- di Mario Grasso
1)
Matteo Salvini ha parlato di “tripode”, riferendosi alle opposizioni riunite
contro il nuovo governo. Avrebbe potuto essere più esplicito dicendo “Triplice
alleanza”, se non altro l’allusività avrebbe avuto odore di storia. e con
il vantaggio di poter adombrare la meno remota e disastrosa triplice
Roma-Berlino-Tokio, finita con un cadavere a testa in giù a Piazzale Loreto, un
suicidio al cianuro, e il delicatissimo esperimento di Zio Sam su Hiroshima e
Nagasaki. Ma la storia non è il forte di tutti, malgrado essa se assunta a
piccole dosi, qualche caso di malaria potrebbe renderlo meno tragico alle
pacifiche rane del terreno fangoso dove Fedro fa scontrare i bisonti – o
buoi che siano stati – che con i loro zoccoli calpestando durante il combattimento
il suolo uccidevano le miserabili creature nate per gracidare. Insomma, volenti
o nolenti (l’ignoranza del significato di un simbolo può solo far di aperitivo)
le opposizioni al governo Gentiloni appena nato, si sono votate al mito, per
bocca di un cap’intesta come oramai può essere classificato il Salvini leghista
tripodista di piombo. Tra mito e simbolo è stato Efesto l’incontrastato
fabbricatore di tripodi, e gli capitava di fabbricarne dotati del potere di
raggiungere autonomamente l’Olimpo, residenza degli déi, e tornare indietro
dopo essere stati utili nelle operazioni, quella volta, di fare scaldare acqua
e versare vino destinato ai banchetti quotidiani, appunto, della corte di
Giove. Anche se non si può escludere che l’ineffabile Salvini risorsiere
della genialità politica italiana, non abbia inteso di riferirsi al
tripode caro alla Pitia di Delfi, la quale profetizzava standovi seduta sopra,
ricevendo, tramite il sedére le imbeccate di Apollo che a sua volta sostava
metallizzato nel prodigioso tripode. E da una persona d’alta cultura come il
cap’intesta leghista, non è che ci si debba aspettare di meno. Una occasione
che non ci fa resistere alla tentazione di riportare una nostra traduzione del
XVIII Canto dell’Iliade omerica, per potere immaginare che questa volta non sia
Teti a essere andata a trovare Efesto nella sua officina, ma il nostro Salvini
in persona, anche se noi qui ripeteremo la versione omerica con Teti: “E Teti
dai piedi di splendente argento bussò alla dimora di Efesto incastonata fin
dall’eternità tra le stelle, fabbrica indistruttibile diversa dalle dimore dei
mortali perché tutta di bronzo, costruita dallo stesso dio zoppo. Il quale
venne sorpreso in grande fatica mentre accudiva a mantici e fuochi
aizzati a ultimare la forgiatura di ben venti tripodi in una sola infornata,
appena pronti li avrebbe collocati appendendoli alle pareti della
sontuosa e solida abitazione, frattanto che s’adoperava a munire ciascun
tripode di ruote d’oro capaci di portarli (i tripodi NdT) fino all’Olimpo alle
riunioni divine e una volta utilizzati tornare sempre autonomi nella dimora da
cui erano partiti, stupenda dimostrazione divina”(…)”. Con altre parole, ma
senza alterare l’intenzione di descrivere fedelmente, Omero ci voleva far
capire che sì i Tripodi con la maiuscola erano strumenti divini ma
necessitavano dell’essere muniti di piedi perché potessero dimostrare la loro
divina potenza di andare per il tempo del servizio agli déi e tornare da
Efesto.
2) Aveva compito novantasei anni e si era meritato
l’alias di “La Vecchia di Siracusa” negli anni della tirannide di Dionisio.
Attiva e abile nel badare a se stessa veniva per affetto e rispetto coccolata
da tutta la vicinanza, oltre che dalle visite di ammiratori ed estimatori. I
quali tutti non potevano ignorare la quotidiana pratica di fede che la Vecchia,
appunto, dedicava esclusivamente alla invocazione di buona salute e piena
efficienza per Dionisio . Prova ne erano le scuse che lei chiedeva ai
visitatori, adducendo di dovere sospendere ogni udienza per isolarsi in un extra omnes ante litteram al fine di potere
pregare per la salute del tiranno Dionisio. Questi venne informato della
devozione della Vecchia e da buon tiranno non esitò a ordinare che gli venisse
portata a cospetto, incuriosito dal fatto a lui stesso ben noto, che in una
Siracusa dove tutti pregavano per la sua morte ci fosse una Vecchia che, al
contrario, non cessava di raccomandare ai poteri divini il mantenimento in
buona salute di colui tanto da tutti odiato. Chissà cosa aveva immaginato
Dioniso, per risposta. Ma non doveva attendere per molto. Nella stessa giornata
la Vecchia gli era stata portata davanti e alla domanda: “Perché ti ostini a
pregare per la mia salute?” si ebbe questa risposta: “Quando ero bambina mi
insegnarono a pregare per la morte di tuo nonno, perché tiranno ingiusto
e feroce. Morì tuo nonno e gli successe tuo padre che si dimostrò molto più
cattivo, ingiusto e violento di tuo nonno, per cui tutti e anche io pregavamo
per la sua morte. Morto tuo padre sei arrivato tu che sei più cinico, feroce,
violento e malfattore di tuo padre e di tuo nonno insieme. Ed ecco la mia
preghiera,perché tu possa vivere sano affinché non giunga un erede peggiore di
tutta la tua stirpe messa insieme”.
3) Il volo di ricognizione di cui si
è occupato quasi un secolo fa Alberto Salustri (Trilussa) relazionandone in
romanesco, ci è venuto spontaneo copiarlo per poterne osservare e
meditarne le differenze rispetto alla più recente mappatura di stati d’animo e
di fatti propri dei nostri giorni e anni: “Però l’Italia a quello che ho
sentito / è più forte e più grande / questo è vero. Ma l’italiano si è
rimpicciolito / alliscia il rosso e si strofina al nero / come se andasse in
cerca di un partito / tra il padreterno e il libero pensiero: / non c’è più
lealtà non c’è più stima / l’ideale politico è un pretesto / per poter cacciar
via chi c’era prima / e ogni tinta è buona in quanto al resto / ognuno cerca
d’arrivar più presto / ognuno cerca d’arrivar più in cima”. Che
bello, però, che bellezza, - sembrano parole e concetti conservati sotto sale,
quella volta, tuttavia fresche come rose appena prelevate dal roseto per fare
giungere, che so? Lo dica lei, signor Lettore…