Sutta torinesi di Klelia Kostas, che
veniva da Baghdad, per V.S. Gaudio, che era venuto da Sibari
col treno ⁞
Un’altra volta, sempre
a Torino, Klelia Kostas,
che veniva da Baghdad, prese VS con queste parole: Hai mai osservato gli uccelli
che volano nell’aria? Ciascuna specie ha la sua impronta congenita, e così i
quadrupedi, le erbe, gli alberi, i rettili, gli insetti. L’uomo, invece, e tu
sei un uomo, no? L’uomo non ha un carattere di tal genere: non nei capelli, nel
capo, nelle orecchie, negli occhi, nella bocca, nel naso, non nelle labbra, nel
collo, nelle spalle, nel ventre, nel dorso, nelle natiche, nel petto,
nell’organo genitale, nel rapporto sessuale, non nelle mani, e né nei piedi,
nelle dita, nelle unghie, nelle gambe, nelle cosce, non nel colorito, e nemmeno
nella voce invero si manifesta un’impronta congenita. Fra gli uomini, la sola
differenza fra loro è la designazione,
quel che scaturisce dalle azioni, dal commercio, e dalla dichiarazione dei
redditi. E io, che son donna, ma anche Ugo Nespolo, che non lo è, e Carol Rama,
che viviamo di una qualche arte, sappi, VS, che ognuno di noi è un artigiano. E perciò non posso
annientare il dolore e nemmeno svincolarmi dal giogo, guardami: puoi dire che
abbia deposto il fardello? Devo darci dentro per il prossimo versamento all’Inps, mica come te che ti sei liberato
dalla sete e dagli attaccamenti umani, sei limpido come la luna, e ti sei
spogliato del desiderio dell’esistenza, e, ahi noi, hai lasciato cadere dal tuo
animo il desiderio in sé, la concupiscenza e il sibaritismo come un seme di senape che è caduto dalla punta di una
lesina!