Psicologia transazionale di Maria del Rosario▐ Una storia fallica del XVI secolo a Cosenza di V.S.Gaudio
Il G-A-B di Maria del Rosario e l’Unicorno dell’ Arcangelo Gabriele│
│In memoria della Biblioteca Civica di Cosenza |
Il
gioco della “Violenza Carnale” angelico nel 1500 e telefonico nel 2000
La cover del dattiloscritto originale di V.S.Gaudio |
Il diavolo, che incarna il peccato capitale della lussuria, appare al buon prete, così prodigo nell’assistere nomadi e profughi di passaggio al confine nel 1995, con il corpo di una zingara, impossibile Stimmung fra angelo decaduto e donna-strega edotta sugli incantesimi e l’uso magico e occulto della seduzione. La possessione demoniaca, che, per patti misteriosi e immondi, comprende la sfrontata lascivia e il guadagno illecito. Nel XVI secolo, nella città di Cosenza, un altro “diavolo tentatore” trovò concreta sostanza corporea ancora in una fanciulla sedicenne. Narra la storia che i reduci della conquista di Tunisi, al seguito dell’imperatore Carlo V, furono accolti, nel 1539, con tutto il fasto possibile nel Palazzo del Sindaco dei Nobili. Un dignitario dell’imperatore, l’eccellentissimo Mendoza, alfiere dell’armata, circuì, durante il ballo, la figlia del sindaco Maria del Rosario, che finì col credere alle corbellerie del combattente, inviato a Cosenza, così turlupinò la fanciulla, in quanto occulto Arcangelo Gabriele per incontrarsi appositamente con lei. Insomma, prima dell’alba, Maria del Rosario si calò da una finestra del monastero delle Clarisse, si fece possedere e si fece riaccompagnare al monastero. Per la gravità dell’abbandono ai sensi e dell’abbandono dell’Arcangelo Gabriele(una volta che ebbe soddisfatti i suoi sensi) la giovine educanda si confidò disperata con la madre superiore, che, solerte protettrice delle virtù delle sue verginelle, riferì tutto al genitore, nonché Sindaco dei Nobili.
Anche allora fu la sedicenne il
destinatario dell’accusa e della pena, tanto che il Tribunale
dell’Inquisizione, presieduto dal suo stesso genitore, sentenziò la
“purificazione del fuoco”. L’Arcangelo Gabriele, intanto, si era lanciato in
altre imprese di possessione.
Usando l’Alfabeto della Rosa-Croce,
il numero personale di Maria del Rosario Sersale[i]
è il 2,
il numero della Luna. Anche una fanciulla moderna, appartenente al numero 2, è
caratterizzata da una certa inquieta curiosità che la porta a muoversi in ogni
senso e in ogni campo. La 2, quando è giovanissima, è talmente ingenua e anima
candida che bè la candidata numero uno a farsi prendere per il naso; insomma, è
evidente allora che la 2, del 1500, non può che essere quella sprovveduta
pollastrella che prende le altri parole per moneta corrente, una boccalona che
crede che l’alfiere Mendoza sia l’Arcangelo Gabriele, salvo, poi, avere qualche
dubbio, quando il candore si è fatto imprudenza, sull’identità e sulla reale
natura dello scettro, attributo tipico nell’alto Medio Evo dell’annunciatore
celeste. Che, poi, il padre faccia addirittura della minchioneria candida della
figlia una invasata diavolessa, è un atto di esagerazione, contenuto
integralmente nelle possibilità fatalistiche attribuite al numero 2: Mendoza la
impapocchia per impastocchiarla a dovere; Maria del Rosario, prima adescata e
poi circuita, presa nella rete, è letteralmente trombata. Tanto ha preso
lucciole per lanterne, Arcangelo per arcifanfano, che, a totale vessazione
inquisitoria, non può che essere tramutata ella stessa, prima, in spergiura
assatanata e, poi, in angelo delle tenebre, che pretende di far credere al
mondo di essere stata succube nientepopodimeno che dell’Arcangelo Gabriele!
