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la foto è tratta da ilfattoquotidiano.it
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DIVERTIMENTO
IN CATALOGNA
Segretario – Vostra eccellenza mi perdoni, ma io pensavo …
Vicerè – pensavate! Ma davvero? (…)
Avanti, raccontate: ma dal principio, con
ordine.
(…)
Segretario
– E allora contento voi, contenti tutti.
Canonico - Dite benissimo: contenti tutti;
ché non immaginate nemmeno
che divertimento sta per cominciare.
Cfr. in Recitazione
della controversia liparitana
dedicata
ad A. D. di Leonardo Sciascia.
1.
Le vicende politiche in Catalogna hanno riportato alla mia memoria una lunga
chiacchierata con Leonardo Sciascia, che proprio della storica regione iberica
ricca di fasti, era ammiratore, direi cultore. Ricordo che il tema da cui ho
ricavato una vera e propria lectio grazie alle parole dello scrittore, era stato
involontariamente stimolato da un mio riferimento al cognome di uno dei generi
del maestro, Nino Catalano, che in quegli anni lavorava a Catania.
Spontaneamente, si parlava di cognomi e loro origini, venivamo in auto da
Palermo per andare nel ragusano, dove lui aveva accettato di incontrare amici e
ammiratori. Non era ancora lo Sciascia di “Ore
di Spagna”, ma nel mio ricordo di quella volta il
caro “Zio Leonardo” di “un’ora di Catalogna e catalani”.
Mi chiedo cosa avrebbe detto e scritto il più acuto
moralista del Secondo Novecento se fosse stato in vita in questi giorni in cui
la Catalogna è al centro delle attenzioni e dei commenti in tutto il mondo di
politologi, costituzionalisti e opinionisti di libera espressione. Me lo chiedo
alla luce del caro ricordo del Maestro, in particolare e di quella lunga sua
chiacchierata (lui così misurato negli eloqui) sulla storia della civiltà
catalana nel tempo. Chissà. La saggezza e il professare la razionalità che ne
segnò vita e opera e che lo contraddistinse, appartenne solo a lui, e ogni
interpretazione in sua assenza sarebbe esibizionismo, abuso e non senso.
Mi viene spontaneo questo
concetto insieme ad altre valutazioni oggi, nel meditare su quanto giunge dalle
informazioni continue e contraddittorie sulla dichiarazione di indipendenza
pronunciata da una debole maggioranza parlamentare regionale catalana,
bilanciata da una forte presenza popolare sulle piazze e fieramente minacciata
dalla legalità costituzionale nazionale della Spagna. Ma mi lascia perplessità
anche la storia del “capo”, del Masaniello di Catalogna dei nostri giorni.
2. Si era immaginata
una Europa dei Popoli, ma l’immaginazione prende mossa da un emisfero del
cervello umano, l’altro è sede della fantasia. E ci sarà qualche ragione per
giudicare la immaginazione una sottomarca della fantasia. La pia madre custodisce
entrambi gli emisferi in unico involucro, ma non sono un esperto della materia
e non conosco l’anatomia umana. Meglio cambiare registro e buttarla sul
politichese, si rischia di meno. Prova ne sia il modello populista d’un Matteo
Salvini, che quanto a esito ed effetti di certe sue generose affermazioni
populiste, per lo meno produce uno spostamento d’aria tra l’esplosione di
grosso petardo e l’aura di esiti da laboratorio intestinale. Dipende dalla
oscillazione del senso dell’odorato e dell’udito di chi viene raggiunto dallo
“spostamento d’aria” che l’alzata d’ingegno di qualcuno e la conseguente
usta produce di volta in volta.
3. Ma, tornando in
Spagna, come conciliare la logica e le consapevolezze dell’erudito di provincia
con l’alzata d’ingegno di chi dall’Italia azzarda sentenze trascurando il detto
popolare che ammonisce: Quanto
sa e conosce un pazzo in casa propria non potrà mai sapere e conoscere un savio
in casa altrui? E proprio per il caso spagnolo di
una regione che si vuole emancipare dallo Stato, il proverbio calza a fagiolo,
come si suole dire. Infatti, le cronache e i commenti fanno notare che la
istanza del popolo catalano (ma è veramente istanza del popolo?) che chiede e
proclama la indipendenza dalla madre patria Spagna, non riscuote alcuna
simpatia, non solo in Europa, ma nemmeno presso Zio Sam! E allora? Dove andrà
la Catalogna di domani? A quale gioco si sta esponendo? Fatti loro, uno dice, e
chiude l’uscio di casa per andare a rilassarsi in poltrona se non è già momento
di andare a letto per una dormita restauratrice, in beffa e barba del detto che
ammonisce sul sonno generatore di mostri. Anche se, per fortuna in quest’ultima
accezione si tratterebbe del “Sonno della ragione”.
