Il poeta
di poca lenzasicca e quella
ragazza con la ‘ndrappa verde e la doppia opposizione del carattere
sentimentale &
In memoria della Biblioteca Civica di
Cosenza
In quella Biblioteca Civica di Santa
Chiara nella stanza posta per la lettura degli utenti, entrai quella volta che
gli anni Settanta erano appena finiti, per incominciare a scrivere un libro.
Ero il poeta degli Scalzacani, due anni prima avevo pubblicato nei Quaderni
della Felice, la collana di poesia di Guanda, diretta da Giovanni Raboni; il
poeta che appena l’anno prima aveva conosciuto a Milano al Club Turati Nadiella
Campana, che qualche anno dopo avrebbe tradotto Emily Dickinson per Feltrinelli
e poi si sarebbe suicidata, e la nipote di Carlo Donat Cattin, che era nata a
Milano in un freddo dicembre, che è il mese di quella luce particolare di cui
scriveva la Dickinson, e che a Torino lavorava alla Biblioteca Nazionale
Universitaria e giocava a tennis.
In quella sala di lettura consultai molti
libri scritti dagli psicologi della cosiddetta caratterologia francese, quella di Heymans e Le Senne, ma anche di
Berger , Paul Griéger, Maistriaux, Caille e Mucchielli [i]. Avevo un contratto con il
gruppo editoriale Fabbri Bompiani Sonzogno Etas per un libro dal titolo
provvisorio Manuale di Astrologia
Caratterologica, il direttore editoriale che aveva firmato il contratto era Vittorio Di Giuro, ancora un altro traduttore
e dovevo consegnare il dattiloscritto per la fine di ottobre del 1980, c’era
poco tempo ormai, non potevo non mettermi al lavoro e quindi presi questi e
forse altri libri in prestito alla Biblioteca Civica di Cosenza, non c’era
tempo per tornare a Torino e lì consultare altri libri presso la mia abituale
Biblioteca di referenza, la fenomenale Civica, se non quella dove lavorava la
D.C. quando non faceva tennis.
Mi rendevo conto che ero un poeta non
religioso, e che leggevo filosofia, e anche linguistica, che capivo benissimo.
Non avevo nessun impiego di concetto, grazie a Dio e al mio talento, e quindi
avrei potuto starmene nella Biblioteca Civica di Cosenza notte e giorno per
mesi interi. Del libro da fare, in effetti, non è che me ne fregasse tanto; se
uscivi dalla Biblioteca, c’era quella bella Piazza XV Marzo che, nonostante l’ingombro
del Palazzo della Prefettura, stava tra divagazione e meditazione e, strano a
dirsi, avresti potuto parlare d’amore senza aprire il vocabolario, anzi eri
proprio dentro il piacere fourierista, anche se l’era dell’edonismo reaganiano
era appena cominciata, io ero ancora dentro l’eudemonismo radicale, la felicità
positiva di Fourier fatta tutta di sensualità orale: difatti, l’aria della sala
di lettura in quella Biblioteca di Santa Chiara era pregna dei ritagli del
piacere fourierista: in quella comodità, non c’è nessuna metonimia, il piacere
è quello che è, nient’altro, non c’entra il libro, forse la seggiola o la
panca, e quell’aria da orgia di museo, o, forse, quell’altra aria di effrazione
che c’è nei libri di Colin Wilson, che li trovavi, quelli tradotti da Lerici,
tutti nelle librerie Remainders a prezzi stracciati, a Torino. L’esposizione
semplice del desiderabile, c’era quel giorno quella ragazza, accanto alle
altre, e non è detto che fosse al di sopra o al di sotto di esse, che nella
bolla della benevolenza generale, per delicatezza, se fosse stato amore, tra
gioco e teatro, anche per via del Teatro
Rendano, posto là fuori in bell’evidenza, anche per l’ombra che offre, e dunque
il piacere non ha misura, non è soggetto a quantificazione, il sentimento
stesso dipende dal piacere: quella ragazza era un po’ come se fosse la cugina
di Furgiulia Cutticchjùna, che, anni dopo, sarebbe stata alla base della morte
della letteratura, in quel di Praga per via della mia Lebenswelt con Bohumil
Hrabal[ii], in cui ci sarebbe stato
l’asino che per non morire di fame avrebbe mangiato tutti i libri della
biblioteca del suo padrone e lei la Caggiurra di Praha[iii], come Fourier, è
soprattutto contro tutti i Filosofi e contro tutte le Biblioteche, perché è
come l’Unico, da cui deriva il carattere incendiario del piacere, quella
ragazza aveva, senza che io ancora ne avessi formalizzato l’esistenza, il bagliore didonico o, per restare nell’ambito
del Domestico fourierista, il bagliore ainico: cazzo, ero lì in quella
Biblioteca Civica di Cosenza quel giorno, a quell’ora, e, senza che ne fossi
cosciente, stavo già studiando l’ Utopia
domestica!