Maledetta indemoniata, dopo essere
stata indiavolata, posseduta dal diavolo, vorrebbe far intendere che è stata
posseduta, quale ignominia, anche dall’Arcangelo Gabriele…
Lusmie, il “diavolo tentatore” del
prete, è una 4, che eccita ed eccede per far soldi[ii];
Maria del Rosario, il “diavolo tentatore” dell’alfiere, è una 2, che, eccitata
da una frottola, si concede “fantasticando” di possedere o di essere posseduta
dall’Arcangelo Gabriele. La 4 si fa diavolo tentatore, prima per l’elemosina e,
poi, per i fondi neri; la 2 si fa diavolo tentatore perché vive fuori dal
mondo. Una, ha un immaginario in cui le favole sono cazzate; l’altra acchiappa
nuvole e non si accorge che son cazzate. Così, per una che è nel mondo della
luna(che ha analogie con il mondo dell’acqua), non può che esserci la
“purificazione del fuoco”. Per certi versi, il destino di Maria del Rosario
Sersale è identico a quello del corsaro Khair-ed-Din, identici personaggi
dell’acqua e dell’allucinazione, esagerati consumatori dell’impossibile e
della meraviglia, “gnocca candida” lei, “minchione rapace” lui: la fanciulla,
che prende fuoco per una fesseria, viene avvampata per una prima e unica
chiavata; il pirata, dal pennacchio vivace, finisce incenerito dalla
figa-fiamma di Flavia Gaetani. Non si dimentichi che il Mendoza, che fece
l’Arcangelo Gabriele per Maria del Rosario, era reduce dalla conquista di
Tunisi, proprio a danno di Khair: potenza dell’armata imperiale di Carlo V, dei
suoi uomini e delle figlie dei suoi reggenti, che, ovunque vadano, incendiano
in modo scoppiettante e quasi spontaneo, prima e, poi, doloso, violento,
distruttivo. Diavoli, diavolesse succubi, corsari, turchi e navigatori!
Mendoza? da Dago, di Robin Wood e Salinas-Gomez, in “Lanciostory” n. 48- 1998 |
E’ interessante notare che il
comportamento sessuale di Mendoza, pur costituendosi come atti di piacere che
rientrano in campo agonistico e che mettono in gioco una strategia del momento
e dell’opportunità, non può avere, visti i tempi e le modalità operative,
quella perfetta padronanza di sé, in cui e con cui il soggetto controllerebbe
la misura e la quantità. Spieghiamoci. La temperanza, applicata al momento, non
può “misurare” la strategia della pratica sessuale: Mendoza infinocchia la
fanciulla per farsela. Quando si vuole possedere una fanciulla, non si
organizza la strategia degli atti sessuali, che avrebbe bisogno di una
relazione continua o, almeno, di atti ripetuti, quindi di quantità. Perciò, il
“momento”, simbolizzato, nel racconto-leggenda, della calata della corda, è il laccio che spiega la conquista come
abbindolamento. La corda lega ma può anche fungere da cappio, non a caso può
essere laccio ma anche capestro. La calata, poi, dà tutto il senso della
“discesa materiale”, e quindi “capestro dei sensi”. Fosse stato il vero
Arcangelo Gabriele ad attendere Maria del Rosario, si sarebbe dovuto parlare di
“alzata o tirata della corda”, perché gli angeli, i serafini, i cherubini, gli
spiriti celesti, gli arcangeli stanno in cielo. E non hanno il cazzo.