4. Il riposo piace a tutti e fa bene. Specialmente in
tempi di fretta e di confusione. D’altronde, quale medico ha ordinato a un
cittadino italiano qualsiasi di giudicare i fatti di Catalogna e le reazioni
legali o meno legali della Spagna-Stato-Nazione di cui la Catalogna è stata
regione geografica e politica ? Ed ecco la risposta impertinente e pretestuosa
dell’istintivo, del libertario che si chiede perché i volatili possono
spostarsi da una regione a un’altra, da uno Stato a un altro, addirittura da un
continente a un altro, come fanno le gru per due volte all’anno, e l’uomo, re
dell’universo, deve ingabbiarsi in nome di contratti sociali e altre menate di
divieti regole di comunità e adeguarsi a regolamenti, leggi, costituzioni,
partiti, mafie, etc.?(Nozze,tribunali ed are, proclamava Foscolo). Follie primaverili quelle di
tirare a confronto la libertà degli uccelli, istinti barbari. Specialmente nei
giorni in cui internet permette evasioni e solitudini (Evviva l’ossimoro esistenziale!)di un genere
mai prima visto.
Una fulminea riflessione, e ci si ritrova in arcione:
basterà capire che quanto a utopie non c’è stato mai limite e il ricorrere al
disperato grido leopardiano: Perché
non rendi poi quel che prometti allor, perché di tanto inganni i figli
tuoi? potrebbe indurre al sorriso di
compatimento quanti avevano, con semplicità di retorica politica, predicato,
quella volta, il falso dogma di una Europa dei popoli (e non dei Poteri). Consapevoli,
proprio gli stessi predicatori, di spararla grossa. In Italia, quella volta
Masaniello, se non avesse abbandonato il mestiere di venditore di pesce fresco,
non avrebbe scelto di morire ammazzato per mano dello stesso popolo che aveva
sobillato per poi non essere in condizione di mantenere le promesse.
5. Beati quanti
italiani, in materia di Catalogna e Spagna in questa stagione di indipendenze e
di Masanielli indigeni in sedicesimo, riescono ad accontentarsi di ammettere
d’aver capito che non c’è nulla da capire. Saggezza vuole che la storia ci
venga incontro per scoraggiare ogni pessimismo. Siamo al punto più basso della
ruota? Ebbene? La medesima condizione l’avevano vissuta i contemporanei di
Nicolò Tommaseo, un paio di secolo or sono, quando questi, con spontaneità da
pensatore e da filologo, scriveva con ottimismo: “Il punto più basso della ruota l’abbiam varcato,
adesso si comincia a risalire (…)”.
Possiamo persino scommettere:
è un momento d’aria infetta. Un tributo allo “stato di globalizzazione” del
cattivo odore. Pare sia un masaniello l’agitatore di Catalogna, e il
popolo è come l’acqua dentro la pentola piena, quando sollecitata dal fuoco
entra in ebollizione, e tracimando dai bordi della pentola finisce per spegnere
la fiamma che l’aveva fatto entrare in ebollizione. Quella volta a Portici,
l’altra volta a Piazzale Loreto … A far caso alla storia viene a mancare persino
la voglia di prendersela con i Masaniello di Spagna o con i Salvini d’Italia,
essi (loro) sono indispensabili per portare all’ebollizione le pentole, nei
momenti di stanca e “punto basso della ruota” il resto poi segue
automaticamente per legge di natura (o convinzione della buona anima del Vico).
O per consuetudine, per confermare che l’uomo è immortale nel ripetersi, ora da
burattino, ora da burattinaio, ora mostro senza testa, ora in funzione di chi
presta la testa a chi non ce l’ha. E sarà lecito concludere con il Canonico
della Recitazione di Sciascia: “… non immaginate
nemmeno che divertimento sta per cominciare”.
mario grasso