Racconta Cesare Lombroso: in Calabria “La scarsezza delle fontane in alcuni paesi è tale che la soppressione di una fonte può indurre a serii pericoli un intero paese; e questa non è ultima causa della poca nettezza personale, alla quale,per una singolare coincidenza, s’associa sempre anche quella dei costumi”(Cesare Lombroso, In Calabria(1862-1897), ristampa anastatica Arnaldo Forni editore, Bologna 1988); adesso, col liquido azzurrino che mescolano all’acqua, i Calabresi fanno cose eccezionali, eccellenti corridori, abilissimi alla caccia hanno animo fiero, anzi feroce, e tengono la vendetta dovere, non illecito l’omicidio, e il furto domestico, almeno di capre, eppure pazienti, ostinati, e allo stesso tempo fantastici ed immaginosi, sono insofferenti a ogni dominio domestico o d’ogni politica tirannica, tanto che ormai hanno tutti la “fisionomia degli Albanesi, statura elevata, contorno della testa più alto che largo; direzione della mascella orizzontale, naso diritto,occhi piccoli, temperamento linfatico-muscolare” (Lombroso, op.cit.: pag.40): “frugalissimi costoro quanto laboriosi, vivono di castagne, fave, miglio, latte, granone bollito ed arrostito, di carne di capra o di selvaggina; molti sono pastori e guadagnano circa 15 soldi il giorno e 10 la moglie”; i restanti sono forestali; tutti laureati col massimo dei voti ; ognuno , ammesso che non sia nel frattempo emigrato in Sicilia o in Romagna prima e in Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Friuli (per tacere dell’emigrato in America del sud, del nord, in Germania, in Svizzera, in Belgio, in Francia, ecc.) dopo, ha , per un avanzo della Borbonica intolleranza, prebende statali per pensioni, stipendi, salari pregressi ed è perciò sempre sul ciglio di fare qualcosa di eccezionale, dove cazzo si trova trova(in Calabria o nel Resto del Mondo).