Il “momento” di rapina dell’alfiere
Mendoza è specchio della rapacità di Khair-ed-Din, ma l’ingordo corsaro è
maestro negli aphrodisia perché,
alla “dietetica del momento”, risponde con l’”erotica della quantità”. Peccato
che Flavia gli tolse la padronanza per ciò che attiene alla misura e
all’opportunità. D’altronde, quando il destino si compie, c’è sempre una regola
che vien meno o una sequenza omessa o non rispettata. L’alfiere affascinante,
che commutando la lancia in fallo, si tramuta in Arcangelo Gabriele per
liberare, scoprire e risvegliare Maria del Rosario, la “bella addormentata nel
convento”. E’ un eroe solare, che, in virtù della fantasticheria ascensionale(è
un Angelo), esalta il gigantesco. Non va tenuto nascosto il fatto che la trascendenza è sempre armata e che la sessualità maschia è il simbolo del
sentimento di potenza, virtù dei simboli diairetici, annessi al dinamismo
dell’alfiere, che coltiva i sentimenti della coscienza della sognatrice, che è
Maria del Rosario. La verticalità, scrive Gilbert Durand, unisce la
trascendenza e la virilità, nell’incontro a Palazzo dei Nobili a Cosenza
l’Arcangelo Gabriele e Mendoza, l’eroe che è simbolo di trascendenza, prima, e
di potenza, anche sessuale, dopo. La fanciulla vuole ascendere attraverso
l’imperatore, la potenza, lo scettro, la spada, il fallo. Appare evidente come
l’immaginario notturno di Maria del Rosario goda, per la viscosità mistica, dei
simboli diurni della struttura eroica di Mendoza. Tutta colma dello schema
verbale del “Confondere”, non s’avvede, la poverina, che quel fuoco spirituale, confuso col fuoco sessuale, non le farà riconoscere
quell’ambivalenza che è propria al fuoco, e che comporterà, come nemesi, la
determinazione del suo destino: la “purificazione del fuoco”, forma sessuale
che la fa ascendere col fallo dell’Arcangelo Gabriele e, fiamma effettiva, che
purificherà il suo corpo che ha peccato con la “calata della corda” discendendo
verso il fallo dell’alfiere Mendoza. Ben si vede come un semplice problema di
affinità(in questo caso, la relazione non ha durata gratificante) o di
convenienza(che è un modo di intendere l’attrazione tra certe persone) faccia
commutare una vergine in un diavolo tentatore e un alfiere disonesto in un
arcangelo che, per virtù di cose, ha scelte senza affetto, come direbbe la
psicosociologia moderna, e perciò ha relazioni ispirate da impulsi o criteri di
ordine strumentale(l’erezione momentanea, senza durata, del fallo).
da Dago, di Robin Wood e Salinas-Gomez, in “Lanciostory” n. 48- 1998 |
I giochi sessuali, scrive Eric Berne
in Fare l’amore(trad.it. Milano 1971), sono “esercizi di attrazione sessuale, e
corrispondono ai modi di sfruttare gli organi sessuali e gli orgasmi.(…)Il gioco
della ‘Violenza Carnale’ è praticato più spesso da donne. Il tranello è un
atteggiamento seduttivo, e il tornaconto è un desiderio sessuale o di potenza”.
Come tutti i giochi, dice Berne, ha tre gradi di intensità e può anche essere
giocato da uomini. Le varianti moderne vanno da “Mi hai strappato dal mio
lavoro” a “Mi hai rovinato”, da “Lo feci solo perché ero ubriaco” a “perché mi
hai detto che ti eri dimenticato di prendere la pillola?”. Nel caso di Mendoza,
la frase-pentimento potrebbe essere stata “Lo feci solo perché hai creduto
veramente che fossi l’Arcangelo Gabriele” oppure “Perché non mi dicesti che eri
un diavolo tentatore?”. Comunque, la forma più interessante di “Violenza
carnale” si chiama “Mi spiace”. Berne assicura, e ha ragione, che è una delle
più tragiche. Funziona così.
Mendoza dice a Maria del Rosario: “Se
ti fai toccare dallo scettro dell’arcangelo, meriterai il Paradiso”. Così,
Maria del Rosario non solo si fa toccare
dallo scettro ma lo prende in mano. Allora Mendoza aggiunge: “Se fai in modo
che lo scettro dell’arcangelo si ingrandisca ancor di più, salirai alla
Gloria”. Maria del Rosario non solo lo masturba ma lo prende in bocca. Allora
Mendoza dice: “Se accogli l’arcangelo nella Città Celeste, tu avrai la Letizia
eterna se non il sommo Gaudio”. Così, Maria del Rosario accoglie l’Arcangelo.
