Eleganti gli elefanti.


23 maggio 2018
F. disse boom alla finestra - come per spingere te, ma non ti spinse.
Ti spinse su una panchina: voleva parlare del tuo amico. Allora scopristi che avevi un amico. L'amico era P., poeta barocco e orale, ma non l'hai mai stimato. Tu le parlasti di un altro, N., che sembrava un genio, allora, ma non era nessuno. F. disse: tu sei altrettanto simpatico. Eravamo tutti nell'area di Edoardo Sanguineti, poeta: allora tutto questo sembrava grande, e poetico. Eleganti gli elefanti è il nome della festa, poetica, che si tenne al Museo dell'Attore, tra i poeti. F. aveva un paio di pantaloni di Dolce & Gabbana. Era il 30 maggio 1995. Non vedevi la volgarità poetica di tutto questo? No. Non vedevi che era un mondo piccolo, e poetico: andava da Nervi al bar di Piazza della Lepre, poetico. Non vedevi niente, tranne lei, poetica, o lei, ancora più poetica, o lui e lei, poetica e poetico, e loro, tutti poetici. 
Eri senza vita, ma avevi qualche giustificazione. Scappavi dal paese barbaro e non poetico. Non eri sano e non avevi esperienza. Allora trovasti un paese volgare e poetico, giustamente. Giustamente, lei aveva i capelli rossi, ora fa la ballerina e scrive appunti poetici su Facebook; tu pesavi 54 kg, ora non sei un insegnante, ma sei un'insegna, appesa sulle opere, non tutte poetiche. Non avevi nessuna grazia, allora: solo molta produzione di manoscritti, poetici. Ne hai fatto giustizia non poetica, dopo. Ma chi fioriva, a suo modo fioriva: naturalmente, senza perché, come ogni fioritura. Il 18 maggio avevi conosciuto Giuliano Mesa e ti sembrava grandissimo. Sanguineti ti sembrava il Sole. Tutto sembrava il Dio, allora, tutto tranne il Dio vivo. Il resto lo sai: Sanguineti andrà via di maggio, tra quindici anni, poi F. vola via, e chi l'ha vista più? Le si voltano le spalle, è andata là e sta bene: è una dizione generica, da cui non torna.