascita ma che
è anche complementare, il 10 dicembre, per via dell’aspetto speculare a 180°, al 10 giugno, che, allo stato civile di Cesena, è
il giorno del suicidio di Nadiella.
Emily Dickinson – Poetry of a Homebody
¨
In memoria di Emily Dickinson e di Nadia Campana
1
Untouched by Morning
And untouched by
Solenni vanno gli anni
di sopra, in curva schiera
sotto travi di raso, con un tetto di pietra
mondi compiono ellissi,
remano firmamenti
si arrendono i dogi
in their Alabaster Chambers
2
Chi osa guardare l’anima al calor bianco
rannicchiata dietro la porta
sorvegliata con le armi
rispondendo sempre “I see Thee”
Through telegraphic Signs
il più opaco diamante
con le spalle al sole
rifiutandolo
vide il volto dell’altro
Was all the Disc
3
C’era una luce quella primavera
Not present on the year 1979
quando aprile era appena arrivato
fuori – il colore
sui campi solitari
mostrava l’albero remoto
sul pendio più lontano
4
Superfluo è adesso il sole
superfluo è il giorno, every Day
perché ogni giorno non ci incontreremo
con il decesso avvenuto in Milano
5
In un cielo abbondante
dorme il tempo
come una stella che cade anonima
Which is the best – the Moon
or the Crescent?
Nessuna di esse - disse la luna –
That is best which is not
il meglio che non c’è se lo raggiungi
ne cancelli lo splendore
6
Love is done when Love’s begun
l’amore che finisce quando è appena
cominciato
nello stesso spirito di Sada
che non svela la sua intima ora
quel peso sotterraneo, le cantine dell’anima
o la sequenza della cosa
più esplosiva che fece?
7
dividere la luce mentre cubi
in una goccia o sfere di una forma
si stringono
e ogni clamore luminoso
è scintilla compagna
della luce in agguato
anche se torrid Noons
hanno smesso via i loro
proiettili –
The Lightning non colpì altri
che il messaggero
che si innamorò
scordandosi di tornare
quando il mare ormai
si era ritirato
e l’onda non fu mandata
più a trovare l’onda –
Cosa lo fece naufragare?
8
Le gioie future che non sono venute
né ieri né oggi
e non sono state così grandi
come quella che corse via ridendo
venissero oggi
saresti così felice che certo
i tuoi dolori passati
correrebbero via ridendo
“I am so happy”
mi avresti scritto che “qui la mia estate
può trasferirsi in inverno”
With winter to abide
9
Se cadde il sipario della natura
e colei che lo aveva portato entrò barcollando
e “’Twas all I had” , disse
il tempo è una prova del dolore
non un rimedio – come le piogge arriva
nelle varie contee
But the Heart with the heaviest
freight on –
Does’nt – always – move –
10
il tempo – The Weather – how
the Rains
In Counties have begun –
ha informazioni banali – come il niente
l’estremo è relativo
perché il deserto sa che l’acqua cresce
le sue sabbie bastano
ma se non posso leggere i dispacci
-the Telegrams
A Letter chief to me
11
L’ospite che non è sempre oro e cremisi
opalescente e grigio
di ermellino non ha il suo farsetto
e non è allegro il cappuccetto
arriva in città al cader della notte
e si ferma alla tua porta
ma al mattino non ha tempo
per esplorare la spiaggia della pavoncella
è come l’assenza – enamor Thee –
Tho’ the Divinity –
Be only
Me –
12
il cielo sarà vuoto
l’immensa tasca dell’eterno derubata
non ci sarà
albero
le radici sono estirpate
non ci incontreremo
perché i nostri periodi possono dormire
come stelle che cadono anonime
As Stars that drop anonymous
From an abundant sky
Nadiella Campana è Nadia
Campana, che, nel 1983, per Feltrinelli, tradusse Le stanze d’alabastro, 27 poesie, contenute, ora, in: Emily
Dickinson, Tutte le Poesie, a cura di
Marisa Bulgheroni, I Meridiani Mondadori 1997. Nadiella, ora. Nadiella, anche
nel 1979, quando la conobbi, era Nadiella per gli amici, Nadiella per le
amiche, le compagne di studi a Bologna, Nadiella per i familiari a Cesena.
Ed è Nadiella anche all’anagrafe
della città della Biblioteca Malatestiana ricordata nei Canti Pisani di Ezra Pound (nel Canto LXXIV, per il “joli quart
d’heure” di Lucrezia Borgia).
Fui io a chiamare, Nadiella,
NADIA, nel 1979, quella primavera, da quando la conobbi a Milano al Club Turati
per quel convegno di poeti organizzato
da Conte, Viviani e Kemeny .
Nadiella si fece così “NADIA”
che, quando mi fece un testo per il numero 0 di Uh, rivista di scritture polimateriche, che avevo in animo di fare,
lo firmò con il solo nome “NADIA”: le avevo chiesto un testo sul film di Nagisa
Oshima che tanto rumore aveva fatto in quel tempo, L’Empire des sens, vuoi in virtù dei suoi interessi e della sua
competenza, vuoi, perché quando ci conoscemmo, dovetti accompagnarla in
questura in via Fatabenefratelli a denunciare la perdita, o il furto, dei suoi documenti
avvenuta in un cinema in via Torino.