Quando, poi, gli chiede di avere ancora almeno un po’ di Letizia eterna, il
signor Mendoza le risponde: ”Mi spiace, ho cambiato idea”, e lascia Maria del
Rosario in difficoltà, senza paradiso, senza gloria e senza letizia. Viceversa,
nel caso di Lusmie, il tornaconto funziona così.
Il prete: “Se ti fai toccare, ti do
tot lire”. Lusmie si fa toccare.
“Se ti fai toccare lì, aggiungo tot
lire”. Lusmie si fa toccare lì.
“Se ti fai fare così, ti do un altro
tot lire”. Lusmie si fa fare così.
“Se t fai fare cosà, aggiungo un
altro tot lire”, Lusmie si fa fare cosà.
Intanto, la dissolutezza che è più
complicata dell’accensione perché ha più durata, si fa strada nel Bambino del prete e, apparentemente, nel
Bambino di Lusmie. La voce del
Genitore corrotto spiega come la lussuria sia eccitante: ”Di più! Ancora! Ti ho
toccato qui. Ti toccherò e godrò di più”. Il Bambino: “Certo, sto godendo. Dio, come sto godendo!”. Poi, dirà:
“Credo che stia godendo”. In seguito: “Davvero sto godendo?” Fino a quando, sibillino,
concluderà: ”Non mi sto scialando per niente. Tanto più che ho scialacquato
tutti i risparmi”. Così, il prete si pente e, invece di pigliarsela col Genitore corrotto si scaglia contro
Lusmie, che è il diavolo tentatore, il cui Bambino
programmato a sua volta dal Genitore
corrotto, ha venduto al Bambino del
prete il piacere dell’erezione per dissolutezza. Il che, nonostante tutto,
sembra che sia sempre più eccitante della virtù. Anche perché l’Adulto[iii] del
prete, che è programma di specchiata ed esemplare probità, trova così la
risoluzione al tranello dei sensi: fu, sì, poco prudente e intemperante ma in
virtù della carità.
Nella relazione sessuale di rapina,
la transazione tra le 3 persone che ciascuno di noi porta con sé nella propria
testa è obliqua: il G-A-B di Maria del Rosario si “accende” nel cerchio del
Bambino che “ammira” il Genitore di Mendoza che seduce lo sprovveduto Bambino
di Maria facendosi credere l’Arcangelo. Naturalmente, l’inganno, per riuscire,
è necessario che l’Adulto in Maria sia a livelli insufficienti di esperienza
socioculturale o appaia, in quel momento, disposto ad essere dolce di sale. E’
evidente che il Genitore di Mendoza, per essere un vendifrottole o un
gabbamondo, deve programmare il Bambino. Facendo così, evita all’Adulto la
possibilità di intervenire per salvaguardare la moralità e la dignità del
guerriero, e spinge il Bambino all’azione della fregatura. Il Genitore, che
dovrebbe dire a Maria del Rosario come comportarsi, tace. L’Adulto, che
dovrebbe darle una grammatica per codificare e decodificare il mondo, ha
programmato il suo Bambino sul candore degli angeli e degli spiriti celesti.
Così, la boccalona è pronta a commutare in oggetto angelico, o quantomeno
celeste, ogni corbelleria, stronzata, fanfaluca, patacca o vaccata.
Lo stesso stato di “torpore
paradigmatico” del G-A-B interessa la fanciulla Samanta[iv],
che subisce, nell’autunno del 1995, una violenza carnale attivata da una
“disfunzione semantica” nella struttura della comunicazione. Cosa succede
quando c’è una “disfunzione semantica” che la parte non autonoma dell’Adulto
non riesce a percepire in tempo reale? La comunicazione, tra emittente e
ricevente, crea un campo di illusione in cui i mezzi di espressione di
trasmissione del messaggio hanno, chi più chi meno, una funzione “deviante”.
