La terza
linea d’azione del poeta.
La Stimmung
di Marisa Aino con Mara Cini, Per amore
della pittura │©1986│
1
La
terza linea d’azione non è questa
il
quadro dove il poeta: che sta pensando?
in
quello spazio curvo e spalancato
dei
verbi in –go dove
rimango
o semmai vengo
sembra
che stia venendo
la
notte e allora bisognerà
costruire
uno strumento di luce
chiusa
nei libri la sua linea saturnina
se
non quella solare in varie
posture
la notte viene e in quel
colore
così grigio o lilla lui ne gode
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Più
tardi penserà agli alberi
gli
aranci e anche i gelsi, i fichi,
i
nespoli intanto che altre ricostruzioni
dell’universo
non abbiano
quegli
animali della 22^ rivoluzione
solare
che non è ancora arrivata
se
guardate attentamente il poeta
né
ci sono i conigli della promessa
suocera
nella storia dell’arte che
ci
stanno a fare le chiese e non c’è
la
pelle della madonna dei palafrenieri
tu
pensa alla madonna dei calzolai
sarà
stata feticista per via della pulsione
che
Szondi mise in catalogo con misure
credibili
per via dell’erotismo sadico
la
nominò pulsione “s”, tra tecnica
e
pederastia, umanesimo di stato
e
macelleria della maffia
3
Si
vede il poeta innamorato
tanto
più si vede
passandogli
vicino
in
quella dimora selvatica
fosse
stata solo per un’estate
bendata
della giovinezza
su
un sedile non è per niente
spensierato
per giunta senza
l’indirizzo
in tasca con quel
maglioncino
a coste lievi
e
l’erba in campagna dov’era
venuto
in quella stessa primavera
una
specie di staffetta con le
pugnette
sul calendario c’erano
queste
notizie accanto agli
esercizi
e alle posture nella
battaglia
dei Gesuiti che fece
prima
della 22^ rivoluzione solare
4
Nel
quadro in cui è chi ci dice
che
non fosse un pittore per quei
capelli
e il capo, il naso anche
se
non le mani psichiche
sei
tu questo le disse il suo
amore
che ti muovi senza
approcci
e verifiche
occupi lo spazio le memorie
evacuate
le letizie linfatiche
in
questa casa c’è un’altra
strada
rialza gli occhi e mi rivedi
per
come ti terrò dentro giallo
e
banana, solo artisti e segreti
posso
prendere in mano
solo
di passaggio e col maltempo
poi
se arriva il sole in modo
diverso
noi due in questo delizioso
romanzo
che a guardarti così
come
ti si inquadra adesso
tu
dici che potrà chiamarsi gaudio?
5
Una
domenica pomeriggio
l’estate che verrà starai
a
guardare quelle cinque bagnanti
con
tanto di culo e cappello
e
il nageur saturo d’azzurrità
la
nozione che dal rosso al viola
vara
cornici come zattere
e
poi tu che ami le pietre le guardi
con
la tua pulsione uretrale al meridiano
nel
maillot de bain grigio
6
Stai
seduto come se stessi
guardando
un quadro di Segantini
in
questa cucina che sarebbe
stato
meglio a starcene nel baglio dei nonni
quella
donna come una spigolatrice
di
Millet e già ti vedo dentro la mistica
teoria
di Dalí a calcolare il bioritmo
delle
pugnette, non ci sono rami
sul
muro, una dorsale energetica
dove
vuoi che sia ammesso che
ci
fosse stato almeno un calendario
sull’altro
versante della terra
che,
di sera, in bianco e nero,
è
quasi perfetta per quei colori
visti
sul lungomare, con una
spruzzata
di sperma azzurro
e
piscio arancio
7
Nel
tuo frigo non c’è un merlo
forse
quel pettirosso, robin,
senza
testa nella tagliola che
avevi
messo ragazzo, torta
e
inchiostri manco a parlarne
né
una bibita per sentito dire
che
a berla si parla in blu
e
un liquore giallo con le polverine
che
sai come mi farà pisciare
se
ti alzi un po’ e ci mettiamo
alla
finestra, là sotto c’è la fontana
e
il casello ferroviario 107
c’è
un uomo che mentre beve
si
sta masturbando o forse starà
lavando
quel pesce per farselo
fare
impanato e fritto, ma dài, alzati,
vieni
a vedere: hai visto mai uno
che
lava il pesce e non lo porta a casa
incartato
nei giornali, l’aria è viola,adesso,
tirati
su e chiedigli cosa mangerà stasera
a
quello che sta alla fontana col pesce in mano!
│A V.S.Gaudio, che
è per lui che mi è venuta questa Stimmung
con Mara Cini, non certo per amore della pittura ma semplicemente perché di
che colore vuoi che sia il nostro amore se non color lillà che aveva in quella
foto là e quell’altro lillà quando avevo quella maglia allà│La photo con V.S.
Gaudio è di Marisa Aino © 1970│
Nello stesso giorno, Marisa Aino
e V.S. Gaudio, che, si vede, che sono un po’ incazzati ognuno per sé e per l’altro;
però, anche in questa foto si sente che, sotto, c’era ancora il baglio dei
nonni, e il nonno del poeta aveva portato dalle Americhe un grosso bagaglio che
manco Alessandro Magno quando portò in Grecia il pappagallo trovato nell’India,
da cui l’archetipo-sostantivo della bisaccia triplicata. Ogni tanto, narrò il
nonno al piccolo poeta, sulla nave che lo riportava in Italia nella rotta degli
Ivancich: “Attenti al pappagallo”, anche in inglese, così: “Attention at Parrot”!
La sera bivaccavano sul ponte e il primo pensiero del grande nonno era: “Avete sistemato
in modo conforme il pappagallo?”. Da zi Vicìnz ‘i Parrot catturato in
Amazzonia, dicono i nipoti che aveva fatto studiare presso i Gesuiti. Quando lo
diceva ai compagni di avventura che se lo sarebbe portato nella Magna Grecia, e
che gli avrebbe insegnato il greco, e anche il latino, chi sa che mandi a
memoria tutti i carmi priapei, così quando mio nipote(il poeta) da grande
conoscerà Mario Ramous gli raccomanderà la traduzione del Parrot 'i Gaudio. Negli
ultimi anni, si narra che il nonno confidò al poeta della Beat Generation: “Sentivo
dire da terzi che i pappagalli fanno cose sorprendenti; ma, Enzu’, questo Parrot
del Gaz che ho portato dal Sud America, o è l’aria o è il contesto del Caffaro,
qui, non ne volle mai sapere, non era mai il giorno adatto, nemmeno per fare
una canzoncina che, come minimo, gli avrebbero dato il Nobel per la Letteratura
o la Medicina, per via del suo omonimo francese. Che ti devo dire? Non sono mai
riuscito a vedere o a sentire, per via dell’orecchio e dell’Annunciazione, le
cose straordinarie che quei contaballe in sud America mi raccontavano: vedrai,
Vicente, questo come apre il becco, se te lo porti in Magna Grecia tu che sei Gaudio sai dove
se lo ficca Freud!”