Così si spiega anche
l’apparizione nella Stimmung di
“Sada”, la protagonista del film ambientato nella Tokyo del 1936, dovuta a
quella sequenza, più che a un fotogramma, in cui, per me, c’è il vero incantesimo-punctum del film di Nagisa
Oshima. Esattamente a partire, secondo più secondo meno, dal 16° minuto del
film. E che dura verosimilmente quanto un atto reale: 66 secondi.
Nadia firmò: “Da Lolou Brooks a
Sada: il profumo glaciale del Vaso di Pandora”(leggilo su gaudia 2.0).
Uh, nemmeno come numero zero, non uscì.
Nadiella Campana, lo seppi almeno
due anni dopo il fatto, morì suicida nel 1985; all’anagrafe di Cesena, la data
indicata è il 10 giugno.
A 19 anni dalla morte, un ciclo
lunare di Metone, e a 50 anni dalla nascita, avvenuta l’11 ottobre 1954,
ripercorrendo le 27 poesie di Alabaster
Chambers di Emily Dickinson, ho sentito finalmente la forza di ricordarla,
anche perché non è poi vero che “Solenni vanno gli anni, di sopra, in curva
schiera”, come assicura la Dickinson nella 216 del 1861 (“Grand go the Years e
– in the Crescent –above them –”), o forse perché ho sentito di “dividere la
luce”: – Divide Light if you dare – (cfr. 854) o di forzare la fiamma: Force
Flame.
Nadiella aveva tradotto così la
prima quartina della 853 :
Quando si abbandona la vita
sembra facile separarsi da tutto
come quando il giorno
lascia andare l’Occidente[1].
“Via Torino”, per il cinema dove perse i
documenti, la sua carta d’identità, io l’ho sempre sentita ed è ad Occidente,
as when Day lets go Entirely the West, verso Torino, da dove, appunto, venivo
senza sapere che avrei visto la claritate
con cui Nadiella faceva tremare l’“âre”.
Chi è questa che ven, ch’ogn’om la mira
che fa tremar di claritate l’âre?
Ma questo è Cavalcanti [2].
Oppure è anche Pound, a cui, nel Canto LXXVI, compare all’improvviso “qui nella
mia stanza” Ixotta che fu chiamata Primavera, come se fosse Giovanna, la donna
di Guido Cavalcanti, che veniva soprannominata “Monna Primavera”[3]. E
con quella claritate primaverile, l’estate, her Summer, non avrebbe mai potuto
interrompersi:
Twas here my summer
paused
What ripeness after
then
To other
scene or other soul
My sentence had begun.
To winter to remove
With winter to abide
Go manacle your icicle
Against your Tropic Bride
è
la 1756 che Nadiella tradusse così:
Qui la mia estate si interruppe.
Che maturità dopo
ad un’altra scena, un’altra anima…
la mia condanna è in atto:
trasferirsi nell’inverno,
con l’inverno abitare-
vai-incatena il tuo ghiacciolo
alla tua sposa tropicale
Sta in questa ragione astronomica
delle stagioni, o nelle differenze tra longitudine e latitudine, la temporalità
dell’amore. Come scrisse nel 1979 Nadiella, nel testo su L’Empire des sens di Nagisa Oshima: “Mentre l’amore si nutre della
gelosia di Copernico unico vero rivale”.
Mentre l’amore, l’estate si
interruppe.
Ma non con la claritate
primaverile, con la “scuritate, la qual da Marte vede e fa demora”[4]. And
the sun high over horizon hidden in cloud bank / lit saffron the cloud ridge[5]:
Pound, Canto LXXVI, quello in cui Monna Primavera gli comparve all’improvviso,
“nell’aria vuota di tempo”, nella sua stanza, his chamber. Alabaster?
[1] “When One has given up One’s life
The
parting with the rest
Feels easy, as when Day lets go
Entirely
the West”.
[2] Appunto.
Cfr. Guido Cavalcanti, Sonetto IV.
[3] Cfr. il
Canto LXXVI, nei Canti pisani:
“Dirce et Ixotta e che fu
chiamata Primavera
nell’aria vuota di tempo
che compaiono all’improvviso
qui nella mia stanza”.
[4] Cfr.
Guido Cavalcanti, Donna mi prega:
“In quella parte dove sta
memora
prendo suo stato, sì formato come
diaffan da lome, d’una scuritate
la qual da Marte vene e fa demora”.
[5] “E il
sole alto sull’orizzonte nascosto in un banco di nuvole
accendeva di zafferano l’orlo delle
nuvole”: nella traduzione di Alfredo Rizzardi, cfr. Canti Pisani, Guanda 1953; Garzanti 1977; Feltrinelli 1980;
Corriere della Sera 2004.
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