Sguardi, parole, incontri, lettere, interazioni telefoniche, con ogni loro
carenza e con ogni loro possibile ridondanza, traducono un inesprimibile, una ineffabilità,
che non esistono che nello stato di confusione fantasmatica del ricevente,
ossia il soggetto più giovane, più ingenuo, più deformabile, più incompleto
nella situazione relazionale in cui si trovano i partner. La “confusione
fantasmatica”, che, correlata e correlabile con il “torpore paradigmatico”, è
sempre presente nei casi delle relazioni gerarchiche distorte: Maria del
Rosario è in subordine nella situazione relazionale con Mendoza; la fanciulla
utente del 144 è in subordine nella situazione relazionale con il partner
sconosciuto, mai visto, prescelto. Ognuno di questi destinatari del “torpore
paradigmatico” può godere così di un “effetto-prestigio” ingrandito sia dalle
distorsioni psicologiche che affettive. Le fanciulle ricevono messaggi
profondamente falsi e illusori, le informazioni del rapinatore sessuale sono
sempre e comunque discordanti, il tempo della situazione relazionale e
l’assetto dello stato dell’Adulto e del Bambino non permettono al ricevente di
decodificare la gravità alterata e tendenzialmente deviante della condotta
informativa del rapinatore sessuale subdolo. D’altra parte, tra la scoperta
babbaloccheria del giochino degli angioletti, che proprio di questi tempi una
rivista Disney propina alle bambine, e gli arruffamatasse telefonici che, poi,
guarda un po’, possono incantare come l’Arcangelo Gabriele del baldo alfiere
Mendoza, lo scarto operativo sembra propendere per la seconda soluzione, anche
perché gli angioletti delle carte non parlano e non hanno voce, l’adescatore
telefonico parla, ha una voce, risponde alle domande, non ti fa perdere tempo a
staccare le carte dall’anta di copertina del giornalino, ti prende nella rete
e, a poco a poco, ti fa vedere la luna nel pozzo, altro che l’”angioletto
Nuvolino, batte forte il cuoricino”!
La violenza carnale dell’angioletto 144 ha
questo copione.
“Sono
l’angioletto che tu hai scelto”.
“Wuao!”
“Bella
bambina, di’ tutto al tuo angioletto”.
“Bla
bla bla”
“Non te
la prendere. Bla bla bla”
“Come
mi capisci! Chissà come sei grande e bello!”
“Vuoi
vedermi bella bambina? Scenderò dal Cielo proprio per te. Dove abiti?”
Qui, l’angioletto 144 sta compiendo una sorta di transustanziazione alla “Violenza Carnale” di 2° grado, in attesa del colpo di
scena.
La fanciulla, nel cerchio del
Genitore, se ne avvede, dice: “Sulle ginocchia mi tiene solo mio padre”. Il
compenso per l’angioletto, chiudendo la relazione a questo punto, sarebbe la
depressione nella variante del gioco “Prendetemi a calci”. Cosa molto pesante
per un angioletto che si è incarnato e che, allora, passa al grado zero della
“Violenza Carnale”, così ‘sta finta Cappuccetto Rosso la smetterà di giocare
alla “Violenza Carnale” simbolica per dimostrare, nel suo album esistenziale,
che gli uomini non valgono niente. Glielo do io il compenso del gioco, la
figurina per la raccolta dei punti! Vuole un “Buono a Nulla” per il suo Album
Personale? Le do il Jolly che le completa la raccolta e le fa vincere il premio
del concorso a cui sta partecipando “Gli uomini, che canaglie!”.
Così, la fanciullina del 1995 che
gioca a “Violenza Carnale” e ne subisce, ahimè, le conseguenze drammatiche
brucia il suo Album dei Buoni a Nulla, perché è caduta nella rete(telefonica, in questo caso); la sedicenne del
1539, che gioca lo stesso gioco e ne subisce le stesse drammatiche conclusioni,
viene bruciata perché ha calato la corda.