Dissi alla ragazza: lo sai che Giacomo
Casanova, quel fottuto veneziano, un po’ come me d’altronde, scrisse nelle sue
Memorie quando passò per Cosenza che Dio se son brutti questi Brutii! E lei a
ridere, dentro quella linea del sentimento,
che parte dal podice, per via della carne del tergo, ed è di volta in volta
espressa sia con il bagliore ainico
che è tra la zona media e la zona inferiore del viso: dove appare la tenerezza,
anche per via della morfologia del naso, e il desiderio di espansione, tra
collo, muscoli masticatori, lobo dell’orecchio e bocca. Aveva quell’aria della
Caggiurra di Praha, lì a Cosenza, nella Biblioteca di Santa Chiara, in cui
passava l’opposizione del carattere Sentimentale
e del carattere Apatico e, poi, forse
quando uscimmo, già in piazza, l’opposizione era quella del carattere Sentimentale, siamo nella caratterologia
francese, e del carattere Nervoso,
che è composto dai fattori Emotività,
Non-attività e Primarietà: quando c’è questa combinatoria, anche in Civiltà, come significante somatico hai il movimento,
l’allure e il podice di Sonia Braga in Dona
Flor e seus dois maridos, il culo
della sospensione del tempo, avevo già scritto trattando l’attrice
brasiliana in un mio oggetto d’amore per “Fermenti”, la rivista di critica del
costume edita a Roma da Velio Carratoni[iv].
Per queste analisi morfologiche, mi disse,
poi quando ci sedemmo all’ombra del Rendano, là fuori, sui gradini, ti avvali
della caratterologia francese e della dottrina delle costituzioni umane, o sei
semplicemente, come lo sei, un sibarita che tra ars minor, compendio, e ars
major, sviluppo, fai la catalogazione dei tuoi oggetti d’amore?
Non so cosa le risposi, io ricordo poco o
niente di quello che ho detto o che è stato detto, anche di quello che ho
scritto o è stato scritto, lei non aveva di certo un completo da fatica, la
casacca e i pantaloni grigi, ricordo però che facemmo questo gioco:
se volessi parlarmi con un tuo linguaggio
profondo,
questo cazzo di naso che hai, qual è la
parola? “Sampògnā”;
questi calzoni bianchi che indossi? “Bballusi
jāncusi”;
la camicia verde tesa? “‘ndrappa”;
solo ‘ndrappa? “Sulu ‘ndrappa”!
e lo spirito? :“Tuo?”
No. Lo spirito tuo… “Cianciarusu”;
e sedere? “Trunānte”;
e stare qui fino a stasera? “Fare stàfice
fino acc’ambrunìja”;
e l’asino che mangiò la letteratura? “’u marmuru
chi sgranò ‘a littiratūrā!”;
e tua cugina Furgiulia Cuticchjùna? “Senza
‘ndrappe?”;
con l’orologio…:”cuncutrillu”;
dammi la mano…:”strangélla”;
e mammelle? “Cibbèrne”…e, guardandomi
sorniona: maiale sibarita potrebbe fare: “dercu i sìbbāri”;
lingua? “Serpentina”.
Sei una normolinea mesomorfa, le dissi, cambiando lingua, e hai un indice del pondus alto: “per via di che cosa?”:
il pondus? Della costanza e della fermezza,
e della lingua ammaŝcata[v],
e i vestiboli aperti, sei polisemica
e ambigua, ma anche iconica, un po’ come Daniela Poggi per
via del suo culo comprensivo e prosaico.[vi]
Tutto questo, disse al poeta, quando stava
per calare la ‘mbruna, lo metterai in questo tuo libro che stai scrivendo?
