LA SPAGHETTATA DELL’UNESCO
(al sugo di Barcellona)
Occorre essere davvero schiffaràti come è capitato a
me, per trovarsi alle 10 45 a fruire della trasmissione RAI condotta da Michele
Mirabella, che è mio amico e anche sodale di altri tempi di interessi e studi
filologici professati. Schiffaràti per dire in siciliano privi di cose da fare.
Ma capita pure che certe notizie uno non le coglierebbe mai senza la fortuita
coincidenza di una pausa fuori consuetudine. Quella mia dunque la considero una
occasione che ha arricchito le mie conoscenze in materia edula e di
“protezione”. Ho appreso infatti, un minuto prima che Michele Mirabella desse
la parola al medico specialista in “mal di schiena”, che gli spaghetti alla
matriciana sono patrimonio dell’Umanità. Aggiungo subito, per
esibizione di deformazione professionale e in omaggio ai pivelli del buongusto,
che l’aggettivo matriciana è aferesi
di amatriciana, che deriva dal
riferimento diretto alla città laziale di Amatrice.
Consapevole
dell’effetto-aperitivo che potrebbe produrre sul lettore questa mia più che
peregrina divagazione culinaria, cercherò di tagliar corto per confessare
subito il mio stupore nell’apprendere la sontuosa notizia. Certo in questo
momento mi trovo con l’acquolina del desiderio d’amatriciana in bocca, memoria romantica di pregresse
occasioni con comitive di cari amici, ora divenuti “Grandi ombre”. Particolare
che dico per attutire la tentazione di ordinare una matriciana per il pranzo di oggi a Nives che essendo friulana d’Oc
potrebbe chiedere: perché non una teglia di polenta
e fricco?
Ed ecco la tentazione e
l’altra parte peregrina di questa mia divagazione edulo-culinaria. Mi sto
chiedendo infatti, da siciliano antico, se anche la pasta con le sarde,
altrimenti nota come pasta alla palermitana, fa parte delle
pietanze privilegiate dall’UNESCO. Ma non solo, poiché da tanti anni della mia
vita continuo ad abitare per i due mesi estivi, a Monteaperta di Taipana
sulle colline orientali del Friuli, aggiungo alla pretesa della curiosità se
sia o non sia già patrimonio dell’Umanità la polenta con il fricco (o
frico).
Che bello però nei giorni in
cui il governo spagnolo e il suo re festeggiano morti e feriti del giorno del
referendum a Barcellona, e lo festeggiano ignorando nei loro discorsi al Paese
la parte disumana da loro “ordinata” alle forze statali di polizia. senza
nemmeno citare le vittime, mi chiedo se non sia da aggiungere al patrimonio
dell’Umanità un cenno memorabile che sia da condimento alla realtà
politico-sociale-umanitaria di una Unione Europea assente alle istanza di
quell’Europa dei Popoli che non era stata programmata come Europa delle
Nazioni.
Avrò gustato l’acquolina in
bocca e sconcertato i lettori di Ebdomadario, ai quali chiedo scuse per il
deragliamento della divagazione partita su motivi eduli e finita in Catalogna.
Ma uno a volte, tra l’emozione e l’acquolina in bocca, non può rinunciare allo
sfogo pensando a quell’altro patrimonio dell’Umanità che è la democrazia in
concorrenza, o forse meglio, alleata del buon gusto e del quieto vivere umano.
REPORTATGE
Félicien Rops, Pornokrates 1878 |
Encadenado a la puta
‘U porcu c’assicutava ‘na criata
(com el que apareix a la fotografia)
Afirma:
“Em sento buido,
més infeliç que mai.
A mi ningù em van dir que
treballaria amb una puta a Barcelona”
Desvela
que la criata es invisible
par a les autoritats estatals
autonòmiques i locals.
¿Va dir la veritat?
da: V.S.Gaudio ▬ Divagazione ziffianasulla poesia di Mario Grasso│ il cobold