Sembra così che la tecnologia in qualche modo e a qualcosa serva, a spegnere il
fuoco e a coltivare, conseguentemente, un campo di relazioni impossibili(anche
perché la raccolta dei Buoni a Nulla è stata ultimata in un modo per niente
ludico).
L’angioletto 144, come l’alfiere
Mendoza, appartiene alla schiera degli “stupratori bidonisti”, pecca in
atrocità sessuale perché, spacciando moneta falsa al G-A-B non sviluppato di
una bambina, non può ritenere nessuna forma di godimento. Quando il G-A-B non è
formato, non ha una struttura capace dell’autonomia psicomentale di una donna
pur nelle sue individuali connessioni. Lo stupratore bidonista come pensa di
aver fottuto, al 1° grado, lo stato dell’io Bambino se questo stato nella
psiche della ragazzina è ancora allo stato di matricola? Come pensa di aver
goduto, al 2° grado, lo stato dell’io Adulto se questo stato, nella psiche
della fanciulla, è ancora allo stato di apprendista? Come pensa di aver
intrappolato, al 3° grado, lo stato dell’io Genitore se questo stato è, nella
bambina, ancora al grado di cocco di mamma?
La violenza è oltremodo anche etica
perché sconnette la sequenza temporale della crescita e dell’apprendimento.
D’altronde, una società è violenta quando, all’interno di essa, la differenza
stilistica dei ruoli è corrotta da ruffiani, leccapiedi, leccaculo e
lustrascarpe che sviolinano, dalla mattina alla sera, nelle infrastrutture e
nelle sovrastrutture della cultura burocratica di massa. Il consociativismo ha
dentro tutte le insidie degli adulatori e dei lisciapelo di massa: la sua virtù
sta nella blandizie e nell’inculata
trasmessa dei suoi banditori, che comunicano, programmano, intervistano,
commentano, presentano, saltimbancano, menestrellano, spettacolizzano il bla
bla infinito della chiacchiera-vento. Chi cade nel pozzo della trasgressione
non più simbolica non ha mai niente a che fare con la società dello spettacolo
e della comunicazione, ovvero con le sue fonti e i suoi agenti di potere. E’ una curiosità allarmante il fatto che nel 1545-63 il Concilio Tridentino vietò la
rappresentazione sempre più frequente e popolare dell’Arcangelo Gabriele che si
dava all’inseguimento dell’unicorno. Inquietante è comprendere l’operazione
ambigua di Mendoza che, sotto le mentite spoglie dell’angelo annunciatore(che
doveva essere il cacciatore dell’unicorno che attenta alla verginità), attenta
alla verginità di Maria del Rosario! Ne scaturisce il gioco sessuale de “La
Vergine e l’Unicorno” che, nella psicologia transazionale di Eric Berne,
potrebbe avere questo copione, a seconda dei partner.
Tornaconto di Mendoza:
penetrare
il corpo di Maria del Rosario.
Ô
Demone in Maria del Rosario:
stimoli
e impulsi nel suo Bambino che
sembra
che combattano l’apparato del
proprio
copione biografico ma che in
realtà
lo rinforzano. Così la voce sussurrante
del Genitore che spinge il Bambino a
un
comportamento non adattativo
e
impulsivo e perciò deviante
Ô
“Salve
Maria, sono l’Arcangelo Gabriele”
“Dio
mio! E non dovrò per questo sacrificarmi
per
prendere l’unicorno?”
“No, ho
cacciato io e sconfitto l’unicorno”
“Dio
mio! Sarà mai possibile vedere come è fatto?”
“E’ in
un luogo nascosto. E’ possibile vederlo a notte fonda”
“Dio
mio, come vorrei vederlo!
Come
potrei fare se la regola non dona licenza
per
uscire dal monastero?”
