V.S. Gaudio, La menzogna metonimica di Raboni, pagina del titolo |
GIOVANNI RABONI
(Milano, 1932; vive ivi)
Titoli: Cadenza d’inganno, Milano 1975; Il
più freddo anno di grazia, Genova 1978; Canzonette
mortali, Milano 1986.
Motivi
1. Perché è il
Capo-Famiglia Raboni, che, negli anni settanta e ottanta, secondo Vassalli, ma
non solo, “gestisce la casa editrice Guanda con l’annessa e adiacente Società
di Poesia a responsabilità limitata; arriva alla casa editrice Mondadori;
spadroneggia al Premio Viareggio, che il Raboni assegna, ad anni alterni, alle
Donne sue conviventi ed ai poti suoi soci; copre una fascia di stampa che va
dai rotocalchi settimanali dove il poeta Raboni di tanto in tanto è chiamato a
tenere lezioni di varia umanità(L’Espresso, Annabella, Stop) ai quotidiani dove
scrivono Lui medesimo, le sue Donne, i suoi Soci, i suoi Consiliori e i suoi
Picciotti”[i].
2. Perché, da coscienza infelice, sta pubblicizzando
troppo l’”esercizio introspettivo”[ii].
3.
“L’amico dalla grossa
barba, Nicola(o Fabrizio),
dai timidi occhiali
con letizia solleva
un pesce per la coda”[iii]
glielo sbatte in faccia
o in testa
mentre passano “la bicicletta e i cani di Lev Nikolaevic”:
il pesce, che “ha uno spazio semico che apre e chiude lo spazio ermeneutico”[iv], raggiunge la
conclusione del significato quando
Nicola( o Fabrizio, o chi per loro)esegue l’atto gratuito rendendo operativa la
funzione e preparando lo stato finale della separazione. Naturalmente, l’amico
dalla grossa barba, andrà collocato tra gli indiziati della casella (4) nello
schema dei problemi per l’Assassino deputato.
L’assassinio dell’Arkade
Raboni potrebbe avvenire nel “più freddo anno di grazia”, quindi va da sé che l’orientamento
dell’ego, seppur esperto metereologo o paziente operatore in un inverno gelido,
per depistare gli inquirenti, avverrebbe con strumenti retorici che poco
abbiano a che fare con la poesia neorealista o neoespressionista, così liscia e
banale: