La cravatta e il nuovo governo.




- Per essere ammessi al Quirinale è necessario indossare la cravatta.

In occasione della recente crisi, un “delinquente naturale” (definito così dalla Cassazione) condannato in modo definitivo a 4 anni di reclusione per frode fiscale, falso in bilancio, appropriazione indebita, creazione di fondi neri, è salito al Colle e ha incontrato il Presidente. 
A quel “delinquente naturale” (definito così della Cassazione, repetita juvant) gli gravano sul parrucchino 7 reati estinti per prescrizione, 2 per amnistia, e 4 procedimenti penali in corso. 
Però va detto: al Quirinale indossava la cravatta.

- Miei amici cari non votano perché non ci stanno a eleggere il “meno peggio”. 

Inguaribili ottimisti. Come se esistesse il meglio.
In “Miseria e nobiltà” un giovane nobile si reca in una stamberga di poveracci e uno di loro, l’attore Enzo Turco, emozionato, rivolto a Totò gli dice “La migliore sedia per il principino!”. E il filosofo Totò: “La migliore non c’è”. 
Ecco: la migliore non c’è. 

- E il nuovo governo?  

Questo non si dichiara di sinistra. Il precedente, invece, sì.
Niente è più temibile di un nemico travestito con la tua stessa divisa.

- E il nuovo governo? g minuscola voluta.  Nasce da un’alleanz… pardon!... un contratto (parola che riecheggia un raggiro berlusconiano d’anni fa) innaturale. Non era meglio un governo tecnico, nuova legge elettorale e poi di nuovo al voto? Di questo governo si avvantaggerà soltanto Salvini che dopo la formazione della ‘squadra’ ha detto: “Ora basta parole, si passa ai fatti”.

È proprio quello che temo.

- E il nuovo governo? Volendone parlare sul breve: cose buone e cose pessime.  

• Fra le buone. La prima è sorprendente. Nessun ministro inquisito o condannato (alla data in cui scrivo: 17 giugno), ed è la prima volta dal 1994. Da 24 anni! Dovrebbe essere una cosa normale. Già, ma per un quarto di secolo in Italia non lo è stata. 
• Buona la nomina del generale Costa all’Ambiente: suoi grandi successi nella lotta alle ecomafie.
• Altre cose buone dichiarate. Interventi su prescrizione, intercettazioni, manette agli evasori, conflitti d’interessi, delocalizzazioni, vitalizi, revisione della cosiddetta Buona Scuola e della legge Fornero, reddito di cittadinanza. 
Belle cose, ma le faranno? C’è copertura finanziaria?

- E il nuovo governo? Cose cattive, pessime, buffe.

• La Flat Tax: premia seriamente i grandi capitali, finge di premiare il resto. 
• Salvini agli Interni: come nominare Dracula dirigente di un centro trasfusionale.
• Giulia Grillo, sostenitrice della non obbligatorietà dei vaccini, sta alla Sanità. Salute!
• Alla Famiglia è andato Lorenzo Fontana. È contro l’aborto, contro le unioni civili, contro trattamenti fine vita, contro le famiglie omoparentali. Insomma, plurali contrarietà. 
Io mi limito a una soltanto: sono contro i suoi genitori.
• Alla Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno che urlò tre volte “Assolto! Assolto! Assolto!” quel 2 maggio 2003, quando, invece, la Corte aveva riconosciuto Andreotti reo del «reato di partecipazione all'associazione per delinquere» (Cosa Nostra), «concretamente ravvisabile fino alla primavera 1980», reato però «estinto per prescrizione». 
Da quel triplice “Assolto!”, è nata la leggenda di un Andreotti innocente. A Giù, che te serve?
• Di Maio afferma a ogni passo “Stiamo facendo la Storia”. All’esuberante giovanotto però gli è stato consigliato di usare parole più modeste. Ha dato ascolto al suggerimento e ho appreso che d’ora in poi dirà: «Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità».

- E il nuovo governo? 

Durerà, dicono i politologi. Io non sono politologo, ma penso di no. Bum! L’ho detta.

 - Pd e Fi a braccetto per anni al governo e ora uniti all’opposizione. Li lega il destino?

Forse. Ma soprattutto il grande numero d’indagati in entrambi i partiti.
Tralasciando i condannati (a pacchi: da quelli in primo grado fino al verdetto definitivo in Cassazione), quelli con pene prescritte (… indovinate in testa a quell’elenco chi c’è?), limitando l’osservazione solo alle elezioni politiche, il Pd, con un irresistibile sprint finale, ha portato a 29 gli indagati nelle liste elettorali sorpassando il centrodestra che, nonostante un generoso quanto disperato recupero con i De Luca, non ce l’ha fatta fermandosi a 27.  
Fi e Pd contrari al giustizialismo, si batteranno per il disfattismo.

- Elezioni del 10 giugno ’18. 

Gentiloni: “Noi finiti? Notizia fortemente esagerata. Il Pd non è morto".
Vero. Poteva andargli peggio.
Si è confermato in 9 città, mantenendo Brescia grazie a un sindaco lontano da Renzi.
Ne ha perse 10 mica piccole, fra queste Terni (!), Viterbo, Catania. 
Va solo al ballottaggio nelle (ex) roccaforti rosse Siena, Massa, Imola, Pisa.
Il Pd non è morto, ma sa agonizzare alla grande.

- Elezioni del 10 giugno ’18. 

Se c’è chi esulta perché non è morto, c’è anche chi, come Di Maio, nega di aver perso.
Non sentire certi scricchiolii, significa non accorgersi di un crollo vicino.
Di Maio, pur persona molto diversa da Renzi (non gli sto facendo un complimento, ci vuole poco), credo possa provocare al M5S lo stesso disastro che ha causato Renzi al Pd. 

- Monsignor Carlo Alberto Capella, accusato di detenzione e spaccio di materiale pedopornografico, è stato rinviato a giudizio dal tribunale vaticano e sarà giudicato il 22 giugno. Si protesta innocente.

In questi giorni in Australia anche l’Arcivescovo Philip Wilson, condannato per abusi sui minori, si dichiara innocente. Preti pedofili forse innocenti, sono i bambini i veri delinquenti.

- Era difficile, ma ce l’ha fatta. Chi? La Rai. Con il programma “Pino è”. 

Lontana da quanto prometteva il titolo, secondo molti, ha toppato di brutto. 
Dai giornali: “Cantanti pessimi”, “Repertorio devastato”, “Regia goffa”. “Cattivo gusto”.
Pino nell’aldilà, uscito di senno per la rabbia, dicono abbia intonato “Je so’ pazzo” rimarcando un noto, furibondo, verso di quella composizione.

- “Siam navi all’onde algenti, / lasciate in abbandono. / Impetuosi venti / i nostri affetti sono, / ogni diletto è scoglio. / Tutta la vita è mar”.

(Metastasio, L’Olimpiade, Atto II, Scena V)