“Oh, se
è per questo, a te, che sei prescelta, è permesso.
Per
questo sono qui ad annunciartelo e a far sì che tu possa
constatare
la potenza e la ricchezza favolosa dell’animale”
----QUADRI E SCENE----------------------------
1.CALATA
DELLA CORDA
2.DISCESA
DELLA VERGINE
3.INCONTRO
CON L’ARCANGELO
E
INCAMMINAMENTO VERSO IL LUOGO
IN CUI
E’ CUSTODITO L’UNICORNO
4.GODIMENTO
VISIVO prima
e, poi,
MULTISENSORIALE DELLA POTENZA
DELL’UNICORNO
5.
ARCANGELO GABRIELE penetra
Il
corpo di MARIA del ROSARIO
------------------------------------------------------
Tesi: Maria del Rosario è una ragazza
carina
ma lascia che siano gli altri a
codificarle la realtà.
E’ curiosa, e pensa spesso al
Paradiso.
Dopo aver salutato, si chiede sempre
chi è
quell’Angelo. Cosa annuncia di così
eccezionale.
Diagnosi clinica: reazione
cronico-depressiva
Scambi dei ruoli:
in Mendoza, da annunciatore(Genitore Affettivo)
a penetratore(Bambino
Dissoluto)
in Maria del Rosario, da Bambino
Servizievole
a vittima
Insegnamento parentale
:
“Sii una Vergine servizievole”
Ingiunzione parentale:
“Non devi tentare gli uomini,
altrimenti
brucerai nella passione”
Slogan dell’infanzia:
“Fai il tuo dovere e non lamentarti”
Posizione:
“Io sono non-OK perché mi lamento”
Copione:
“Brucerai”
Buoni premio:
depressioni
Tornaconto finale:
suicidio, morte per rogo
Epitaffi:
“Era una vergine troppo curiosa”
“Era troppo servizievole”
“Usciva la sera tardi”
“La vergine che ha calato la corda”
Antitesi:
smettere di essere una graziosa
vergine troppo curiosa
La pagina di Cosenza.La calata della corda, in: Giulio Palange, La regina dai tre seni, Rubbettino 1994 |
La corda annodata65
La “corda annodata” che, come corredo
della vestizione, viene data a chi fa professione nella chiesa, è chiamata dai
Greci Komboskoinion: kombos è nodo; skoinion, corda. Per non parlare del fatto che
l’antico nome slavo era vervitsa(corda)
o lestovska(scala). Insomma turba non
poco la correlazione tra la “calata della corda” di Maria del Rosario e la
“corda annodata”, che è il rosario. Il calarsi dal monastero, questo discendere
verso la tentazione, e il risalire al monastero, questo salire dopo aver peccato
fa pensare in qualche modo alla formula di recitazione del rosario. C’è un
interrogativo irriguardoso e malandrino: la corda, come simbolo del rosario,
che porta al peccato della lussuria era una catena con 60 nodi(come 60 sono i
grani del rosario cattolico)? O nella simbologia del numero 60 si può
ipotizzare la particolare esperienza mistica di Maria del Rosario che, dopo
aver percorso i 60 nodi della corda, avrebbe goduto un altro particolare stato
psichico(quello dell’orgasmo) dopo 6 cicli di 60 colpi o sarebbero bastati solo
60 colpi per farla ascendere in Paradiso? Anche se, è da dire, il giusto ritmo
di una prima interazione sessuale è difficile che abbia la regolarità di un
tempo o di un respiro soggetto a un determinato, controllato, ciclo. D’altronde,
la fame arretrata di Mendoza e l’inesperienza di Maria del Rosario non
potrebbero che far congetturare una
rapida successione di movimenti.
[i] M=4x6=24
A=1x5= 5
R=2x4= 8
I=1x3= 3
A=1x2= 2
D=4x1= 4
E=5x9=45
L=3x8=24
R=2x7=14
O=7x6=42
S=3x5=15
A=1x4= 4
R=2x3= 6
I=1x2= 2
O=7x1= 7
Totale 203
S=3x7=21
E=5x6=30
R=2x5=10
S=3x4=12
A=1x3= 3
L=3x2= 6
E=5x1= 5
Totale 87
Ossia: 203 + 87 = 2+0+3+8+7=20=2+0= 2 .
