Aurélia: la forza è qualcosa che è vicino e
presente, è più pressante e immediata del potere. Lo ha scritto Elias Canetti.
La finale, ai livelli
più bassi, più animaleschi, sarà per un verso imperniata sulla forza: una preda dovrà essere afferrata
con forza e quando durerà questa forza? E quando sarà pura forza, quale
sarà l’istante decisivo e irrevocabile? La forza
fisica della Francia vs la forza
fisica della Croazia.
VS: come nella
devozione religiosa, nelle sue sfumature, Dalic che pare abbia in tasca un
rosario, e lui è in balia della forza del dio o dei misteri gaudiosi della
madonna? Aspetta un decisivo intervento della divinità, un atto immediato della
forza divina, riconoscibile e
percettibile in un’azione straripante devastante concretizzata da Mandzukic? Si
trova dunque nelle condizioni di chi attende ordini, con il rosario in tasca,
tramite la madonna, che è dunque lei il sovrano della partita e della forza della Croazia, ammesso che non sia
la velocità l’altra variante del
rosario e dei misteri gaudiosi della schiera. Ogni velocità, Aurélia, è velocità nel raggiungere o nell’afferrare:
guardali, durante la partita, i calciatori che hanno imparato a raggiungere
dagli animali corridori e predatori, in particolare dal lupo; e dai felini
hanno imparato ad afferrare con un balzo improvviso: i loro maestri più
ammirati sono stati il leone, il leopardo e la tigre.
Aurélia: anche gli
uccelli da preda riuniscono in sé la capacità di raggiungere e quella di afferrare.
Stasera vedremo l’uccello da preda della Francia, un uccello che ha in sé
l’archetipo del volo e il relativo schema verbale dello spirito corso? O sarà
l’uccello che vola solitario e visibile nella scacchiera croata, e colpirà a
grande distanza?
VS: La cosa più
veloce, non dimentichiamolo, è il fulmine;
l’Egitto non ha potuto raggiungere e afferrare come avrebbe potuto perché il
falco Horo, il dio del faraone egizio, non è entrato in campo nella figura di
Salah, e altri schieramenti africani non hanno schierato i leoni e i leopardi,
gli animali sacri della stirpe reale. Improvvisa dalle tenebre il fulmine è come un’epifania, come avviene
in certe composizioni di alcuni poeti epifanici catalogati da Domenico Cara nella
sua antologia dal titolo geometrico di un campo di battaglia e di calcio: Le Proporzioni Poetiche. Il fulmine raggiunge e illumina. Da questo
Dalic a un certo punto, con il suo rosario in tasca, trarrà indicazioni sul
volere della Sacra Signora del Rosario? In quale forma è apparso? In quale
punto del campo? Da dove viene? Dove va? E Deschamps, alla stessa stregua,
considererà il fulmine di Mbappé come
un comando soprannaturale? Oppure: se il
fulmine colpisce, è perché deve colpire. O per essere trasformato il fulmine in arma da fuoco, il fucile e il
cannone saranno queste le armi fulminanti per le mute da guerra della Croazia e
della Francia?
Aurélia: l’azione del raggiungere si restringe sempre in uno
spazio brevissimo e si concentra: spesso si simula indossando una maschera, un tipo di gioco, una tattica,
poi all’improvviso, in un determinato spazio tempo della battaglia e della
partita, ci sarà un mutamento di contegno, la maschera sarà gettata, allora
sarà la rapidità del processo accentuata all’estremo; metti che l’altra schiera
non s’aspetta affatto ostilità, e via fulmineamente, a cannonate o con quale
altra arma da fuoco fulminea, sarà abbattuta?
VS: Noi abbiamo
indicato le due M della Croazia, e la
M di Mbappé riuscirà la figura del 5 croata a bloccarne la sua
punizione rapida e improvvisa, il suo terrore fulmineo e fulminante? E poi
guarderemo finalmente il risultato finale del Belén*, el culo argentino
perdido, che non ho ancora visto? Llegó la final y el poeta visionò da 24
angolazioni diverse el belén y metió en belenes, e cacciò nei guai, il suo
oggetto “a”?
*Belén è l’archetipo-sostantivo
che sostanzialmente passa al meridiano del visionatore tra “caos”, “confusione”
e “presepio” ancorché non sia ,in virtù di Bel e Belen come apollo celtico,”brillante”
e “risplendente”, un oggetto televisivo dunque anche per il nome stesso del
padrone, che allittera in qualche modo anche il bretone “balan” che denomina la
ginestra dai fiori d’oro. L’isomorfismo solare gravita anche attorno ai luoghi
elevati “Ballan”, “Balan”, “Ballon”(!) e che si contraggono in “Balaon”, questo
dice Gilbert Durand, la collina di Belen. La signora del rosario o la signora
del presepio? El Belén perdido argentino. Da lustri ormai.
!Le sottolineature
colorate sono state fatte dopo la partita, che, l’abbiamo vista, ha avuto
questo esito: 4-2 per le Cul de France!
Belén? Non era proprio il caso di andare a vedere se fosse anche lei in
trasmissione ieri sul Canale che in Italia ha trasmesso la partita. Che volete
che dica? E’ il Belén perdido, non c’è
altro da dire; può darsi che per il
poeta-visionatore sia in sostanza poco patagonico,
almeno per il proprio oggetto “a”.