Non so quanto potrebbe essere lungo allora
il libro, le risposi, per via della passione,
non solo come carattere ma anche come mania e gusto e unità irriducibile della
combinatoria fourierista: la passione è
naturale, ed è netta, ed è felice, non è
la forma esaltata del sentimento, e
la mania che è l’unità con cui si
determina l’attrazione, dentro un numero,
in questo giorno che è venuto su dalla Biblioteca Civica di Cosenza nella
chiesa di Santa Chiara, fino a raggiungere l’anima
integrale, corpo su corpo, mania su mania, passione su mania, corpo di 1620
caratteri[vii].
Per esempio, se moltiplico il tuo indice del pondus per l’indice costituzionale, e così facendo moltiplico quell’opposizione tra carattere sentimentale e carattere apatico da un lato e tra carattere sentimentale e carattere nervoso dall’altro, e poi divido per 810 che cosa resta di te[viii]? In tutte quelle pagine del libro che sto andando a scrivere?E che non farò mai pubblicare in modo che tu non ne possa rinvenire copia in questa Biblioteca Civica di Cosenza, di cui ringrazio il direttore nella pagina dietro il frontespizio │© 1980 èSi ringrazia il direttore e il personale della Biblioteca Civica di Cosenza, e Marisa G. Aino, per la preziosa collaborazione offerta│, e quella picciune i mineca che quando la salutai in piazza Fera, che era giusto così, le dissi, per via della fera che è l’allegra, chi più di V.S.Gaudio? Mi rispose che di riguardo ne hai, non c’è dubbio, ma manchi un po’ a Lenzasicca.[ix] │! v.s.gaudio
[i] G.Berger, Traité pratique d’analyse du caractère,
Paris 1950; E. Caille, Caratteri e
scritture, Trad.it. Sei, Torino 1961; P.Griéger, Lo studio pratico del carattere, trad.it. Sei, Torino 1968 ;
R.Le Senne, Trattato di caratterologia,
trad.it.Sei Torino 1960; R.Maistriaux, L’étude
des caractères, Paris 1948; R.Mucchielli, Carattere e Fisionomia, trad.it. Sei, Torino 1961.
[iv]
Leggilo anche in: V.S.Gaudio, Oggetti d’amore.
Somatologia dell’immagine e del sex-appeal, Bootleg Scipioni, Viterbo
1998:pag.23.
[v]
Cfr. Dizionario
Ammaŝcante-Italiano,
in: John Trumper, Una lingua nascosta,
Rubbettino, Soveria Mannelli 1992.
[vi]
Cfr. V.S.Gaudio, Daniela Poggi, lo stacco di continuità del culo
comprensivo e prosaico, in: Idem, Oggetti
d’amore, ed.bootleg cit.: pag.50.
[viii] Posto che fosse il suo
indice costituzionale di normolinea
mesomorfa pari a 54.5 e, correlativamente per peso e morfologia, l’indice
del pondus pari a 16, avremmo 872, che, diviso per 810, la parte individuale
dei 1620 caratteri dell’anima integrale di Fourier, darebbe 1.076, il numero
che, come oggetto “a”, quando apparirà al meridiano del poeta, potrà ricostituire
il dettaglio adorabile di quella ragazza incontrata quel giorno alla Biblioteca
Ciivica di Cosenza, che forse era la cugina di Furgiulia Cuticchjùna. L’immaginazione
del particolare è per questo alla base dell’ Utopia domestica, che, per la sfumatura
e la giustezza, combina passioni ed
enumerazioni nella lingua di cui quella ragazza era solo una parola, per se stessa,
e un’altra parola per il poeta. O mantice,
o trunante, da una parte; ma anche pinzùne, puntillu, come strumento per il (-Phi) del poeta. Marsianu,
dall’altra, o forse semplicemente sèlla,
sedia, per come stava seduta in Biblioteca o sulle scale del Teatro Rendano.
[ix]
Riguardo starebbe per sole, e lenzasicca per sale. Picciune equivale a piccolo, piccola; minèca è donna. Per ragazza, anche come
studentessa, in stato di apprendista, il termine più congeniale sarebbe “ciottèlla”.
!
Appendice
Scheda di Marilyn Monroe
per quella ragazza con i bballusi bianchi,
un po’ come quelli dell’attrice.