[ii]
Cfr. Lusmie
Malacoda l’arcidiavolo del prete, in: V.S.Gaudio, Druuna e il culo di Gnesa.Storie falliche e amorose indagini con un
test, © 2004.
Fruibile online
su “il Cobold”.
[iii]
Il G-A-B, nell’analisi
transazionale, è così composto:
GENITORE è uno
stato dell’io preso a prestito da una figura parentale. Ha una funzione diretta
o può essere esibito come comportamento parentale. Rappresenta qualcuno che
dice al soggetto che cosa dovrebbe fare, come deve comportarsi, se è buono o
quanto è cattivo.
ADULTO è uno
stato dell’io che analizza i dati del reale e valuta le probabilità in modo
obiettivo e autonomo, L’Adulto dice quando si deve “calare la corda”, e se si
deve farlo, e se lo si fa quali possono essere le conseguenze.
BAMBINO è uno
stato dell’io arcaico. Quello Adattato,
dice Berne, segue le direttive parentali. Quello Naturale è autonomo. In effetti, Maria del Rosario segue, come Bambino Adattato, i modelli che
compongono l’equipaggiamento voluto dal suo genitore, inteso non come stato
dell’io ma come padre. Indica, questo cerchio, il ragazzino o la bambina che
ognuno si porta dentro. E’ la parte creativa, spontanea, intelligente e
affettuosa dell’io.
[iv]
Una bambina undicenne, nel luglio del 1995, chiama un 144 pubblicizzato in Tv.
Dice di avere vent’anni e di chiamarsi Samanta. Descrive le caratteristiche personali
e indica le proprie preferenze. La centralinista del 144 la richiama qualche
giorno dopo e le fa sentire telefonate di alcuni uomini che descrivono se
stessi. Viene scelto M.R., che ha trent’anni ed è dipendente di una ditta che
fabbrica macchine per lamiere, è sposato e ha un bambino di cinque mesi. La
bambina, sedicente ventenne, autorizza la società di gestione del 144 a dare il
suo numero telefonico allo sconosciuto. Saltato un appuntamento per spavento,
M.R. fa delle ricerche e riesce a trovare l’indirizzo della piccola. Per farla
breve, la bambina viene stuprata e il fattaccio viene alla luce in dicembre,
quando tra Samanta e la madre scoppia una discussione per una bolletta Telecom
di due milioni di lire. Particolare inquietante: se l’età del bambino
dell’angioletto 144 è relativa al mese di dicembre, quando la storia prende
avvio, a luglio, la moglie dell’angioletto 144 sta per partorire o ha appena
partorito.
Bibliografia
essenziale
Cronaca:
Gioca con il 144
e finisce violentata, in “Corriere
della Sera”, 14 dicembre 1995
Il 144 fa
un’altra vittima, in “Il Giornale”,
14 dicembre 1995
▪Eric
Berne, Fare l’amore, trad.it.
Bompiani, Milano 1971
▪Dorothea
M.Deed, La spada dello spirito, in “Conoscenza Religiosa” n.4, La Nuova
Italia, Firenze 1974
▪Gilbert
Durand, Le strutture antropologiche
dell’immaginario, trad.it. Dedalo Libri, Bari 1972
│In memoria della Biblioteca Civica di Cosenza |
▪Michel
Foucault, L’uso dei piaceri, trad.it.
Feltrinelli, Milano 1984
▪Giulio
Palange, La Regina dai tre seni.Guida
alla Calabria magica e leggendaria, Rubbettino editore, Soveria Mannelli 1994
!Da: V.S.Gaudio│ DRUUNA E IL CULO DI GNESA│
Storie
falliche e amorose indagini con un test│©
2004