Dal testo redatto
per il Manuale di Astrologia Caratterologica, qui di seguito la scheda riguardante
Marilyn Monroe, in dono a quella ragazza che indossava i Bballusi jāncusi, come questi indossati dall’attrice suicida, come la mia
amica traduttrice di Emily Dickinson.
Marilyn Monroe
1953 photo Alfred Eisenstaedt
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MARILYN MONROE
Morfologia del viso e correlazioni astrologiche
Piano superiore
Fronte media. Le sopracciglia sono situate in alto e sono distanziate l’una dall’altra, gli occhi sono grandi e mediamente spaziati, le tempia sono un po’ cave.
Piano medio
Il profilo non è obliquo, ma raddrizzato. Il viso è normalmente dilatato. Il diametro bi-malare è importante. Le gote sono in rilievo: cfr. Giove in VII e Venere al Medio Cielo. Il naso è carnoso e le sue ali sono marcate: Mercurio-Sole e Venere al Medio Cielo.
Piano inferiore
Muscoli masticatori sviluppati(=Venere al M.C.). Diametro bi-goniaco meno grande degli altri(=congiunzione Mercurio-Sole e Nettuno in I). Il mento non è rotondo. La bocca è molto carnosa ed è larga: Luna e Giove in VII(congiunto alla cuspide della VIII) e Mercurio-Sole in XI.
Risultante caratterologica
C’è equilibrio in tutti e tre i piani del viso. Il mento, la bocca e gli occhi sono di tipo stenico. I tratti, più che essere fini, simulano la fierezza. Quindi, l’emotività è simulata, recitata, messa in atto a seconda delle occasioni e dell’ambiente.
La preponderanza delle gote e della bocca fa sì che ci sia una sorta di omologia primaria dovuta all’effetto-Giove.
L’effetto-Giove rende assai plastica la vita di relazione: il soggetto ricerca la compagnia e moltiplica i propri amici. Ha un senso di “accoglienza” assai intenso. Ma questo senso di “accoglienza” serve per il desiderio di sensazioni del soggetto: difatti, il piano inferiore sottolinea un desiderio di espansione e di appropriazione che fa capo a una Avidità psico-organica estremamente primaria, immediata, concreta. La sua sensibilità è viva nel campo delle tendenze affettive e facilmente eccitata da tutto ciò che risveglia l’emozione tenera.
Euforica(=larghezza di Venere e effetto-Giove), espansiva, Marilyn ha una intelligenza tutta impregnata di sentimento(intelligenza concreta con forte espansione affettiva): il “cuore” impone sempre le sue ragioni. Superficiale nei giudizi, non giunge che difficilmente alle nozioni astratte. I fatti sono percepiti nel loro valore concreto e immediato e nel loro rapporto con l’affettività. L’attenzione è limitata, capricciosa, segue le vicissitudini dei sentimenti(Larghezza-Espansione affettiva-non /Attività: cfr. Giove in VII/VIII e Venere al M.C. con Sole-Mercurio nei Gemelli in XI).
La memoria è pronta e buona, ed eccelle nel richiamo dei fatti. Questo carattere è poco padrone di sé: il trasporto affettivo, il contagio dei sentimenti sono tra i moventi direttivi della condotta. Non c’è nessuna volontà riflessiva(nA-Primarietà). Troppo pigra per essere intraprendente. Desiderosa di piacere e di sedurre(=Venere al M.C.; Luna in VII in opposizione con Nettuno/Parte araba A), ha bisogno della società(=Giove in VII e Mercurio in XI). Ama la bellezza delle forme, è generosa e civettuola. Ha orrore del mistero e della solitudine. Ama ricevere.
A tavola, ama i servizi delicati, i dolci e le creme, i liquori e ogni tipo di eccitante(=Nettuno in casa I in opposizione con Giove).
Tipo NERVOSO SUPER-PLASTICO, con Larghezza del Campo di Coscienza di tipo pratico e utilitarista: è un tipo di carattere cui riesce facile qualsiasi trasformazione, ama la mistificazione e l’artificioso(cfr. opposizione tra Nettuno e Giove), ama passare per ciò che non è e simulare i propri sentimenti. Ama il travestimento in senso lato: abbastanza calcolatrice, la sua agilità è spesso un mezzo per ottenere ciò che vuole.
│da: V.S. Gaudio □ Manuale di Astrologia Caratterologica © 1980 ░